Il Tempo, il giornale che rispettava le idee
L’Aquila – Da Reno Giovagnorio riceviamo: “Caro direttore, ho letto il tuo pezzo che narra la fine del dorso Abruzzo-Molise de “Il Tempo”. Con questo giornale e per molti anni, per non dire diversi decenni, ho collaborato anch’io. Mai subìto, come autorevolmente anche tu affermi, alcun tipo di pressioni da parte di chicchessia e, soprattutto, mai vista rettificata di una sola virgola una corrispondenza. Un insolito rispetto della libertà di pensiero, molto raro nel mondo della carta stampata.
Ecco, mi ha fatto piacere leggere il tuo contributo su “Inabruzzo”, dove – a smentire quanti credono o abbiano creduto una certa sottomissione de “Il Tempo” al cosiddetto potere politico – rievochi alcune delle tue coraggiose e spigolose inchieste. Proprio ieri, riordinando il mio archivio, mi sono trovato tra le mani i numeri di un paludato trimestrale. Si chiamava “Noi” ed era diretto da Roberto Persia. E lì le inchieste di Gianfranco Colacito, se non erano randellate erano vere e proprie cannonate. Con viva cordialità ”.
(Ndr) – Scrivendo un’ inchiesta sulle speculazioni edilizie nel Parco d’Abruzzo (primi anni ’70 o giù di lì, se ricordiamo bene) capitò di riferire di un’indagine della Finanza che puntava in alto, davvero in alto, verso parenti … scavezzacollo – diciamo – di personaggi assai vip. Dopo un paio di articoli, da Roma un vertice del giornale (personaggio molto conosciuto anche oggi) ci chiese di poter leggere “prima” le puntate dell’inchiesta. Nessun problema: invece di spedirle “fuori sacco” alla redazione province, prendemmo ad inviarle direttamente al nostro. Non accadde nulla. Uscirono tutte e senza amputazioni. Fu l’unica occasione, in tanti anni di collaborazione con Il Tempo, in cui avvertimmo una particolare “attenzione”. Comprensibile anche oggi, se dicessimo chi erano i personaggi indirettamente coinvolti.
L’inchiesta andò a compimento. Qualche mese dopo, il personaggio del giornale di cui abbiamo parlato ci raddoppiò lo stipendio Intendiamoci, da pochissime lire a poche lire. Ma una soddisfazione mai dimenticata.
Poi la vita è andata avanti, e ora Il Tempo Abruzzo-Molise chiude. E’ vero, tutto passa, tutto di cancella, tutto si rimpiazza. Ma è ugualmente molto triste. Chi sa se qualcuno di quelli che parteciperanno agli stati generali sull’editoria convocati da Di Pangrazio sa o soprà mai queste cose. Un giornale non è solo un pezzo di carta con dell’inchiostro sopra. Anche se degli articoli – come dice Giovagnorio – randellate o cannonate il mondo non lo hanno cambiato, visto ciò che accade oggi…
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