E’ sempre emergenza per beni culturali: appare inevitabile una “tassa di scopo”


L’Aquila – Beni culturali aquilani distrutti o danneggiati dal sisma: non c’è denaro sufficiente, emergenza ancora in piedi. E chi sa per quanto tempo ancora. Primo intervento del neoassessore Vladimiro Placidi in tema di conservazione dei beni culturali. Placidi parla da esperto, essendo di professione un archeologo. “L’ultimo grido d’allarme, in ordine di tempo, per la situazione dei beni culturali all’Aquila dopo il sisma del 6 aprile e’ quello del Presidente del Consiglio Nazionale del Ministero dei Beni e le Attivita’ Culturali (Mibac), prof. Andrea Carandini, apparso anche sulla stampa nazionale”. Lo ha detto l’assessore, che ha la delega alla ricostruzione dei beni storici, artistici e monumentali al Comune dell’Aquila. “A distanza di 8 mesi dal sisma – dichiara Placidi – praticamente non ci sono risorse finanziarie disponibili per i beni culturali, o quelle disponibili sono talmente poco consistenti da presentare piccoli interventi di restauro ad alcune chiese dentro e fuori il cratere come ‘operazione chiese di Natale’. In pratica alcune decine di piccole chiese con modesti danni collaterali saranno restaurate con interventi al di sotto dei centomila euro ognuna, per consentire la riapertura a Natale. Questa, francamente, ci appare come un’operazione di informazione tesa a gestire una difficile situazione economico-finanziaria sul fronte dei beni culturali. Certo, bisogna riconoscere, per amore di verita’, che il Vice-Commissario per i Beni Culturali fa quello che puo’ con le risorse poste a disposizione dal Governo e che gli organi periferici del Mibac non hanno somme a disposizione, vista la progressiva riduzione degli stanziamenti a livello centrale. Sono alcuni anni oramai – continua l’assessore – che si e’ attuata una politica di contrazione degli stanziamenti sui beni culturali che comporta valori di decremento annuali alle sedi periferiche regionali del Mibac. Nel 2009 l’ulteriore riduzione rispetto al 2008 e’ stata del 15,3%; nel 2010 la percentuale sara’ ancora piu’ incisiva ed il decremento finanziario colpira’ la missione caratterizzante del Mibac che e’ quella della tutela”.
“Come sara’ possibile allora – si chiede l’assessore – affrontare l’emergenza beni culturali dell’Aquila dopo il sisma? E’ possibile, in mancanza o in aggiunta a fondi straordinari immediatamente disponibili per i beni culturali dell’Aquila utilizzare una percentuale degli stanziamenti residui? E’ possibile una rimodulazione degli stanziamenti da indirizzare su messa in sicurezza e restauro di beni culturali immediatamente cantierabili? Proviamo a ragionare: se esiste, come risulta, un forte residuo di stanziamento, e quindi una giacenza di cassa, sara’ possibile con una rimodulazione destinare all’Aquila almeno una percentuale dal 5% al 10% l’anno per un triennio immediatamente spendibili e rimpinguabili sugli stanziamenti originari con il piano triennale degli interventi. In parole povere, potremmo utilizzare in tre anni una somma dai 75 ai 150 milioni di euro all’Aquila senza offendere nessuno, senza togliere nulla ad altre regioni, in quanto risorse temporaneamente inutilizzate e senza toccare una suscettibilita’ politica. Naturalmente si tratta di una somma del tutto insufficiente rispetto alle necessita’ del patrimonio danneggiato, sia religioso che civile. Sarebbe, pertanto, opportuno, come sostiene da tempo anche il sindaco Cialente, istituire una tassa di scopo, come e’ successo per altri territori colpiti da sisma. Il Comune dell’Aquila – ha concluso Placidi – si e’ gia’ dotato del rilevamento del danno del proprio patrimonio pubblico e monumentale, e quindi puo’ gia’ porre in discussione, nelle sedi competenti, un piano articolato di intervento che, con la collaborazione delle Soprintendenze, che hanno risorse umane e professionali di alto profilo, e delle Universita’, puo’ essere in poco tempo cantierabile”.


21 Dicembre 2009

Categoria : Cultura
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