Una proposta per il 2019
L’Aquila – (di Umberto Villante - Professore Universitario – Direttore dell’International School of Space Science) – COSTRUIRE UNA CITTA’ DEI SAPERI –
Circa un anno fa, invitato a far parte della ristretta delegazione guidata dal Sindaco per l’audizione relativa alla candidatura della nostra Città a “Capitale Europea della Cultura 2019″, ebbi modo di esporre alcune semplici idee. Semplici idee (ovviamente da confrontare ed integrare con altre) che qui riassumo nella convinzione che il 2019, decennale del terremoto e simbolico spartiacque tra una ricostruzione avanzata ed una possibile ripresa, rappresenti comunque l’anno in cui dovremo gridare prepotentemente la nostra presenza, proponendoci con dignità all’attenzione del Paese e del mondo intero.
Premetto che riflettere sul tema della difficilissima ripresa a mio parere significa ragionare sull’identificazione di linee guida che promuovano “una qualità della vita alta e nobile…nella consapevolezza dell’inscindibilità della relazione tra cultura e sviluppo economico”; ma significa anche segnalare iniziative di spessore che possano proporre la nostra Città all’attenzione internazionale. Ed in questo senso ritengo indispensabile che si faccia riferimento a parole d’ordine quali “eccellenza, visibilità, attrattività ed internazionalizzazione”, senza le quali non vedo francamente alcuna possibilità di ripresa.
Tra le linee guida, torno a segnalare come molti siano gli elementi determinanti e molte le favorevoli condizioni a contorno nella prospettiva di una progressiva costruzione di una “Città dei Saperi”: la presenza centrale dell’Università, quella dei Laboratori del Gran Sasso, la recente istituzione del Gran Sasso Science Institute (a testimonianza di una condivisione delle “parole d’ordine” da parte del Governo, peraltro sulle linee indicate dall’ OCSE); ma anche la singolare concentrazione di altre istituzioni scientifiche e culturali, quali l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’International School of Space Science, che ho fondato e dirigo, gli Istituti/sezioni del CNR, i centri di Eccellenza, e le tante importanti realtà nel settore ingegneristico, in quello storico-umanistico, in quello bio-medico. Ma altrettanto significativi in questa ottica appaiono le presenze industriali di qualità, i siti archeologici, il patrimonio storico, le istituzioni di prestigio in discipline artistiche e culturali, i Parchi Nazionali, etc. Insomma, un humus fertile e variegato, in qualche misura unico, su cui ragionare e programmare (come l’Università sta iniziando a fare) nella prospettiva di realizzare, organicamente e con strutture di raccordo, un polo di formazione universitaria, post-universitaria e di ricerca che avrebbe certamente pochi confronti nel territorio nazionale per città delle nostre dimensioni.
Ma, in occasione di quella audizione, nei pochissimi minuti concessi ad ognuno di noi, spesi soprattutto qualche parola in merito ad iniziative che la “Città dei Saperi” avrebbe potuto mettere in cantiere per il 2019. E’ un dato di fatto che il nostro territorio rappresenta tristemente, ormai da cinque anni, un enorme laboratorio a cielo aperto. Credo si possa affermare che non c’è settore della Scienza, della Tecnologia, della Cultura (ma, direi, non c’è settore della nostra Vita) che non venga interrogato da questa immane tragedia, che non trovi nel nostro devastato territorio spazi di analisi, di riflessione critica, di elaborazione di idee e progetti. Ed allora, nel tentativo di trasformare, almeno in parte, questa devastazione in risorsa, segnalai l’opportunità di promuovere l’organizzazione di una Stagione Congressuale Internazionale, centrata nel 2019, che, sotto un titolo comune del tipo “L’Aquila: Dieci anni dopo” (o forse “L’Aquila: Anno zero”), richiami da tutto il mondo, ovviamente in successione, le comunità scientifiche, culturali e professionali di varie discipline; ciascuna per riflettere, nelle tematiche di propria competenza, su quanto imparato dalla nostra tragedia; ma anche per ascoltare il grido della nostra volontà di riappropriarci del nostro ruolo. Molti, veramente molti, potrebbero essere i settori potenzialmente coinvolti: geofisici, ingegneristici, architettonici, urbanistici, ambientali; settori storico-umanistici, di recupero di beni culturali, archeologici; settori inerenti il restauro, settori economici, socio-sanitari, etc.
Ma il discorso potrebbe estendersi al ruolo della protezione civile, della informazione, etc. Veramente un elenco in cui ci sarebbe solo da esercitare fantasia ed impegno. In definitiva, un’iniziativa di questa portata ci terrebbe esposti, per almeno un anno, all’attenzione di un pubblico qualificato. Primi protagonisti da coinvolgere sarebbero naturalmente le strutture di eccellenza presenti nel territorio, ma il discorso andrebbe subito allargato a personalità, strutture, organizzazioni di livello internazionale.
Queste semplici idee furono accolte con favore, tanto che si giunse a concludere che una tale prospettiva andava perseguita a prescindere dall’esito di quella difficile competizione. Segnalai l’urgenza di mettersi subito al lavoro, sottolineando che iniziative di questo genere vanno ben studiate ed inserite nei calendari internazionali con diversi anni di anticipo. Lo ribadisco a distanza di un anno, anche nella consapevolezza di un enorme lavoro organizzativo, da effettuare con professionalità, con estremo rigore culturale, con capacità di scelte coraggiose, perché tutto ciò non si trasformi in un boomerang.
Per portare valore aggiunto, dovremo anche essere pronti ad affiancare a queste iniziative l’articolazione di Itinerari di Turismo Culturale e Scientifico (da studiare e documentare con cura) che includano aspetti paesaggistici, naturalistici, testimonianze archeologiche, borghi antichi (anche se feriti), ma che includano anche le finestre sull’Universo delle nostre strutture scientifiche, con una ricchezza e varietà di interessi e tematiche che veramente solo il nostro territorio può offrire. Ed andrebbe prevista una successione di importanti manifestazioni culturali, di mostre di richiamo, di grandi eventi (anche affiancati alla Perdonanza 2019). Ovviamente in questi campi si potrebbe attingere a quanto elaborato nel documento proposto dalla nostra Città in quella occasione; ma anche chiamando a raccolta le più importanti istituzioni culturali nazionali, stimolandole fin da ora a testimoniare, con la loro presenza, concreta solidarietà nei confronti di una Città che dovrà manifestare la volontà tornare ad essere uno dei più importanti centri culturali del Paese.
Sono certo che molte di queste considerazioni trovino corrispondenza su quanto sta elaborando l’Amministrazione Comunale; certamente si sta lavorando per recuperare almeno in parte quanto proposto in quella occasione ed anche per dialogare con Matera, con lo scopo di intercettare parte dei flussi turistici diretti verso la Capitale Europea della Cultura 2019. E’ inoltre probabile che vari gruppi ed istituzioni, ciascuno nel settore di competenza, stiano lavorando su simili iniziative, proprio in vista del 2019. Tuttavia, qualora le prospettive da me delineate siano ancora giudicate di interesse, è indispensabile ed urgente che se ne verifichi la fattibilità (tutt’altro che scontata) e si vari rapidamente un progetto di massima condiviso e coraggioso. Quello che è certo è che non c’è tempo da perdere.
Di cosa ci sarebbe bisogno per avviarsi nella direzione qui richiamata? Di un Comitato Scientifico/Organizzatore composto di personalità di elevata statura e visibilità, di un Centro Servizi agile ma dotato di buona professionalità (amministrativa, linguistica, informatica), di una Commissione Strutture che valuti assai per tempo gli aspetti di carattere (non solo) logistico, ed ovviamente di tante altre cose (non ultimi, valutazione di impatto economico e reperimento di risorse). Ma è anche urgente promuovere la riqualificazione del centro storico; affinché, ancorché squarciato, lasci subito intravedere decorosa attrattività a quanti vogliono esserci vicini in questo impegno e testimoni la nostra dignità di cittadini, feriti, ma dritti in piedi ed orgogliosi della propria Città e della sua Storia.
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