Balconi, incombe anche la prescrizione


L’Aquila – (G.C.) – GLI AVVISI DI REATO FIRMATI DALLA D’AVOLIO SAREBBERO 39 – Vertice in Procura anche oggi e, che si sappia, ancora nessun avviso di garanzia arrivato a destinazione, benché ne siano pronti, o già partiti, almeno 38, firmati dalla PM Roberta D’Avolio. Nei giorni passati si è fatto a gara nell’arte della previsione, tipica di un certo giornalismo basato sulle sensazioni: chi parlava di 15 e chi di 40 avvisi di reato. L’inchiesta potrà scattare in avanti solo quando da Piacenza arriveranno le carte di quella Procura. Ma, ormai si può dire, su una strada investigativa ben tracciata.
Carte che riguardano un’inchiesta sull’acquisto di materiale ligneo per l’edilizia, valore 11 milioni, rifilato da affaristi russi (ci mancavano solo loro, ora siamo al completo in Europa e anche in Italia) a qualcuno lassù in Emilia, che intendeva pagarlo poco e farlo pagare molto.
Avete già capito che è il materiale ligneo usato per gli edifici antisismici in alcune new town aquilane. Dove crollano i balconi. Una storia intricata, confusa anche dal fallimento di alcune imprese. Resta difficilmente districabile. Emana cattivo odore, come tante altre vicende di cui vergognarsi.
Quel che più si teme, al momento attuale, è la possibile prescrizione dei reati. Spieghiamoci.
Chi non sa, deve sapere che nell’Italia che Renzi vuole rendere svelta, veloce, moderatamente europeizzata, delle carte giudiziarie spedite da Piacenza a L’Aquila, possono impiegare un tempo indeterminato per arrivare. Un tempo “x”, incognita di un’equazione non risolvibile. La giustizia ignora la telematica, forse anche i corrieri veloci, e altri sistemi evoluti per far circolare le carte ma soprattutto i loro contenuti. Spedisce, non si sa però quando e ad opera di chi, e nessuno può sapere quando si verificherà l’evento “arrivo a destinazione”. Del resto, negli uffici giudiziari di una stessa città capita che un fascicolo impieghi tempi smisurati, ma soprattutto non prevedibili, per passare da un ufficio all’altro. E così tra primo e secondo grado di giudizio, il tempo torna “x”…
Capita sovente che persino le notifiche vengano fatte in ritardo o sbagliate, facendo saltare udienze e processi interi.
L’Italia è così: faraonica nel senso che è ai tempi dei faraoni, non della grandiosità…
Se le carte piacentine non arrivano (e poi bisogna anche leggerle), l’inchiesta sui balconi, chiamiamola così, presumibilmente rimarrà ferma. Senza inchiesta completa, con tanto di avvisi di garanzia, non si possono sentire per le persone coinvolte, e quindi i termini di prescrizione dei possibili reati (avvenuti diversi anni orsono, appena dopo il 2009) non si interrompono: si va verso la prescrizione.
Esiste, concludendo, il rischio concreto che i magistrati e la forestale abbiano lavorato inutilmente. I balconi di legno fradicio forse segato da betulle russe a loro volta fradice o malate, potrebbe restare pencolanti. E crollare uno dopo l’altro, oppure essere spiccicati a spese del contribuente terremotato, beffato e preso per il logori fondelli. Un’italianata di quelle che fanno ridere l’Europa.
Ma, in questo caso, anche incazzare l’Europa, che non vede l’ora di cucire le scarselle ricolme di euro merkeliani, e beffeggiare gli italiani, dicendo: “Avete avuto fin troppi euro, avete rubato dopo averli avuti, adesso basta: arrangiatevi”.
Un po’ come ha fatto l’Unione con gli immigrati africani e orientali, o almeno per quelli che non sono affogati navigando precari e disperati verso una terra promessa, niente affatto disposta ad esserlo.

L’INCHIESTA – Il pm titolare dell’inchiesta che ha portato a sigillare 800 balconi di 494 alloggi antisismici dislocati in 5 delle 19 newn town del progetto C.a.s.e, sulla scorta di una prima relazione redatta dalla forestale dell’Aquila,scrive l’AGI, ha provveduto ad iscrivere sul registro degli indagati 39 persone. Nel documento della forestale si fa riferimento alla prima parte delle indagini scattate in seguito al crollo per “difetti di costruzione e utilizzo di materiale scadente” di un balcone in legno a Cese di Preturo. I soggetti iscritti nel registro degli indagati avrebbero fatto parte, a vario titolo, dell’intera filiera tra enti e societa’ che hanno avuto competenza nella realizzazione di quelle cinque cittadelle del progetto C.a.s.e., il mega insediamento costruito subito il sisma, costato 1 miliardo di euro, costituito da circa 4.500 appartamenti che hanno dato un tetto a oltre 16 mila aquilani rimasti senza casa a seguito del sisma del 6 apile 2009. Il passo in avanti dell’inchiesta c’e’ stato dopo l’ennesimo summit tra il procuratore capo della Repubblica Fausto Cardella, il sostituto Roberta D’Avolio, il comandante provinciale della forestale Nevio Savini, e quello del Nipaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale dello Stato), Antonio Rampini.
Al summit era presente anche la Guardia di Finanza, corpo che svolgera’ le indagini con il Cfs dopo l’affidamento delle carte, arrivate da Piacenza, dell’inchiesta della procura del centro lombardo, sulla Safwood, la ditta che ha fornito il legno con cui sono stati realizzati i balconi. Secondo le fiamme gialle piacentine che indagavano sul crac dell’azienda, il materiale e’ scadente.
Si attende ora la notifica degli avvisi di garanzia in cui si ipotizzano i reati di crollo colposo e frode nelle pubbliche forniture. Si tratta di avvisi “tecnici” per permettere agli indagati di poter nominare consulenti di fiducia, dopo la decisione del Pm di procedere all’incidente probatorio per analizzare in laboratori specialistici il materiale fornito in fase di realizzazzione delle abitazioni provvisorie.


20 Ottobre 2014

Categoria : Cronaca
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