Premier, stia pure sereno
L’ipercinetico Matteo Renzi non è venuto a L’Aquila il 28 novembre, ieri. In verità , erano davvero pochi, per non dire nessuno, a credere nella sua apparizione nelle nostre contrade. Troppe volte annunciata (ormai è un anno, da prima che diventasse leader del suo partito e poi premier), la visita renziana è diventata nel tempo una sorta di recita scaramantica. Viene, sì che viene, come no… Almeno quattro date indicate (mai però ufficialmente da Palazzo Chigi). E quattro buchi nell’acqua.
Nel frattempo, però, è stato garantito che i soldi per la ricostruzione sono veri e arriveranno. E’ scritto nella legge. Parola dello Stato. Era quello che serviva. Ora manca una legge sulla ricostruzione, promessa e ripromessa, a quanto pare in fase di scrittura.
Renzi ha la fiducia di molti italiani e anche di molti terremotati aquilani e abruzzesi. Ne avrebbe di più, insieme con stima, se si fosse preoccupato, magari, di visitare le scuole aquilane prima di quelle trentine, che sono ottime. Avrebbe anche più simpatia umana e personale, se fosse semplicemente arrivato a visitare la città , a vedere le macerie, a percepire il dolore, a onorare le vittime. Così, semplicemente, da padre di famiglia, da giovane politico rampante di nome Matteo, e non da premier. Certe cose si fanno mossi da sentimenti di solidarietà e di vicinanza, non per politica, non per raccolta di consensi. Non è stato così, e Renzi avrà i suoi motivi. Mai giudicare le persone senza sapere le loro ragioni. Non lo facciamo, ci mancherebbe altro.
Ma basta con gli annunci, con le date. C’è chi pensa che a fare davvero male non siano insulti, invettive, polemiche, sparate alla Grillo, ma il ridicolo. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Caro premier, stia comodo. Anzi, stia sereno.
Non c'è ancora nessun commento.