Sdegno e dolore, ma ora solo razionalitÃ
L’Aquila – (di G.Col.) – Sdegno e dolore, anche lacrime, slogan, sensazione di impotenza, percezione di uno Stato che di assumersi le sue responsabilità non vuole saperne per quanto riguarda i pochissimi giorni che dal 31 marzo portarono al 6 aprile 2009. Questo, e molto altro, ha voluto esprimere la manifestazione – non oceanica – di questa sera a L’Aquila, in centro, dopo la sentenza di assoluzione per sei scienziati della Commissione Grandi rischi (organo emanato dallo Stato) in corte d’appello.
Secondo l’AGI, un migliaio di cittadini aquilani hanno preso parte alla manifestazione. Un tribunale vi ha assolti, la storia vi condanna , uno dei tanti striscioni mostrati nella manifestazione organizzata nella Villa Comunale. Il composto corteo si e’ concluso con grida di “vergogna!” davanti alla nuova prefettura di corso Federico II. Riproposta la telefonata dell’ex numero uno della Protezione civile, Guido Bertolaso con l’ex assessore regionale alla Protezione civile, Daniela Stati, nella quale si parlava di operazione mediatica e dell’invio all’Aquila degli scienziati, cinque giorni prima del devastante sisma. Tra i politici presenti, le senatrici Stefania Pezzopane (Pd) ed Enza Blundo(M5s) e il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci.
Se comunque molti erano alla manifestazione, e saranno alla prossima il 23 novembre, tanti altri pensano razionalmente che sia tempo di valutare cosa sia ancora possibile fare per ottenere risposte giudiziarie. Le proteste sprizzano dal cuore, dal dolore, ma le azioni produttive e utili debbono essere dettate dalla mente e dagli esperti di diritto. Lo Stato non è stato prosciolto del tutto, perché ha condannato uno dei sette scienziati, al quale va riconosciuta una grande dignità durante i due gradi di giudizio. E’ l’ex vice capo della Protezione civile, prof. De Bernardinis, non uno qualunque.
La Procura generale, che è anch’essa parte dello Stato, se vogliamo vedere la giustizia come personificazione dello Stato, sta valutando se chiedere il processo per Bertolaso, ed è verosimile che lo chiederà al gip. L’assoluzione di sei scienziati è una chiara indicazione dei giudici: se responsabilità ci furono, non appartennero agli scienziati. Ma a chi volle adoperarli per un’operazione mediatica. Riprovevole che degli scienziati si lascino telecomandare. Specie mentre la terra trema e trema. Gli scienziati avrebbero dovuto dire qualcosa di chiaro e forte alla gente, invece di ripetere ciò che tutti sanno, cioè che i terremoti non si prevedono. Avrebbero dovuto lasciar perdere le operazioni mediatiche, che sono implicitamente rassicurazioni (altrimenti perché convocare il ghota del sapere a L’Aquila?), e comportarsi da uomini consapevoli e prudenti, rendendo noto che la situazione era inquietante e che avrebbe potuto portare al peggio: non previsioni né palle di vetro, ma raziocinio. Ciò che non si prevede non si può escludere. Se la spada di Damocle penzola sulle teste, bisogna dire che potrebbe cadere, quindi attenzione…
In attesa della decisione della Procura generale, dunque, niente è detto o deciso per sempre. La Procura generale, ricordiamolo, avocò il caso e non capita tutti i giorni.
Ci sono poi i ricorsi per Cassazione, che arriveranno – si ritiene – non solo dalle parti civili, ma anche dalla pubblica accusa.
Il caso Grandi rischi è, dunque, aperto.
Giusto lo sdegno per la sentenza, legittima la protesta, comprensibile qualsiasi tipo di commento o dichiarazione. Ma ora bando all’enfasi, alle emozioni, ai sentimenti forti che offuscano il raziocinio. Bisogna invece combattere la battaglia con le armi consentite e affidandosi ai legali più esperti, bravi, fermi e giuridicamente ferrati. Lo Stato deve risposte, ai cittadini, agli aquilani, ma anche alla giustizia.
Ultimo punto: si faccia davvero chiarezza sulla riunione della Commissione grandi rischi, e su cosa accadde in quelle poche decine di minuti: lì è la chiave del rebus. Forse non sufficientemente illuminata. Se c’è qualcuno che sa, dica tutto ciò che sa. Prevalga, finalmente, ciò che a molti è mancato: la coscienza. Fare luce è il solo modo di onorare i morti. Così è nelle società civili. Lo siamo?
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