Italia pigra: tra i 20 Paesi più sedentari al mondo
(a cura di Flavio Colacito – psicopedagogista).Tablet, telefonini, pc e tv possono contribuire a inibire fortemente il movimento fisico, oltre a essere potenziali “nemici” dei processi di socializzazione attiva, contribuendo ad elevare la sedentarietà a vera e propria patologia, una realtà preoccupante anche per l’Italia. I dati parlano chiaro più di ogni teoria sui mass media, tanto che il nostro Paese è nella top 20 delle nazioni più pigre al mondo: siamo 17esimi, con un indice di inattività del 54,7%. La media si ferma al 31,1%. Ad evidenziare la situazione complessiva sono i medici dello sport che dal 23 al 26 ottobre si riuniscono a Catania per il XXXIV Congresso nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), dal tema “Sedentarietà: una nuova patologia”. La Fmsi, in qualità di Federazione medica del Comitato olimpico nazionale italiano dal 1929 e di Società scientifica di medicina dello sport, cerca di far prendere coscienza alla collettività sui potenziali rischi di una situazione su alcuni aspetti della salute destinata a peggiorare , riconoscendo la sensibilità del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, figura di governo , “che ha dato prova in diverse occasioni di grande lungimiranza, potrà essere la prima al mondo – puntualizza Fmsi – a introdurre la sedentarietà come vera e propria malattia riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. Al pari dei disturbi cardiovascolari, del diabete, dei tumori”. Purtroppo la situazione parla chiaro, senza lasciare alibi alla vecchia abitudine che negli anni voleva l’Italia un’ “isola felice” rispetto al modello americano, con al centro la dieta mediterranea come cura a tutti i mali e una presunta qualità della vita sociale e relazionale tra le migliori del mondo, visto che i dati descrivono una realtà diversa. Se paragoniamo la situazione italiana all’Unione Europea, il senso di realismo prevale ancora più evidentemente: siamo quinti, superati soltanto da Malta, Cipro, Serbia e Regno Unito. L’Istat censiva, nel 2013, oltre 24 milioni di sedentari, pari a circa il 42% della popolazione.”Abbiamo quindi deciso di portare al centro del nostro appuntamento, che riunisce oltre 1.500 medici, tra i 5000 iscritti alla Fmsi, il concetto dell’inattività fisica come vera e propria patologia”, tengono a precisare i medici dello sport. Al Congresso saranno presenti le letture magistrali di Giuseppe De Rita, presidente Censis e Michael Sagner, presidente della European Society of Lifestyle Medicine. Durante la sessione su “Esercizio fisico, cervello e mente”, interverrà Cristina Alberini (New York University), ciò in riferimento alle ultime scoperte scientifiche che hanno ormai dimostrato quanto la sedentarietà riduca la neuroplasticità e le dimensioni dell’ippocampo, oltre a incrementare l’invecchiamento dei telomeri. Una sana e continuativa attività fisica è alla base di qualsiasi effetto neuroprotettivo, favorendo risultati positivi sull’apprendimento, un dato non da poco soprattutto quando si parla anche di terza età in una realtà dove gli anziani aumentano vista la bassa natalità.Giuseppe Novelli , Magnifico Rettore dell’Università di Tor Vergata Roma, parlerà dei temi legati alla prevenzione in questo settore con una lettura dal titolo “Test genetici nella prevenzione della morte improvvisa”.Cambiare prospettiva sulla considerazione della sedentarietà come una patologia vera e propria sarà utile in futuro per intervenire sul tema dei costi socio-sanitari, ridimensionando così il carico totale. Il medico specialista in medicina dello sport è, per tale motivo, la figura di riferimento in questo campo, così come l’attività motoria è necessario occupi un adeguato spazio a livello preventivo, terapeutico e riabilitativo. Sarebbe conveniente comunicare in maniera adeguata e sistematica alcuni dati sul perché la pratica di uno sport è salutare, contribuendo attivamente all’allontanamento di molti soggetti a rischio da stili di vita sedentari. In generale i ragazzi risultano essere più pigri degli adulti , in particolare rispetto a quelli trai 30 e i 50 anni, dove la pratica di uno sport è vista come fattore di aggregazione o per seguire i consigli del medico. Terminata la scuola , già carente di suo in quanto ad attrezzature, gli adolescenti si trovano a dover impattare con una realtà carente in quanto a spazi e strutture, abbandonando spesso per sempre l’attività fisica. Lo sfruttamento dello spazio disponibile diventa fondamentale assieme ad un’informazione che i media dovrebbero offrire sui benefici dell’esercizio fisico, così come ribadito dalla Federazione medico sportiva italiana.”Il movimento fisico è, insieme alla corretta alimentazione, uno dei garanti del benessere individuale. E va prescritto come terapia, al pari di un farmaco, nella giusta dose individuale, dove la sedentarietà deve essere riconosciuta come patologia”, chiariscono i medici dello sport. “Per tutti questi motivi, il messaggio scientifico che vuole arrivare al ministero della Salute è di procedere insieme alla Fmsi su un percorso ormai necessario e non dilazionabile per la salute di tutti i cittadini, che vede il riconoscimento della sedentarietà come patologia all’interno del Ssn”. Non c’è che da essere pienamente in sintonia con questi principi di educazione sanitaria in tema di sport ed attività fisica connessi ai bisogni formativi dei giovani e non più tali.
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