Processo D’Alfonso, naturalmente rinviato
Pescara – Diffetti nelle notifiche, dunque rinvio. E mica di poco: addirittura all’aprile del prossimo anno. La notizia non stupisce nessuno, perchè riguarda il maxiprocesso all’ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, e ad altri 25 tra i quali autentici big e normi di spicco. D’Alfonso fu arrestato il 15 dicembre scorso. Le accuse riguardano una serie di pesanti reati tra cui concussione e peculato, in una serie di importanti appalti e nei lavori a favore dell’ex sindaco, secondo l’accusa, in una villa a Manoppello, suo paese di origine. Per arrivare alla data di oggi, lunghe indagini e lavoro paziente dei magistrati, ma poi ecco la doccia fredda: mancano alcune notifiche. Bazzecole da Totò, ma così funziona la giustizia italiana. O così, forse, qualcuno vuole che funzioni, specie quando i processi sono ingombranti e coinvolgenti.
L’arresto di D’Alfonso, che era anche il capo del PD abruzzese e figura di spicco nella politica cosiddetta emergente di questa nostra regione avventurosa giudiziariamente, fu anche un terremoto politico costato caro, almeno come immagine, al partito e al centrosinistra. Oggi molti notano che stupisce una situazione di carenza proprio nel faraonico palazzo di giustizia di Pescara: se si fosse speso qualche milione di meno e arricchito l’organico del personale, la giustizia funzionerebbe meglio. Ma vuoi vedere che è proprio questo che in tanti non vogliono?
Rinvii e ritardi, peraltro dovuti a motivazioni di una banalità disarmante, non giovano a nessuno: solo a chi non ha interesse nella verità . Stupisce, per l’assurdità che fa venire in mente, che il faraonico palazzo di giustizia di Pescara abbia problemi per le notifiche. Forse spendere qualche milione in meno e assumere qualche persona in più sarebbe stato saggio: è per questo che non è accaduto? Siamo certi che tutti davvero vogliano una giustizia che funziona? (Nella foto Luciano D’Alfonso)
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