Morte nigeriano, Procura acquisisce atti – Petrilli: “Restiamo senza parole”
Teramo – La Procura di Teramo ha ordinato l’acquisizione di cartelle mediche e altri documenti riguardanti la morte nel carcere di Castrogno di un detenuto nigeriano di 32 anni, padre di due figli. L’uomo aveva avuto un infarto tempo fa e soffriva di un tumore al cervello, come ha riscontrato l’autoopsia. Bisogna a questo punto chiedersi come mai era detenuto e in quali condizioni. Ma bisogna anche chiedersi, e la Procura lo fa, in quali circostanze il giovane sia morto. Pesa sul suo destino il fatto che fosse un testimone importante nella vicenda dei pestaggi dei detenuti, costati sei avvisi di garanzia al personale e la rimozuione del capo dei secondini. Esistono registrazioni – rese note da un giornale locale – in cui la voce del comandante sembra fare riferimento ad “un nego che ha visto tutto” (a proposito dei pestaggi?) e ad uno delle vittime dei pestaggi, che avrebbe rinunciato addirittura a sporgere querela, forse intimorito dalle possibili conseguenze. Una brutta storia, quella di Castrogno, in cui c’è estremo bisogno di fare piena luce. Intanto il comandante della polizia penitenziaria sospeso avrebbe fatto ricorso al TAR dell’Aquila chiedendo di essere rimesso al suo posto. I sindacati della polizia penitenziaria continuano, nelle interviste in tv, a sostenere tuttavia che nel carcere non si ricorre ai pestaggi e che l’operato degli agenti teramani è sempre stato corretto e inappuntabile.
PETRILLI – Giulio Petrilli del PD scrive: “Il risultato dell’autopsia sul corpo del detenuto nigeriano Uzoma Emeka, svoltosi ieri a Teramo ha sancito che la morte è stata causata da un tumore al cervello.
Una notizia che lascia senza parole. La prima cosa che viene in mente è come sia possibile non essersi accorti di un tumore?
Fuori non capita mai, ripeto mai, che una persona malata di tumore, muore senza conoscere il suo male, senza provare ad essere curata. Tanti casi di malasanità , ma questo ha dell’incredibile, dell’unico, del gravissimo.
Uzoma Emeka ha convissuto chissà per quanto tempo con dolori forti, lancinanti, ha convissuto con questo male senza sapere.
Probabilmente anche l’infarto che ha subito mesi fa, svelato anche questo dall’autopsia, gli era accaduto per questi motivi.
Il carcere può anche fare questo, perchè è tanta la sofferenza interiore che produce, che il dolore fisico può essere secondario.
Ill carcere è un dolore totale dell’anima, è il livello di massima sofferenza che un essere umano può provare.
Però che non venga diagnosticato un tumore è una cosa grave, molto grave.
Termometro di come si vive nelle nostre carceri, l’assistenza sanitaria è praticamente inesistente, non viene più finanziato nulla in tal senso.
Nel corso della visita di un mese fa proprio nel carcere di Teramo, dove accompagnai i consiglieri regionali Ruffini e De Luca e il deputato Ginoble, riscontrammo questa mancanza, in alcuni casi neanche più le medicine si trovano.
Così anche l’igiene era molto carente :per esempio saponette, carta igienica, dentifricio che devono essere dati, non venivano consegnati o quando accadeva era con forte ritardo.
Piccoli esempi che denotano una situazione di degrado forte.
La morte del detenuto nigeriano, deve far scattare nelle persone del mondo libero almeno una riflessione, non si può rimanere silenti difronte a ciò che è accaduto.
Non si possono chiudere gli occhi difronte alla notizia che un uomo arriva a morire di tumore senza che nessuno abbia fatto nulla, ad iniziare dai medici del penitenziario per andare oltre.
Che la morte di questo giovane, condannato a due anni per possesso di”droghe leggere”, serva a ristabilire un livello minimo di dignità e vivibilità nelle carceri, serva a far capire al mondo fuori che le carceri non possono essere abbandonate a se stesse nel degrado più totale.
Un animale domestico sicuramente sarebbe trattato molto meglio, non si sarebbe arrivati a questo.
Parole forti, ma la gravità di quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti e va denunciato con tutta l’energia possibile.
Siamo vicini a Natale e spero che almeno in qualche chiesa sperduta nella messa di Natale questa giovane persona venga ricordata, sarebbe almeno un piccolo risarcimento.
(Nella foto il carcere di Castrogno a Teramo)
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