Lanterna Magica, la politica dica qualcosa
L’Aquila – (di Gabriele Lucci, fondatore dell’Istituto cinematografico Lanterna Magica) – Il drammatico appello che Carlo Di Stanislao, presidente dell’Istituto cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica”, rivolge alla città e alla Regione pone almeno due problemi. Il primo riguarda l’Ente stesso, che messo all’angolo da una corrosiva situazione finanziaria si vede costretto a licenziamento di personale con il conseguente ripiegamento progettuale, nonché addirittura alla chiusura istituzionale. E questo comporta, purtroppo e subito, una penosa e nuova situazione di vita delle persone senza più lavoro, ma poi anche a dover rinunciare a competenze acquisite nel tempo dagli impiegati e ad una minore offerta culturale per i cittadini.
Altre volte, nella lunga storia dell’Istituto, si pavento’ una analoga situazione e addirittura la chiusura. Ne ricordo almeno due: La prima nel 1985, paradossalmente dopo il successo del festival “Una città in cinema”, la seconda nel 1992 giusto prima la nascita dell’Accademia dell’Immagine. In entrambi i casi la politica culturale degli Enti pubblici era quanto meno incerta e priva di visione, condividendo con lo Stato italiano una miopia da record. Ma la guardia della politica era comunque sempre alta. E tutti i sindaci che si sono alternati nel consiglio di amministrazione dell’Istituto non hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Ugualmente le banche. Anche il ricorso a sacrifici finanziari personali trovava positivo riscontro. Ma erano tempi diversi dall’attuale e poi non persisteva una contingenza finanziaria così negativa come oggi. Il percorso, sempre accidentato, è tuttavia continuato e contrassegnato da una sempre maggiore presenza e culturale per la città che il presidente Carlo Di Stanislao opportunamente ricordava.
Insomma, nel fluire del tempo la lanterna magica ha acquisito i suoi galloni sul campo fino ad essere una delle poche strutture stabili del cinema in Italia. Il patrimonio acquisito non può essere disperso! E qui si affaccia il secondo problema. Qual è il ruolo della politica? I servizi, anche quelli culturali, vanno accompagnati e sostenuti, quando ovviamente di qualità e vantaggiosi per la crescita dell’individuo. Se sacrifici devono essere fatti si fanno insieme, consapevoli che una volta chiuso un ente il vulnus resta per sempre. Dunque alla petizione di Carlo non può non trovare riscontro l’attenzione della politica.
Ci si sieda intorno a un tavolo e si individuino nuove strade.
Ma il pericolo maggiore davanti a noi tutti è anche un altro: lo smantellamento di tutto un comparto culturale, di un intero sistema non solo cinematografico ma più generale. È bene ricordare ancora una volta che la salvaguardia di chi opera nella cultura è la salvaguardia della Cultura stessa, del nostro patrimonio genetico, di ciò che viene tramandato ai nostri figli, della nostra memoria collettiva. Se non si è consapevoli di questo la battaglia è persa in partenza.
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