ATAM, cinque sotto inchiesta
L’Aquila – ATAM, storico ente teatrale che per decenni ha distribuito spettacoli sia in Abruzzo che nel Molise, al centro di un’inchiesta con ipotesi di truffa: in sostanza, richieste di soldi pubblici per restare in vita, ma senza averne diritto. O almeno così si ritiene da parte di chi indaga.
Cinque i coinvolti: Marco Fanfani (foto, oggi presidente della Fondazione Carispaq, ex assessore comunale, protagonista di spicco della vita culturale e politica aquilana dai tempi in cui era anche alto esponente del PSI craxiano); della commercialista Viviana Di Francesco, 57, del commercialista – anche lui molto noto e stimato in città – Giovanni Giannangeli, 69, di Stefano Calvisi, 48, e Monica Petrella, 44. Tutti sono coinvolti, secondo la procura, come membri del collegio sindacale ATAM.
L’ipotesi di truffa, che è naturalmente da verificare nei mesi a venire, riguarderebbe le operazioni e le documentazioni per ottenere contributi e tenere in vita l’ente, duramente colpito da tagli di sostegni pubblici. Contributi non sempre dovuti e non sempre sostenuti da documentazione adeguata.
L’ente, che ha una lunga vita e una passata prestigiosa attività culturale in Abruzzo e Molise, molto ridimensionata e ridotta negli ultimi anni, si trova attualmente in difficile situazione, oberato da debiti e messo in ginocchio da riduzioni o azzeramenti di contributi. L’inchiesta dura da molto tempo e il PM Mancini ha in questi giorni notificato agli interessati l’avviso di conclusione delle indagini.
L’ATAM – Associazione teatrale abruzzese e molisana – nei mesi scorsi aveva perso le risorse del fondo unico ministeriale per lo spettacolo, uscendo dopo quasi 40 anni dagli elenci (corposi) degli enti culturali italiani finanziati. La somma tagliata, si legge nelle cronache dei mesi scorsi, sarebbero stati di 300.000 euro. Una batosta insostenibile.
Inutili giaculatorie, ricorsi, contatti, pressioni e nessun intervento politico di peso per sostenere l’ATAM, evidentemente “mollato” dai vip più inclini a fiancheggiare il Teatro stabile e altri enti culturali. Oppure qualche sensazione premonitrice, qualche refolo anticipatore della bufera giudiziaria profilatasi all’orizzonte. E, come sempre, guai ai vinti…
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