Caduti sui campi, incidenza ancora alta
Avezzano – “Il bilancio è più che positivo: è stata una giornata importante, in cui sono state avanzate delle proposte subito raccolte dagli interlocutori istituzionali che hanno partecipato a questa iniziativa. Come Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il nostro compito sarà ora quello di rendere operative queste sinergie”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, al termine della manifestazione in onore dei Caduti in Agricoltura, che si è svolta stamattina ad Avezzano, nella sede dell’ex Arssa.
Al convegno, cui hanno partecipato anche alcune classi dell’Istituto Agrario “Arrigo Serpieri”, sono intervenuti l’Assessore regionale alle Politiche Agricole Dino Pepe, il Presidente della Commissione regionale Agricoltura Lorenzo Berardinetti, e per l’Inail il direttore regionale Enrico Susi e quello provinciale dell’Aquila Antonello Maraldo. In apertura dei lavori, l’Assessore Pepe ha rimarcato come l’incidenza degli infortuni in agricoltura sia ancora molto alta e ha chiesto all’Inail di attivare dei percorsi formativi riservati agli studenti degli ultimi anni degli Istituti Agrari. Proposta subito raccolta dal direttore Susi, con l’istituzione di apposite borse di studio che l’Inail ha già sperimentato in altre scuole.
Ma dall’istituto è arrivata anche un’altra richiesta: quella di avviare una collaborazione interistituzionale tra lo stesso Inail, la Regione e le associazioni di categoria degli agricoltori e i sindacati, per avviare un percorso di adeguamento alle normative di sicurezza direttamente nelle imprese agricole. “Perché – ha rimarcato Susi – quello che a noi preme è soprattutto prevenire gli infortuni, a fianco delle aziende, più che effettuare meri controlli sanzionatori. E ci sono anche dei fondi disponibili, pari a 423mila euro, per la messa a norma dei macchinari”. Maraldo ha ricordato che nel 2013 gli infortuni in agricoltura sono stati in Abruzzo ben 1839, mentre analizzando quelli mortali, si scopre che alcuni decessi riguardano agricoltori oltre i 65 anni di età, che continuano a lavorare nei campi. “Va comunque fatta una distinzione – ha sottolineato – quella tra gli agricoltori assicurati all’Inail, che quindi svolgono quell’attività lavorativa a prescindere dall’età, e coloro che invece non hanno posizioni assicurative presso il nostro istituto perché svolgono altre occupazioni. E gli incidenti in cui questi ultimi rimangono coinvolti non fanno parte delle nostre statistiche”. Il numero dei morti nei campi, quindi, è maggiore del dato contenuto nelle tabelle, “come è molto alta – ha aggiunto Alberto Valente – l’incidenza delle menomazioni seguite agli infortuni, dovute spesso alla scarsa attenzione nel maneggiare macchinari e attrezzature in movimento”. Di Pangrazio ha chiesto di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli infortuni in agricoltura, mentre Christian Rocchi, in rappresentanza degli studenti del Serpieri, ha rivolto un appello alle imprese agricole, affinché diano la possibilità agli studenti di collaborare e formarsi direttamente “sul campo”. Il Vescovo dei Marsi Pietro Santoro e il Presidente della Commissione Lorenzo Berardinetti, hanno posto l’accento sulla necessità di verificare le condizioni di lavoro delle migliaia dei braccianti agricoli extracomunitari occupati nel Fucino.
“Sui braccianti extracomunitari – ha attaccato monsignor Santoro – da troppo tempo è calato il silenzio. La Diocesi a breve promuoverà delle iniziative per riaprire il dibattito su questo argomento”. E Berardinetti ha continuato, facendo un paragone con la condizione degli agricoltori marsicani negli anni ’50. “Allora – ha detto – c’era la schiavitù dai padroni della terra, da cui i nostri antenati si sono liberati con dure lotte. Oggi la storia si ripete e il triste fenomeno del caporalato va sconfitto con forza, coinvolgendo associazioni, istituzioni e sindacati”. La cerimonia si è conclusa con la consegna di una targa al Comune di Celano, in memoria dell’eccidio del 1950, in cui furono uccisi due agricoltori e altri 12 rimasero feriti dai colpi d’arma da fuoco sparati sulla folla, durante una riunione in piazza. “Questa non è una semplice targa commemorativa – ha puntualizzato il Presidente Di Pangrazio – ma è il simbolo di quelle lotte di libertà che hanno permesso a questo territorio di crescere e svilupparsi”.
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