La melma senza fondo
Il premier Renzi, che sicuramente non transiterà nella storia italiana per aver usato un linguaggio politicamente ingessato, ed è un merito, ha definito la burocrazia italiana una melma. Ci permettiamo di accrescere il concetto, specificando che è una melma senza fondali. E anche senza pudore, ma questo in un paese ormai alquanto spudorato, conta poco.
La scelta decisionista di affidare a Pirozzolo, persona stimata da tutti, il compito di rimettere in moto i meccanismi della ricostruzione aquilana, è un piacevole schiaffo alla melma. Ma è anche un desolante segnale. Vuol dire che ancora prevale, schiaccia, il metodo del ritardo, il reame del cassetto in cui giacciono pratiche e decisioni scritte su scartoffie. Vuol dire che neppure di fronte ad una tragedia estesa e defedante come quella del territorio aquilano, un pezzo d’Italia sminuzzato e sgarrupato dal terremoto, Roma sa smuoversi e decidere le cose nei tempi accettabili. Vuol dire, è melanconico ma irrefutabile ammetterlo, che il nuovo non solo non c’è, ma è ancora molto lontano. E’ regola proterva sguazzare nel passato, indifferenti di fronte a qualsiasi situazione.
Non sappiamo se Renzi ce la farà a produrre un’immagine meno triste dell’Italia. Non sappiamo se non lo metteranno prima che riesca a fare qualcosa nello scaffale dei tramontati e degli illusi. La naturale propensione al pessimismo (che è solo consapevolezza del reale, spesso) ci sussurra che Renzi tornerà a Firenze (mica male come destinazione…) estirpato dai gangli romani del potere. Comunque, meriti o non meriti, risultati o non risultati, è obbligo dare atto a quel giovane premier di averci provato.
Noi, intanto, abbiamo Pirozzolo, perché, come si sa, se vuoi davvero una cosa, fattela da solo. E se senti parlare di tante ciliegie, vai con il cesto piccolo. Omnia Romae cum pretio. Noi abbiamo già dato. E come conviene, ce la vediamo a casa nostra.
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