“Il Tempo”? Senza l’edizione Abruzzo
Pescara – TARDIVI SOPRASSALTI DELLA POLITICA – Chi chiederà da domani Il Tempo in edicola sarà avvertito: l’edizione è nazionale, l’Abruzzo-Molise non c’è. E perché? Perché è morto. Sì, da oggi. Con tanto di funerale sotto la redazione regionale di Pescara, in centro. Tra l’amaro e il sorriso forzato, con bara di cartone e fiori in ikebana, lumini (tanto di questi giorni sono ovunque), facce di chi riceve solidarietà dalla gente, e anche da qualche vip politico (due righe le ha scritte, a quanto pare, anche il presidente D’Alfonso).
Un funerale che lo è davvero, perché il Il Tempo regionale non si vedono spiragli, non si nutrono speranze. Dieci giornalisti licenziati, una trentina di collaboratori precari in tutto l’Abruzzo di punto in bianco a casa. Né un euro di liquidazione, né ammortizzatori sociali: non sono previsti. Del resto, quale sia la condizione dei precari lo sanno tutti, e chi supponeva che per i giornalisti esistessero privilegi è servito. Possibilità di collocazione in altre testate? Pari a zero o quasi. I professionisti non sperano neppure, dovranno darsi da fare ognuno con i suoi mezzi, se ne ha, e qualche preziosa conoscenza. I precari potrebbero in pura linea teorica restare tali e forse lavoricchiare per altri. Ma con quali prospettive, visto che il settore editoriale è allo stremo come tanti?
Il Tempo Abruzzo-Molise esisteva (prima solo Abruzzo) da decenni. Da un momento all’altro, non esiste più.
Difficile capire se le istituzioni e i politici, i tuttologi e i chiacchieroni a gettone che dicono sempre con parole difficili cose vuote, si rendono conto o no di quale febbre soffra questa regione, che sta drammaticamente arretrando sul piano economico, e anche sul piano culturale e sociale. Una terra in cui si spengono i giornali sta davvero male. Sta assai peggio di venti o trent’anni fa.
Il consigliere regionale Mario Olivieri di Abruzzo Civico al termine della manifestazione ha detto: “L’amministrazione regionale deve adottare provvedimenti che ricalibrino il sistema della comunicazione alla luce delle nuove esigenze di informazione utilizzando le attuali professionalità della carta stampata. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che la chiusura e il ridimensionamento delle redazioni, genererà disoccupazione e sfruttamento, è chiaro che non si può restare a guardare”. In serata, solidarietà e parole di circostanza anche da Nazario Pagano (FI). Altre arriveranno sicuramente, ma le risparmieremo ai lettori.
(Ndr) - Il nostro giornale ospiterà sempre volentieri tutto ciò che qualunque collaboratore de Il Tempo vorrà dire, scrivere, esprimere. Nel rispetto della piena libertà di pensiero, opinione, idea. Forse è poco, anzi lo è di sicuro. Ma talvolta poter dire ciò che si prova, senza censure né condizionamenti, è un conforto. Siamo qui.
Quanto ai tardivi impegni e alle esortazioni politiche. comunque arrivano tardi. Sanno di stantio. Alla profonda crisi dell’editoria bisognava pensare molto tempo fa, quando ci sono state le prime chiusure. O i politici erano altrove? Qualche idea, oltre alla voglia di essere sempre in prima pagina con foto in tv, dovevano farsela venire: tipo una legge per istituire uffici stampa in tutti gli enti e istituzioni, occupandoli con veri giornalisti scelti nell’elenco dei disoccupati, invece che nelle agende dei più graditi al regime.
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