Le ingerenze per le pratiche delle ricostruzione finiscono dalla prefettura in Procura
L’Aquila – FIGLI E FIGLIASTRI DELLA RICOSTRUZIONE, SPUNTANO I RETTOSCENA – Le ingerenze (presunte?) per spingere certe pratiche relative alla ricostruzione sono sempre state più di un sospetto, ma hanno di recente acquistato corpo e volume anche in seguito a dichiarazioni “forti” di autorità e politici aquilani. Un documento firmato da cinque dipendenti dell’Ufficio per la ricostruzione (UTR per i collezionisti di acronimi) che si occupa delle Rocche, di Lucoli e di Ovindoli, finito fin sul tavolo del prefetto Alecci (ma purtroppo non pervenuto alla nostra redazione), sta intorbidando le acque più di quanto possa essere tollerato. Sarà anche per questo che il documento finirà in Procura, dove avrebbe dovuto arrivare da tempo. La sua naturale destinazione, come per l’acqua del fiume il mare.
Lo firmano cinque persone che non si celano dietro l’anonimato: Enrico Bianchi, Gianfranco Stallone, Agostino Padovani, Vanni Ranieri e Alessandro Da Ros, UTR n.9, come riportano i giornali. Cioè gente che sa quello che afferma, per diretta esperienza.
Cosa sarebbe accaduto? Semplice, ci sono stati figli e figliastri anche nella ricostruzione riguardante l’area indicata, a forte vocazione turistica peraltro. Alcune pratiche, anche corpose quanto alla consistenza delle somme in ballo, avrebbero ricevuto attenzioni. Qualcuno si sarebbe adoperato per farle camminare. Come? Mediante, appunto, ingerenze della politica e dei suoi portavoce con le mani in pasta. Ingerenze, e talvolta anche intimidazioni. O forzature, se volete.
Insomma, i metodi duri a morire (ma quando mai moriranno?) tipici della politica che, pure, non avrebbe mai dovuto infiltrarsi nella ricostruzione. Anche perché esistono casi di ritardi smisurati: c’è chi aspetta risposte sulla propria casa o sul proprio condominio da oltre un anno. Solo risposte, intendiamoci, seguendo i normali percorsi e senza spinte o raccomandazioni. E forse sta proprio lì l’errore: non aver fatto ricorso a spinte e santi in paradiso. Invece, tanti sono costretti a far ricorso al TAR, il che non abbrevia i tempi.
In quanto scritto nell’esposto si indicano circostanze, persone, luoghi e date. Un caso clamoroso riguarderebbe un aggregato a Rocca di Mezzo, di cui si parla con insistenza in questi giorni, ma non sarebbe certo l’unico.
Materia da Procura, come vedete, e sarà proprio la Procura a occuparsene. Con risultati che prevedibilmente saranno clamorosi, gravi, coinvolgenti anche per personaggi intoccabili, ma non sorprendenti. Che nella ricostruzione aquilana (città e cratere, evidentemente) ci siano stati figli e figliastri, è sotto gli occhi di tutti ed è stato rilevato anche dal sindaco Cialente. In sostanza, comincia ad essere chiaro che la gente non povera e non poco importante, insomma i privilegiati tutti d’oro, hanno avuto strade spianate e cantieri veloci, efficienti, messi in piedi di impresari importanti. Ricevitori di appalti importanti. Nomi ricorrenti. La crema.
La gente qualunque, invece aspetta in misura estenuante: e ora si può dire, visto che nell’imminente aprile 2015 gli anni saranno sei. Duri per chi attende avvizzendo, e abita come può e dove può. Ma persino un arrogante maneggione e uso alle ingerenze, se avesse avuto cervello oltre che abilità manovriere, avrebbe dovuto capire che prima o poi il bubbone sarebbe venuto al pettine.
Come sta accadendo.
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