Soppressioni, L’Aquila (sempre scippata) vicina a Sulmona e Avezzano per i tribunali
L’Aquila – (di Maurizio Capri, capogruppo PD al Comune) – (Foto: in evidenza il sostegno ai tribunali minacciati di soppressione, e sotto Maurizio Capri) – Mi sento in dovere di intervenire in merito alla questione, e alle relative polemiche, riguardanti la paventata soppressione dei Tribunali di Avezzano e Sulmona. Ne sento il dovere in virtù del mio ruolo di avvocato e di consigliere comunale e delle conoscenze e competenze che me ne derivano. In primo luogo, in riferimento alle dichiarazioni rese in Aula dal Sindaco Cialente, durante la seduta consiliare dedicata alle problematiche della giustizia, vorrei chiarire che il senso è stato travisato. Il terzo lotto degli interventi di ricostruzione del Palazzo di Giustizia dell’Aquila, infatti, dei quali ha parlato il primo cittadino, rientra in un progetto complessivo di ampliamento della struttura, risalente a un periodo antecedente il sisma, quando iniziarono già a evidenziarsi esigenze legate alla carenza di spazi degli Uffici giudiziari. La localizzazione della nuova ala, dunque, non è certo funzionale alla presunta necessità di ospitare le sedi dei tribunali di Avezzano e Sulmona e, del resto, quello che è cambiato nel tempo, in seguito al sisma e alle dinamiche legate alla ricostruzione, è solo l’ipotesi di localizzazione della nuova struttura. Ipotesi da rivedere alla luce, come ha dichiarato lo stesso sindaco, delle perplessità manifestate dalla Soprintendenza ai Beni artistici rispetto ad una collocazione a ridosso delle mura medievali.
Nei confronti dei colleghi di Avezzano e Sulmona, e di quanti operano nella giustizia nelle due città , vi è, invece, la massima solidarietà da parte mia personale, a livello professionale e politico, così come quella del Sindaco e di tutta la comunità aquilana.
Una città , come la nostra, che troppo spesso, negli anni, si è vista scippare sedi e servizi in favore di altre realtà , non può che essere vicina a quanti vivono questo tipo di apprensione. Ritengo, peraltro, che la soppressione dei due Tribunali costituirebbe un vulnus per l’intero sistema regionale e territoriale della giustizia, dal momento che verrebbero eliminati presidi di legalità importantissimi, a fronte di un risparmio presunto e irrisorio, come dimostrano i dati che provengono da altri casi analoghi. Saremo pertanto vicini ai colleghi del Foro di Avezzano e Sulmona in tutte le loro iniziative per la tutela dei rispettivi Tribunali. Le aree interne, in questa come in altre battaglie, come ho sempre sostenuto, devono infatti fare fronte comune, per tutelare le proprie risorse e le proprie eccellenze e peculiarità .
(Ndr) – Quasi mai la politica locale merita assoluzioni, né tanto meno elogi, ma forse stavolta sì. A ben guardare sopprimere i tribunali di Sulmona e di Avezzano è stato sempre – dall’inizio – un progetto dissennato, privo di senso e incapace di produrre risultati utili anche sul piano del risparmio. Lo hanno sempre detto tutti e anche i politici aquilani.
Togliere ad un’area come la Marsica (120.000 residenti) il tribunale semplicemente non ha alcun senso: è da balordi. Togliere il tribunale a Sulmona, caposaldo geografico di un’area difficile per sua natura e già difficilmente vivibile sotto tanti altri aspetti, vuol dire rimuovere la presenza dello Stato e offendere un’antica città che vive anche di tradizioni e di valori consolidati.
Chi ha progettato a Roma, dietro comodi tavoloni in stanze ben riscaldate e spesso vuote, solo obbedendo supinamente alla politica, soppressioni e amputazioni, agisce come gli alleati nel dopoguerra: disegnarono sulle carte geografiche i confini di Israele senza sapere nulla o preoccuparsi di nessuno. I risultati li vediamo dopo 60 anni di sangue e stragi.
Né il sindaco Cialente, né altri hanno mai pensato alle soppressioni (peraltro rimandate al 2018 e condizionate da referendum), o pensano che L’Aquila possa o debba avvantaggiarsene. Caso mai il contrario. Il palazzo di giustizia deve essere semplicemente finito: i lavori durano da cinque anni, ma ricordiamo anche che l’edificio (progettato negli anni Sessanta) non era mai stato finito e completato neppure negli interni e negli arredi. Un’incompiuta, quindi, e L’Aquila, oltre che agli scippi, è abituata ad averne sempre a decine, sfuse e a pacchetti. Volerlo oggi completare mentre qualcuno sogna altri scippi (la Corte d’appello e il Tar fanno gola a talune locuste) pare legittimo. Pensare che la politica possa causare altri danni inventandosi tagli e soppressioni è semplicemente prendere in esame un’ipotesi: in questo paese accade di tutto, figuriamoci…
Bisogna semplicemente impedire che accada.
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