Pensierino, re e Renzi


(Nemo) – Nel 1915 il re arrivò tra le macerie sterminate della Marsica tre giorni dopo il terremoto. Nel 2009, arrivarono tra le macerie sterminate dell’Aquilano premier, presidenti, papi, ministri e poi i grandi della Terra per il G8. Pensiamo che il premier Renzi avrebbe dovuto arrivare appena divenuto capo del governo a L’Aquila e nel cratere, per occuparsi – come ha fatto altrove in Italia – quanto meno delle scuole.
Null’altro pensiamo delle non visite di Renzi, che ormai sono tre dopo tre annunci politici. Arrivare tra la gente non è obbligatorio. Operare per la gente lo è, ed è proprio quello che il governo non sta facendo per noi esattamente da quando il toscano più importante dopo Dante e Leonardo (lui, Matteo, ne è convinto) è diventato capo del governo.
Noi non ce l’abbiamo con Renzi, per carità: lasciamolo lavorare, qualcosa di buono produrrà, le idee le ha, la voglia pure. Una sola cosa, anzi cosina, pensiamo: se ha da fare, stia pure a Roma. Come è ridotta L’Aquila e quanto sia città morente – come dice il sindaco – lo vedono tutti. Non darsi da fare sarà un errore che ricadrà su Renzi e sul PD, dunque non conveniente per lui e per il partito. Di questo tutti possono essere certi, e comportarsi come credono.
Ma non è che siamo qui a pregare perché Matteo appaia agli aquilani.


13 Ottobre 2014

Categoria : Rubrica
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