Allerta, non facciamoci mancare niente
Vogliamo riflettere sul caos delle allerta meteo, ultima moda italiana? Dalla totale assenza di comunicazioni della Protezione civile, due o tre anni fa, siamo all’esagerazione. Per la serie: non facciamoci mancare niente. Meno che mai il ridicolo.
Ieri 5 novembre, ben tre comuni (L’Aquila, Roseto, Chieti) raggiunti da messaggi di allerta meteo dalla Protezione civile, ritengono utile girarli alla popolazione, e lo fanno responsabilmente. Andando a leggere le allerta nei testi originali, si scopre che sono il contrario di una comunicazione utile: burocratici, pieni di sigle e segni incomprensibili, protocolli, riferimenti, numeri. Una allerta meteo dovrebbe in quattro o cinque righe dire quando e dove potrà piovere molto, e non confondere le idee persino con i colori: arancione cosa vuol dire? Molto o poco pericolo? Insomma, il solito goffo modo di contribuire ad accrescere distanze tra Stato e cittadini. E’ evidente che manca gente capace di scrivere due righe semplici, chiare, esaurienti, in italiano e non in ostrogoto. La fumosità bizantina inventata per dire: ci sono, ti parlo, sono competente, non importa se non capisci…
Oggi 6 novembre non accade nulla. Appena poche gocce qua e là in Abruzzo, scirocco, cielo cupo ma niente di che. Almeno fino a stasera. Ovvio che una allerta meteo riguarda le ore successive alla diffusione, non i giorni… che verranno. O no?
Comunque è chiarissimo che in Abruzzo non si sono avute situazioni rosse, gialle, arancioni o di altri colori.
Chi ha guardato le previsioni meteo sia in tv sia altrove, il 4 e 5 novembre, sa benissimo che tutti i servizi prevedevano situazioni gravi in quasi tutta Italia, meno che in Abruzzo. Sorge il dubbio: su cosa si sono basate le allerta? Dove avranno attinto le previsioni che hanno indotto qualcuno a lanciare preallarmi? Mistero. E anche mistero piuttosto buffo…
Ma va bene così. Tanto, la prossima volta nessuno azzeccherà niente, secondo le migliori tradizioni. Dunque, non guastiamoci il fegato e facciamoci una risata. Almeno fino alle prossime alluvioni e tracimazioni, con danni e tutto il contorno che, dopo due, tre anni, darà gloria ad un politico. Il quale annuncerà l’arrivo di risarcimenti. Prima delle elezioni.
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