Forestale: ecco perchè il Trigno muore
Chieti – OPERAZIONE ALFEO – Nella mitologia greca il Fiume Alfeo, deviato da Ercole in una delle sue 12 fatiche, ripulisce le stalle di Augias; nella triste realtà abruzzese e molisana il Fiume Trigno riceve le acque di scarico dei vicini paesi e delle attività produttive.
Sono ancora in corso le attività di capillare controllo, poste in essere nel corso dell’ultimo anno da parte del Corpo Forestale dello Stato, sulla condizione delle acque del fiume Trigno, in seguito a ripetute segnalazioni che ne denunciavano uno stato di grave inquinamento.
34 gli scarichi controllati, di cui 4 comunali, due scarichi a cielo aperto e 28 aziendali; 18 gli illeciti amministrativi accertati (per scarichi non autorizzati, scarichi fuori tabella, derivazioni e scavo pozzi abusivi); 8 le comunicazioni di notizia di reato inoltrate alla Procura della Repubblica di Vasto a carico dell’Ente gestore degli impianti (per scarichi su suolo, scarichi di acque industriali non autorizzati, danneggiamento aggravato di acque pubbliche, getto pericoloso di cose, danneggiamento beni paesaggistici, stoccaggio abusivo di fanghi settici e stoccaggio abusivo di rifiuti liquidi). Questi i numeri dei controlli posti in essere dagli uomini del Comando Stazione Forestale di Gissi nei Comuni di Dogliola, Fresagrandinaria, Palmoli e Tufillo.
La mera lettura dei dati, tuttavia, non racconta la condizione di degrado degli impianti di trattamento delle acque di scarico che si riversano nel Trigno e sui suoli circostanti. Molte aziende private scaricano acque reflue domestiche e in due casi acque reflue industriali, in assenza della necessaria autorizzazione. Ma, soprattutto, allarmante appare lo stato degli scarichi comunali, sia da un punto di vista amministrativo, posto che la maggior parte delle autorizzazioni allo scarico, rilasciate dalla Provincia di Chieti, sono scadute, sia quanto al funzionamento degli impianti di depurazione: le analisi dei campionamenti delle acque di scarico posti in essere dai tecnici dell’ARTA di Vasto-San Salvo, infatti, hanno evidenziato il superamento dei limiti tabellari previsti dal Codice sull’ambiente, sia per i parametri biologici, sia chimico fisici.
Situazione singolare quella del Comune di Fresagrandinaria, in cui non risulta censito alcun impianto di depurazione: dai controlli effettuati sul posto dalla Forestale, i due scarichi in cui confluiscono le acque reflue dell’agglomerato urbano, in località Pozzi e La Morgia, risultano vere e proprie fogne a cielo aperto. Nella zona industriale di Fresagrandinaria, invece, l’impianto di depurazione c’è, sin dalla fine degli anni ’90, ma non è mai entrato in funzione: le acque reflue urbane della zona convogliano in due vasche di sollevamento, ove vengono lasciate a ristagnare.
Il Corpo Forestale ha segnalato quanto accertato alla Prefettura UTG di Chieti ed a tutti gli Enti pubblici interessati, come i Sindaci dei Comuni controllati, la Provincia di Chieti e la ASL. E’ necessario, infatti, per conseguire risultati efficaci e duraturi a tutela dell’ambiente, dare un seguito alle denunce ed alle sanzioni: ciascuno secondo le proprie responsabilità e competenze deve porre in essere ogni iniziativa volta alla realizzazione ed al buon funzionamento degli impianti di trattamento e depurazione delle acque, pubblici e privati, non soltanto a beneficio della salute delle acque del Trigno, ma anche quale importante segno di civiltà , perché il rispetto delle norme in materia ambientale costituisca la regola e non la scelta eccezionale di pochi virtuosi.
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