Cospa denuncia le organizzazioni agricole
Ofena – Dino Rossi, del Cospa Abruzzo, ha presentato in questura a L’Aquila un esposto contro le organizzazioni agricole che non hanno dato una mano agli agricoltori e allevatori, impegnati nei giorni scorsi in rivendicazioni che riguardano la loro stessa sopravvivenza, contro lo strapotere dei grandi marchi commerciali e di chi li appoggia o ne è succube. “Il giorno 16 novembre, gli agricoltori abruzzesi si sono mobilitati con i trattori per raggiungere la capitale ed unirsi ai colleghi giunti da altre regioni del meridione con lo scopo di amplificare lo stato di crisi delle aziende agricole già dichiarato da molte regioni del sud, a causa del mancato reddito dovuto alle speculazioni delle catene di distribuzione come la COOP, ed il motivo della mobilitazione è quello di aprire un tavolo delle trattative con il Governo nazionale per ridare reddito alle aziende. Le grandi catene di distribuzione, acquistano i prodotti dall’est Europa, da quelle Nazioni che per ultime sono entrate nella UE solo per la commercializzazione e non con l’Euro, quindi la differenza di valore tra le due monete è notevole tanto da poter fare mercanzia permettendo di venderla in Italia come prodotto locale, ma di locale forse c’è solo l’etichetta; una situazione questa che ha messo in ginocchio l’economia agricola e di conseguenza l’economia della nazione, dato che l’agricoltura ne è il perno, con gravi rischi per i consumatori che ignari credono di acquistare un prodotto italiano. Un esempio può essere fatto se consideriamo un prodotto deperibile come il latte, acquistato nei paesi dell’est ad es. nella zona di Cernobyl, confezionato poi dalle più importanti aziende di trasformazione per conto della grande distribuzione che a sua volta lo reclamizza come latte italiano, al prezzo che dovrebbe essere pagato alla stalla. Una cosa analoga accade per i prodotti ortofrutticoli e così le aziende agricole si sono fortemente indebitate al punto di non poter pagare più le cambiali agrarie ed i contribuiti INPS, tanto da spingere tutti i comitati spontanei a sfilare con i loro trattori per invadere le vie romane, con la partecipazione di agricoltori provenienti dalla Sicilia.
A fronte di ciò, a voler tacer d’altro, il totale disinteresse delle Associazioni Nazionali di Categorie che non solo non hanno fornito alcun valido contributo, anche solo a livello di posizione, ma che nei fatti si è sostanziato in una azione di senso contrario.
Ci teniamo a precisare che lo stato di crisi dell’agricoltura meridionale è partito dalle mobilitazione dei colleghi siciliani che hanno manifestato con oltre 1600 trattori, facendo blocchi stradali e presidi, ed in questo modo hanno ottenuto lo stato di crisi della agricoltura siciliana. Successivamente sono partiti dalla Sicilia per risalire lo stivale, coprendo un tragitto di 1200 km con circa 100 trattori con una spesa di circa mille euro a mezzo agricolo e strada facendo hanno ottenuto anche per le altre regioni lo stato crisi. Noi abruzzesi non ci siamo fatti pregare e non appena abbiamo saputo ci siamo uniti alla lotta, tanto che la nostra partecipazione ha svolto un ruolo importante, e così le associazioni di categoria hanno iniziato a perdere terreno ed a non avere più credibilità nei confronti dei loro associati. Dopo la nostra sortita con i trattori a Roma, anche la regione Abruzzo ha dichiarato lo stato di crisi. In seguito, vengo a sapere tramite una relazione telefonica intercorsa con l’Ass. regionale Mauro Febbo, che il giorno 10 dicembre ’09 si è riunito a Roma un tavolo di concertazione con le storiche associazioni di categoria per discutere gli argomenti che noi, insieme agli altri comitati spontanei, coordinati dalla neo associazione “ALTRAGRICOLTURA”, abbiamo richiesto, il tutto supportato da atti deliberativi di vari enti istituzionali. Tutto questo lavoro e impegno è nato dalla base del mondo agricolo, cioè, da chi effettivamente coltiva la terra e alleva gli animali, chi effettivamente conosce la realtà della problematica. Mentre noi ci accingevamo a presentare un piano di rilancio oltre alle richieste già fatte, le organizzazioni sindacali mano a mano, vogliono metterci da parte, cercando di diventare loro i primi attori dichiarandosi nostri rappresentati. A nostro avviso si vogliono appropriare di una cosa che non appartiene certamente a loro, anche perché lo sancisce l’Art.39 della costituzione italiana: “ I contratti conclusi tra il sindacato e le associazioni dei datori di lavoro sono dunque contratti di diritto comune soggetti alla disciplina dettata dal codice civile (artt 1321ss) e sono validi solo per le parti che li stipulano. Il legislatore ha tentato più volte attraverso strumenti legislativi (es l.n. 741/1959 cd “Vigorelli”) di estendere l’efficacia erga omnes ma tale prassi è stata dichiarata incostituzionale.” ; visto che le organizzazioni sindacali hanno il controllo dei prezzi agricoli, vedi ad es. il prezzo del latte che viene ogni anno stipulato tra le organizzazioni sindacali e le catene di trasformazione. Più precisamente continuano a calpestare il lavoro e l’impegno di chi ha manifestato a proprie spese, togliendo giornate lavorative alle aziende con un aggravio di denaro speso per ogni trattore di circa mille Euro. Ci si attiene da qualsiasi commento sul fatto che alcune associazioni di categoria come la CIA,CONFAGRUCOLTURA e COPAGRI hanno indetto la manifestazione insieme alla LEGACOOP, è come sei gli operari scioperassero insieme ai loro padroni. Cosa da non credere!! Quello che sconcerta, indigna, ed in merito al quale si chiede ove di necessità lo svolgimento di indagini è che dinanzi a qualche successo ottenuto direttamente dagli interessati e non certo per merito delle organizzazioni, queste anche sulla stampa non perdono occasione per appropriarsi di meriti altrui all’evidente scopo di evitare legittime prese di posizione da parte degli imprenditori del settore.
Tanto era doveroso rappresentare per le valutazioni del caso. Confidando che si faccia luce su di una situazione nebulosa (in senso non soltanto metaforico) e gravemente pregiudizievole per l’economia del settore trainante dell’economia locale e nazionale, si porgono deferenti ossequi. (Nella foto: Il Cospa nella manifestazione a Roma)
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