Racconti fantastici da L’Aquila: Il Mondo di Boz


di Luigi Fiammata
Benvenuti nel fantastico mondo di Boz.
Voi, non potete giungervi a piedi, camminando. Ma neppure in bicicletta, o monopattino. Eziandio, neanche in carrozzina, se siete pargoli. O in carrozzone, se siete artisti circensi.

Sareste travolti, se ci provaste. Dal solito destino a quattro ruote nell’azzurra montagna di ottobre.
Potete giungervi solo di getto; a scoppio. Con motore diesel o benzina, e, al limite, a gas. Incolonnati, con i finestrini, e gli oblò chiusi. E le sciarpe tirate sul naso, per respirare il meno possibile, nel tragitto.
In fila per uno. Ognuno a guardare il culo targato dell’altro. E anche in tondo, quando si giri intorno ad un rondò, facendo attenzione a non fare un doppio ricciolo che sbagli strada o conceda precedenze non dovute.

Ad un certo punto, il paesaggio vi si allargherà, dinanzi al parabrezza. E’ come l’ingresso al porto d’una nave in gran tempesta. Finalmente placida, l’acqua. E si sente la musica, e il cielo fabbrica un nuovo sole e gli uccellini cinguettano, anche ad inverno pieno. E ogni automobile può dirigersi al suo stazzo. Stretti stretti, gli uni agli altri, a tenersi caldo; il gregge di ferro erutta persone.

E’ il parcheggio, del Centro Commerciale. La meta. Lo scopo. Il traguardo. La libertà. La risposta, ogni volta che non sapete cosa fare. E, naturalmente, il luogo giusto, per ogni volta che, invece, sapete benissimo cosa fare.

Allora, entrate.
Le porte scompaiono al vostro avvicinarvi, e s’accende un arcobaleno, che, dal pavimento, arriva fino al soffitto; l’unico cielo che potete permettervi. I colori sono di neon sgargiante, e sonoro; solo una leggera patina di usato, li ingrigisce. Ma poco, impercettibilmente. Anche se incessantemente, sempre più.

Entrate nel supermercato. Finalmente.
E’ molto super, il supermercato. Luccica tutto. Qualcuno lo spolvera. Qualcuno lo ordina; qualcuno lo alimenta; qualcuno lo riempie. Qualcuno lo ripara. Ma non si vede nessuno. Sono gesti che avvengono al chiuso, di notte o al presto mattino. Perché vedere qualcuno che lavori, soprattutto se in sub-subappalto, può turbare le sensibilità consumatrici. Qui, nel supermercato, tutto è magia. Automatizzazioni asetticamente gioiose.

Alla vostra destra, s’apre subito, e non a caso, il reparto della tecnologia. E’ li che vien spontaneo andare; non certo a sinistra. Gli ipertelevisori sempre accesi, e su canali diversi. Diventano finestre movimentate di colori scampananti, mentre gli spazi tra una luce e l’altra, i profili plastificati degli schermi, sommati gli uni sugli altri, disegnano sbarre d’ombra, che proteggono dal mondo esterno.

Lo sguardo corre sugli scaffali, e incontra la caffettiera che può essere utilizzata solo nel forno a microonde. Per un caffè al sapore di radiografia. Senza zucchero. E senza esplosioni. E, se vi girate, vi colpiscono gli stridii dell’umidificatore ad ultrasuoni. Da usare solo se non si possieda un cane, che, altrimenti, inizierebbe ad ululare fino a quando, dalle nuvole create dall’umidificatore, non discenda una pioggia battente, rombante, rutilante, allagante. E con i fulmini, per giunta.

C’è un intero scaffale di preservativi per cellulare. D’ogni foggia, colore o sapore. Dai supereroi contro la Municipale e contro le forze del Male, fino alla gattina dolce e ai disegni art decò. L’imbarazzo delle scelta è la regola bulimica degli scaffali del supermercato. E, chiusa in un cilindretto trasparente, come un campione di materia organica conservato in soluzione alcoolica, , trovate la tastiera flessibile da computer, che potete srotolare, e, quando siete seduti a meditare nel bagno, potete poggiare comodamente sulle ginocchia nude (d’inverno è una comodità in più, poiché l’elettricità che ci passa dentro disperde calore e la tastiera funge anche da termocoperta), e lavorarci sfiorando voluttuosamente i tasti morbidi. Solo 21 euro.

Gli spazi del supermercato sono razionali, per quanto sincretici ed eclettici. E affiancano improbabili possibilità. Suggeriscono un legame, ad esempio, tra il videogiocare con la potente consolle elettronica, e la musica di Franco Califano, in vendita in forma di CD, lì accanto. Voi, attaccatevi al televisore e al joystick, e scoprirete che, tutto il resto, è noia.

E sorge, poi, come una favola del mattino, l’aspiracenere Cenerentolo. Utile per i camini, per le tracce di sigaretta, e forse anche per recuperare qualche memoria di Giordano Bruno, a Campo De’ Fiori.
E’ un utensile che aspira. Aspira ad incontrate sette spilungoni, senza strega cattiva. E una principessa comprensiva, color indaco.

Il supermercato, è come un prato, dove spuntano fiori inattesi. Il raccogligocce, da porre sotto lo stendino dei panni, così che l’acqua dei vestiti sciacquati, possa comodamente poi essere utilizzata per una lavata di testa ad un sottoposto, essendo già parzialmente saponata. Si potrebbe acquistare, accoppiato con lo stendiabito a parete con i fili a scomparsa. E’ un prodottino discreto, quasi timido. Si nasconde, risparmiando spazio. Si palesa solo da steso, quando ci si accorga che i fili sono fluorescenti. In materiale radioattivo. E il telo da stiro in cotone apprettato, che fa una sacco di scena, anche se non si capisce bene a cosa serva. E dove si coltivi, il cotone apprettato; magari si scopre che è un tessuto, strappato a vivo, dalla pelle degli ornitorinchi dello Zambesi.

E poi c’è la zona dei prodotti per la cucina. Un tripudio di opportunità. Una vertigine. Il tornello di legno per prendere il miele dal barattolo. Perché un normale cucchiaino di acciaio, non fa certo l’effetto raffinato e antico insieme di una pubblicità della colazione del mattino nell’immaginario paese delle acciaierie bianche.

E per le vostre cotture dietetiche, potete usare il cuocivapore in bambù. In materia prima naturale, direttamente dalla Cina, strappata dalle zanne di ferocissimi panda affamati. Ecco gli stampi per muffin. Formine di ogni razza e colore e forma. Per la tipica colazione italiana con i muffin e lo sciroppo d’acero. In materiale ignifugo, e grassofobo. E per le vostre cene raffinate, il coltello da arrosto con la lama rosa. Ci potete affettare, finissimi, i tre porcellini. Cantando, di gioia. E anche leccare il grasso direttamente dal filo affilato. E, a proposito di lame, sono imperdibili quelle bucate per pizza; c’è scritto “pizza”, per non sbagliarsi, in colori fluò, diversi ognuno per commensale. Di mezzo ci passa la mozzarella filante, che ricama la tovaglia e le braghe. Col coltello colorato, più sapore, ha il tuo pomodoro bruciacchiato.

Se aveste sete, ma una sete vera, e sana, potete portare via, sottobraccio, la famosa caraffa filtrante “vista in TV”. Filtra il calcare, i batteri, i microbi, le mosche di Canicattì e le bollette, e, siccome l’avete vista in TV, vi rilascia anche un autografo da piazzare su E-Bay. E rientrare delle spese. Volendo. Ma, se l’acqua voleste averla a portata di bocca, in ogni stanza della vostra C.A.S.A., allora potrete utilizzare il comodo dispenser d’acqua a forma di orso viola in plastica bio. Ci potete bere con gusto però, solo se vestite in jeans coi risvolti, magliettina della salute bianca, e cappellino da baseball. Un accento romano strascicato da inglese maccheronico, aiuterebbe.

Il supermercato, si preoccupa anche dei meno fortunati. C’è una prateria di prodotti in vendita al solo costo di un euro. Un soldo per la vostra felicità. Dieci soldi, dieci volte felici. L’occhio si perde, le mani sono incerte. Ma il carrello è capiente. E ogni esigenza può essere soddisfatta. Utensili d’ogni foggia e misura. Tutti egualmente indispensabili. Per rendere la miseria meno nera. Colorandola di convenienza.

Potete continuare il vostro cammino, aggirandovi in cerca d’orientamento con lo sguardo. In ogni dove, le tentazioni si susseguono. Irresistibili. Come resistere alla candela da festa di compleanno che, da sola, canta la musica della festa ? Una torta animata e sonora. Il sogno d’ogni bimbo in cerca d’autore.

In ogni casa moderna e politicamente corretta non può mancare il dolce cucciolo. Un micio siberiano, o un alano canadese che popoli di sé il vostro MAP. E il supermercato ha una intera zona dedicata agli indispensabili accessori per i vostri migliori amici. Quelli che sembra che parlino. Un delicato patè per cani, con pollo e carotine. Cottura dietetica della scatoletta. O il delizioso sacchetto per gatti, dall’uso incerto. Magnifici, i collari per gatto con il simbolo della vostra squadra di calcio del cuore. Peccato che, attualmente, il collarino con i colori della Pistoiese non sia disponibile. Per le padrone più cool, il collarino per gatti, è anche aromatizzato alla citronella. Così come c’è il guanto per cani all’aloe. Aloe vera, naturalmente. E la palla di pelouche che suona, se stretta tra le mascelle.

Dopo tutto questo girare, può venirvi sete, nel supermercato. A voi, e ai vostri bimbi eventualmente al seguito. Solo per voi, la bevanda di camomilla alla fragola. O il succo di banana e arancia. O il thè verde al mirtillo della Papuasia, che rende le vostre funzioni digestimolatrici, assolutamente in linea con le previsioni dell’Enciclopedia Medica Universale che conservate nello scaffale più in vista della vostra libreria casalinga.

Potrebbe anche accadere che vi venga un sottile stuzzichio d’appetito. Nulla di meglio, allora delle patatine patatose. Se avete un microscopio a portata di occhi, potete leggerne gli ingredienti, e comprendere quanta, quanta cura viene posta per soddisfare i palati più raffinati. Patate disidratate, olio e grasso vegetali, farina di granturco e amido di frumento, maltodestrina e emulsionante E471, destrosio, sale e farina di riso, siero di latte in polvere e glutammato monosodico, inosinato diosodico e guanilato disodico, zucchero e olio vegetale idrogenato, lattosio e proteine del latte, latticello e yougurt in polvere, e in polvere anche la panna acida, insieme alla cipolla, la paprika, lievito e aromi di pomodoro, e poi estratto di paprika e peperoncino verde piccante, e l’acido lattico, e, dulcis in fundo, polvere d’aglio, peperoncino e spezie. Tutto per una sola patatina. Tutto per voi.

Avreste ancora molto, da girare nel supermercato. Vi accompagnerei volentieri. Ma, ormai, conoscete la strada. Perdetevi, ritrovatevi, nel supermercato. Curiosate e, soprattutto, comprate.

Io, sono solo un po’ stanco e ho bisogno di riposare, e perciò mi fermo. In un cantuccio. Magari un’altra volta completiamo il giro. Però, dopo le patatine davvero ho bisogno di uscire all’aria che resta. D’altra parte, lo sapete, non si può far molto affidamento su di me. Io sono solo uno spaventapasseri di paglia. Senza cervello.

La colonna sonora è “Lost in the supermarket” dei Clash. Nella versione in vinile, al massimo del volume, che distorca ogni tanto il suono.


08 Novembre 2014

Categoria : Cultura
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