Sentenza raggelante, attesi i ricorsi
Chieti – (Foto: i veleni di Bussi forse non esistono… li abbiamo soltanto sognati) – Inebetiti dalla sentenza in assise che nega l’avvelenamento delle acque e non individua i colpevoli del disastro ambientale a Bussi, i cittadini – che sempre meno sentono la giustizia come tale – parlano di “poteri forti”, di Bussi “paese di vittime”, di processi troppo tardivi e inefficaci. Chi tenta di ragionare (ma è difficile nel momento di sdegno e di emotività ) pensa che prima di tutto bisogna leggere le motivazioni della sentenza, e poi attendere i ricorsi. E’ atteso prima di ogni altro quello dei PM Bellelli e Mantini, quello delle 27 parti civili, quello del ministero dell’ambiente. In assise d’appello, a L’Aquila, tanti sperano di trovare un altro clima e di avere una sentenza diversa.
Infatti, secondo un ragionamento terra-terra, è assurdo che un disastro ambientale di proporzioni immense (la più grande discarica di veleni di tutta Europa) non abbia colpevoli, o che i colpevoli non possano essere individuati.
Sono le sensazioni del giorno dopo, molteplici, qualche volta disperate, altre volte più sottili se a manifestarle sono coloro che conoscono il diritto e le sue pieghe, convinti che sempre ogni sentenza sia una sorpresa. Magari stavolta è una sorpresona…
In materia ambientale, occorre riscrivere tutte le regole, e occorre allungare i tempi della prescrizione, che sono troppo contenuti. L’accertamento dei danni ambientali richiede tempi lunghi, dunque occorrono tempi di prescrizione adeguati. Tant’è vero che oggi si sta lavorando proprio sulle prescrizioni, per rendere più efficace la legge e per dar modo ai tribunali di farsi sentire.
Come sempre, si chiude il cancello dopo la fuga dei buoi. Il problema è datato, ma nessuno lo ha mai affrontato davvero.
Come non pensare che a tanti, e anche a tanti potentissimi, le prospettive di prescrizione abbiano fatto sempre comodo?
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