Macerie, tutto sotto gli occhi di tutti per mesi
L’Aquila – INTERVIENE IL DIRETTORE MARKETING CHIARAMONTE – 4.000 I METRI QUADRATI SEQUESTRATI E NON 20.000 – Tutto all’aeroporto dei Parchi è avvenuto per mesi sotto gli occhi di tutti. E nessuno ha trovato qualcosa da ridire. La storia della nuova inchiesta sull’interramento di macerie presso la pista, con sei indagati, l’abbiamo raccontata ieri e non c’è bisogno di dilungarsi ancora. Ora le solite procedure giudiziarie, gli interrogatori, le manovre difensive: tutto secondo copione. Di nuovo, per niente piacevole, c’è stata ancora una volta la forte attenzione mediatica nazionale. La storia è finita nei telegiornali nazionali. Un’altra inchiesta a L’Aquila, e così via i consueti acidi commenti di certi mass media sulla travagliata ricostruzione nel cratere.
Tutto ciò non fa bene alla città e non spiana la strada alla soluzione dei problemi: come dire, sarà sempre più difficile avere i soldi , sia dal Governo italiano che, soprattutto, dall’Europa. Chi ha torto e chi ha ragione, quanto marcio c’è nella storia, lo dirà l’inchiesta che, si badi, procede a cura della procura distrettuale antimafia.
La gente è attonita. Sei camion (che sono finiti sotto sequestro) hanno veicolato per mesi enormi quantitativi di macerie provenienti, pare, dalle demolizioni della zona est della città. Sotto terra all’aeroporto è finito di tutto. I camion andavano e venivano per giorni, settimane, si scavava e si scaricava. Nessun cittadino potrà mai capire come mai non vi sia stato mai un controllo su quei mezzi. Non si può chiedere alla gente di credere che sempre tutto possa avvenire impunemente, e le “bombe” esplodano sempre a cose fatte. L’Aquila non è una metropoli, anche se si è allargata e allungata a dismisura, e le strade che portano verso lo scalo aereo e le sue pertinenze sono poche, peraltro sempre semideserte: inaccettabile che non avvengano controlli di alcun tipo su un movimento di mezzi pesanti carichi di macerie.
Può darsi che anche questa volta, alla fine, venga fuori che c’erano carte e autorizzazioni. Ma è palmare che se sei persone sono indagate, dalle indagini risulti che nel loro comportamento c’è più di una ipotesi di illiceità o illegalità
Tutto ricorda la grottesca vicenda della discarica di Bussi “scoperta” nel 2007: decine di migliaia di tonnellate di veleni sepolti nella campagna, sotto i viadotti dell’autostrada e a due passi dai centri abitati, da scuole, ospedali, fattorie, ferrovia, strade e stradine percorse tutti i giorni. Ma per anni e anni, nessuno si era accorto di niente. Occhi sigillati, più che chiusi benevolmente…
Certo, qui a L’Aquila la storia è molto meno gigantesca. Sono “solo” 4.000 metri quadrati di terreno, quelli sequestrati come precisa oggi la XPress; sono “solo” poche migliaia di metri cubi di macerie. Ma è a guardare bene sempre la stessa storia.
Ognuno fa quel che vuole, scava, scarica, interra, va, viene, e nessuno ci trova qualcosa da ridire, da controllare, da verificare. Strabiliante. O si esagera sempre tutto, ipotesi neppure questa da scartare?
CHIARAMONTE – In riferimento alle indagini in corso, interviene il Dott. Ignazio Chiaramonte, Direttore Marketing e Commerciale della Xpress: ”Io mi occupo di attività di marketing e commerciale. Vedere il mio nome associato ad attività criminose legate anche alla sofferenza del territorio oltre a ledere la mia immagine mi avvilisce in primis come uomo oltre che come professionista. Ho fatto dell’etica morale uno stile di vita grazie anche all’educazione ricevuta dalla mia famiglia. Mi auguro che si chiarisca al più presto la posizione mia e quella della società”
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