Mariza? Suona un’altra musica…


mariza bafileL’Aquila – (di Goffredo Palmerini) – Declinava alla sera, giovedì scorso, un uggioso pomeriggio sul Lungotevere flaminio. Tutt’altro clima, invece, alla Libreria Koob per la presentazione di “Notturno”, il primo romanzo di Mariza Bafile pubblicato da Edizioni Studio 12, piccola ma prestigiosa casa fondata dalla scrittrice, attrice e regista teatrale Isabella Peroni, donna dal multiforme ingegno, dalla musica al teatro, dal cinema alla letteratura e alle arti. E’ presente, Isabella Peroni, negli insospettati ampi locali dell’interrato della Libreria Koob, per l’uscita della sua ultima creatura editoriale. Mariza Bafile, nelle stanze a pianterreno della libreria, saluta e accoglie gli ospiti accorsi per l’evento. In anticipo sull’orario, giunge intanto Anna Finocchiaro. Già Ministro della Repubblica nel primo Governo Prodi, la Presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico in Senato, personalità di rilievo stimata anche dal campo avverso, arriva senza codazzi, con il sorriso discreto e gioviale, con una semplicità d’approccio che aiuta davvero a riconciliare la gente comune con il distante mondo della politica. Anzi, per come lei si relaziona, proprio controverte il concetto della separatezza restituendo alla funzione istituzionale quella “normalità” che spesso le sfugge. E’ qui per presentare “Notturno”, il romanzo scritto da un’altra donna. Un’amica, che nella passata legislatura, con lei ha condiviso l’impegno parlamentare, ma alla Camera dei Deputati, eletta nella Circoscrizione Estero dell’America Meridionale.
cover Notturno
Mariza Bafile è infatti nata a Caracas, in Venezuela, da genitori abruzzesi. Lei stessa ha vissuto gli anni dell’adolescenza in Abruzzo, nella casa materna all’Aquila. A Caracas, dopo la laurea, è giornalista e vice direttore della “Voce d’Italia”, il giornale fondato nel 1950 dal padre Gaetano Bafile, una delle figure più esaltanti del giornalismo italiano all’estero, non solo per la qualità dell’informazione ma, negli anni difficili della dittatura di Peter Jimenez, anche per il coraggioso impegno civile a difesa dei connazionali in Venezuela. Lo racconta bene Gabriel Garcia Marquez in “Un giornalista felice e sconosciuto”. La professione è di per sé osservatorio privilegiato dei fenomeni sociali e politici, figurarsi per una donna tenace, curiosa ed attenta come Mariza. Straordinaria sensibilità verso i più deboli, conoscenza profonda del mondo dell’emigrazione, poi una forte attenzione per la condizione femminile sono l’humus dell’impegno politico che, nel 2005, la porta alla candidatura per il Sud America ed all’elezione nel Parlamento italiano. Segretario nell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, Mariza Bafile ha svolto con passione e competenza, fino all’aprile 2008, l’attività di parlamentare in un collegio sterminato quale può essere l’America latina. All’impegno giornalistico Mariza Bafile ha associato l’attività letteraria, scrivendo sceneggiature e racconti. Ha pubblicato il racconto “Anche i tordi emigrano” e, insieme al padre Gaetano, il volume “Passaporto verde”. Ora “Notturno” è il suo primo romanzo. La condizione delle donne, le violenze subite in silenzio, i retaggi culturali sono appunto il tema dominante del romanzo. Anzi, sono il romanzo.

“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”: la citazione dantesca calza proprio in questo viaggio nell’inferno femminile, che sui problemi e sulle sofferenze delle donne di spunti ne offre a iosa. “Notturno” – il romanzo così s’intitola per una prelazione della musica di Chopin da parte della madre di Isabel, la protagonista della storia – prende spunto da un fatto di cronaca veramente accaduto. E’ la storia di Isabel, italo-venezuelana di quarant’anni, vittima di violenze psicologiche del marito Marcello – ma anche d’un padre aggressivo e dispotico, sia verso la moglie “india” che verso Isabel – che la porta a mortificare se stessa, le proprie aspirazioni e ad annichilire il proprio mondo interiore. Attraverso il web l’evasione nel mondo virtuale, l’incontro con altre donne e le loro storie, poi con un uomo. Ma quando il virtuale e sopra tutto quell’uomo (Zero) si materializza in carne ed ossa, ecco la disperazione di Isabel che si fermerà giusto sulla soglia del baratro d’una morte cercata. Questa storia inquietante, eppure avvincente – in fondo, un terribile viaggio nell’universo femminile – si dipana tra l’Italia, gli Stati Uniti ed il Venezuela, con un incrocio di fatti e culture che non manca d’evocare la congerie di problemi legati all’emigrazione, ben noti alla consapevolezza dell’Autrice.

Molte e diverse le situazioni, tanti i personaggi, dense e forti le emozioni che rendono il romanzo coinvolgente, assai attrattivo. Ne dà netta percezione qualche pagina che l’attrice Elisabetta Carta legge, il pubblico immobile, silente, mentre tra un lacerto e l’altro, declamati con intensa partecipazione dalla brava attrice, Anna Finocchiaro offre acute osservazioni sul romanzo ed attualizza riflessioni sulla condizione della donna. Uno spaccato di lucida denuncia. Non che negli ultimi decenni la donna non abbia fatto progressi formidabili nell’affermazione della propria dignità, nella conquista di spazi di libertà e nell’emancipazione sociale. E tuttavia permangono problemi e pregiudizi sulla piena libertà della donna, perché è un fatto culturale ancora difficile da risolvere in una società maschilista e persino in tanta parte del mondo femminile, dove sono le stesse donne a sentirsi inadeguate ai propri doveri, al proprio corpo, ancora legate agli archetipi d’una cultura arretrata.

“Il libro – osserva la sen. Finocchiaro “è percorso da questo sentimento di inadeguatezza che assale le donne nei confronti del loro corpo, così come del dovere di conciliare le responsabilità di mogli e madri con quelle di lavoro, e anche della competizione con le altre. Questo senso di inadeguatezza è il principale nemico di noi stesse”. Isabel soffre di questa condizione, è la genesi della sua stessa maledizione. “E’ questo un modello di donna che non esiste più?”, si chiede retoricamente la Finocchiaro per affermare, invece, che “questo modello di donna resiste nella società e quando riaffiora, ci condiziona, tanto da costituire lo strumento più feroce e deprecabile che insidia la nostra libertà.” Mariza Bafile, attraverso i personaggi del suo romanzo, di questo senso d’inadeguatezza di cui sono vittime le donne, dei pregiudizi e dei retaggi del passato, offre uno specchio nitido, come del bisogno di lottare per affrancarsi dal timore del giudizio degli altri che alimenta paure e fragilità, come nel caso della protagonista di questa storia. Sentimenti comuni nell’universo femminile, provati o riscontrati in altre donne. Eppure, annota la sen. Finocchiaro, in fondo “l’inadeguatezza non sta nelle donne, ma fuori. Bisogna spiegarlo alle ragazze, alle donne. Mariza questo lo descrive benissimo. Le donne in positivo hanno la capacità di relazione tra loro. Molto la solidarietà femminile aiuta a combattere le proprie insicurezze ”. Per Isabel, vittima della vergogna per il proprio desiderio verso un altro uomo che la spingerà ad abbrutirsi fino a chiedere a Zero d’essere uccisa, sarà proprio la solidarietà femminile a trarla dalla disperazione per cominciare una nuova vita. “Gli uomini attraversano i tradimenti con leggerezza. Lo stereotipo li vuole conquistatori – commenta la Finocchiaro, non senza un vago riferimento a qualche recente caso illustre – ed il numero di tradimenti diventa vanto. Per la donna il tradimento diventa invece stigma sociale, da punire”. Conclude la Finocchiaro: “La storia di Isabel è stata la stessa di molte donne. E per molte lo è ancora, anche in Italia. Gli uomini che leggeranno questo libro, capiranno molte cose. Io l’ho trovato un bel libro! E finisce anche bene”.

Confessa la sua emozione, Mariza Bafile, per questo suo primo romanzo e per tanta partecipazione. Lo offre alla valutazione con l’umiltà di chi avverte non solo d’aver intrapreso un’avventura letteraria per sé nuova, ma anche per i temi profondi che tocca sulla condizione femminile. L’ispirazione, ricorda la Bafile, l’ha data un fatto realmente accaduto anni prima in America. Una donna venne trovata morta nel cortile della casa d’un uomo. Si scoprì che lei aveva cercato il suo assassino su internet, non riuscendo poi, cambiata idea, a fermarlo in tempo. “Una notizia che mi ha molto colpita e che mi ha fatto pensare a che tipo di solitudine e di disprezzo di sé si riesca a raggiungere”, ha commentato Mariza Bafile. Il romanzo condensa tante storie di vita di donne, tante casalinghe, incontrate in anni di professione. Perché essere giornalista, e donna, aiuta ad ascoltare, a venire in contatto con tante persone e con tante confidenze di donne. “Non è un libro datato – ha aggiunto la Bafile – parla di sentimenti e atteggiamenti ancora attuali, visto che ancor oggi molte donne subiscono piccole e grandi violenze psicologiche, hanno problemi e drammi interiori con la loro sessualità. Basti pensare alle crisi per la menopausa, che spesso sfocia nella depressione. Quando davvero si desidera di morire”. Richiesta di esprimere come abbia conciliato la propria esperienza di vita con la scrittura d’un romanzo, l’Autrice ha commentato che non c’è alcuna dualità, “perché scrivere un libro è un viaggio che fai con i tuoi personaggi, un viaggio nell’inconscio che ti fa scoprire pezzi di te. Io l’ho scritto per ribadire che nessuna, neanche nei momenti più bui, è così inadeguata o sbagliata da meritare d’essere uccisa per punizione. Per me scrivere è stato un bel viaggio. Spero lo sia anche per chi mi leggerà”.

L’editor del volume, Raffaele Aufiero, aveva aperto l’evento con una sua introduzione, salutando la sen. Finocchiaro come personaggio di prestigio nelle Istituzioni, portatrice in Parlamento non solo di competenze giuridiche – per la vissuta esperienza da magistrato – ma anche del buonsenso, che è proprio delle donne. Sulla qualità del romanzo proposto per la pubblicazione, alla lettura della bozza, non ha avuto alcuna esitazione sia per la densità della storia che per il livello della scrittura. Isabella Peroni, per la casa editrice, a chiusura dell’evento ne dà conferma, segnalando poi la profondità e la completezza delle argomentazioni proposte dalla sen. Finocchiaro sul testo. Il romanzo, al di là delle fortune editoriali, ha il suo valore intrinseco per i messaggi di civiltà insiti nella storia che Mariza Bafile ha saputo così bene narrare. “Oserei dire – ha aggiunto Isabella Peroni – che questo libro merita sopra tutto d’essere letto, che venduto”. Non resta che augurare al romanzo proprio una buona fortuna nelle librerie e a Mariza di raccogliere il successo meritato. Magari aspettando presto una sua nuova incursione nella narrativa.
gopalmer@hotmail.com


21 Dicembre 2009

Categoria : Cultura
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