“Ora non gioco più da solo”
L’Aquila – (di G.Col.) – (Immagini: in evidenza, Adorazione dei Magi, Giotto, Scrovegni di Padova) – Dopo tanto tempo, il rincorrersi dei fatti ha convinto il sindaco Massimo Cialente a confidare oggi in tv: “Ora non gioco più da solo“. E’ uno dei suoi commenti alle notizie da epifania, da manifestazione quasi… divina dei potenti romani, che recano soldi per ricostruire L’Aquila e il cratere. Il risultato di una volontà politica che porta sicuramente il timbro del PD. E di Renzi. Sarebbe ipocrisia e livore non riconoscerlo.
Sono stati necessari cinque anni e mezzo per dare corpo – e scrivere su una legge, quella di stabilità – che occorrono risorse per portare a termine l’impresa. Ma, vista l’entità enorme delle risorse, e visto il periodo non certo lussureggiante delle finanze italiane, un’impresa che ha dello straordinario. Nel senso proprio del termine: al di fuori dell’ordinario.
Ricostruire una città e un territorio, 55 comuni oltre a quello più grande, pieni di chiese, palazzi, architetture illustri, pezzi di storia, e migliaia di case, è uno sforzo titanico per qualunque collettività . Per farselo garantire, come Del Rio ha fatto ieri, sicuramente il sindaco Cialente ha dato tutto ciò che poteva e anche di più. Ha strepitato, ha alzato la voce, ha adottato misure eclatanti (strapparsi la fascia, ammainare bandiere, bombardando di messaggi le massime istituzioni) e sovente si è sentito solo. Oggi ha ottime ragioni per sbottare: “Ora non gioco più da solo”. Se di gioco si è mai potuto parlare, visto che è stato quasi sempre funambolismo acrobatico.
La squadra c’è, oggi, ma non c’è sempre stata. A parte le generosa attenzione del sottosegretario Del Rio, Legnini ha giocato un ruolo primario, D’Alfonso ha spalleggiato, fiancheggiato, e tuttora intende farlo (legge per L’Aquila capoluogo, che a dire il vero non è una novità …), la senatrice Pezzopane ha con incredibile tenacia mantenuto la presa quasi disperatamente. Lolli, solo di recente dotato di un ruolo significativo, ha avuto compiti non sempre in luce. L’assessore Di Stefano ha fornito la sua onnipresenza sui problemi, la sua metodica e composta lavorazione dall’interno. Ma è stato l’irriducibile sindaco a stringere le redini, senza cedere un istante anche quando altri avrebbero mollato e se ne sarebbero partiti in camper per i fiordi svedesi.
Finisce qui la pagina bella della storia.
Infatti, incalzano domande, molte delle quali senza risposta, ormai. Perché non si istituì una tassa di scopo? Stiamo ancora pagando sulla benzina quella per il sisma in Irpinia. Lo sa qualcuno? No, eppure è la prova che le tasse di scopo servono e risolvono, e vengono addossate a tutti, in base ad un consumo, e non per obbligo generalizzato. Perché i governi precedenti quello di Renzi non hanno fatto come ha fatto Renzi? Non hanno voluto. Spalmare le risorse in quattro anni, e garantire soprattutto la loro erogazione automatica, prevedibile, calendarizzata, è un modo serio e affidabile di agire. So quanto avrò l’anno prossimo e quello dopo… e così via.
Una tassa di scopo (che Cialente e la Pezzopane chiedevano) sarebbe stato un modo serio e confortante di venire incontro ai terremotati, e di non accasciare gli italiani con nuovi balzelli e oneri fiscali. Decidere sulle risorse e sui tempi di erogazione sarebbe stato (e oggi sicuramente è) un atteggiamento da paese serio e organizzato. Risparmiare ai vari Cialente e gli altri politici l’estenuante andirivieni per elemosinare denaro a Roma, tra trappole e inganni di taluni politici e partiti, sarebbe emerso come metodo da Stato democratico.
Resta l’ultimo dubbio. Dove prenderanno tanti soldi? 6,2 miliardi (in realtà poco più di 5, essendo il resto già disponibile) sono molto denaro. Manterranno le promesse, o meglio potranno mantenerle?
Il futuro, dice la cultura classica, è nel grembo degli dei. Ma un anticipo di futuro ce lo hanno già consegnato ieri. Ci hanno detto: “L’Italia ha deciso che potete campare, l’area terremotata è territorio nazionale”. Ce ne avevano fatta passare tante, che in tanti ne dubitavamo molto.
Non c'è ancora nessun commento.