Province, dovevano sparire, e invece…
L’Aquila – OGGI SINDACI E CONSIGLIERI COMUNALI VOTANO – Il premier Letta (qualcuno lo ricorda ancora?) tuonò: “Via persino la parola provincia, scompaiano tutte e subito!”. Ingenuo, benchè nipote del meno ingenuo personaggio della politica italiana: davvero era convinto che in Italia si potesse cambiare qualcosa?
Infatti non è cambiato quasi nulla, nel senso che la fetta di potere politico (non più lo stipendio, meno male) rimane intatta, cambia solo pelle.
Eccole, le province, non solo ci sono (e pochi sanno quante siano in tutto, comprese quelle nuove create da pochi anni, tipo Ogliastra…), che vanno al voto per rinnovarsi e dunque esistere ancora per secoli. Ammesso che qualcosa possa esistere ancora per secoli…
I giudizi sulla riforma e su queste elezioni non sono, spesso, teneri. “Una pagliacciata” secondo Acerbo di PRC. Non partecipano al voto i consiglieri del M5S e di SEL. Per Di Giuseppantonio, ex presidente di Chieti non ricandidato, nasce una situazione “bizzarra e stravagante” perchè i nuovi enti saranno senza poteri e senza risorse. E così via.
Indecifrabile la novità , ovvero l’istituzione di un’assemblea dei sindaci, un organismo teoricamente consultivo e propositivo. Non sarà facile, dunque, raccapezzarsi, ma si va.
Dalle 8 di questa mattina si sta votando per le nuove amministrazioni provinciali di Chieti, Teramo, Pescara. Seggi aperti fino alle 20, quindi scrutini e conteggi, che probabilmente richiederanno tempo. I risultati infatti si calcolano in modo complesso: i valori dei voti dipendono dalla grandezza del comune di cui l’elettore e sindaco. Un sistema che chiaramente dà preponderanza ai centri maggiori. La spiegtazione è ovvia: il sindaco di un centro più grande rappresenta più cittadini rispetto a quelloi di un centro più piccolo.
L’amministrazione aquilana ha ancora un anno: la sua scandeza naturale è il 2015 perchè si votò nel 2010 con un anno di proroga, a causa del terremoto del 2009.
Alle urne oggi solo politici e amministratori. I cittadini non sono chiamati a esprimersi. La province dovevano sparire, invece eccole in versione 2014. Saranno diverse, saranno meno costose, ma ci saranno: a fare cosa non lo sa bene ancora nessuno, perchè c’è incerrtezza sulle deleghe e sulle competenze.
La vera novità , almeno dal punto di vista dei cittadini, è che nessuno degli eletti sarà pagato. Fine degli stipendioni a presidenti e assessori, fine delle carriere: di solito l’aspirante potente della politica militava nel partito, si candidava al comune, poi alla provincia e infine alla regione per sedersi sulla poltrona più redditizia e meno impegnativa. Salvo poi salire nell’empireo del parlamento.
Oggi nel voto competono solo amministratori: sindaci e consiglieri comunali. Si tratta del elezioni dette di secondo livello, cioè non di competenza dei cittadini.
Chi aspira a diventare presidente, carica che evidentemente, anche senza stipendio, attira parecchi? I candidati presidenti sono sei. A Pescara due: il sindaco di Abbateggio Antonio Di Marco, e Guerino Testa, che presidente lo è già stato. A Teramo il sindaco di Atri Gabriele Astolfi, contro il consigliere provinciale uscente Renzo Di Sabatino. A Chieti il sindaco di Lanciano Mario Pupillo, quello di Paglieta Nicola Scaricaciottoli.
Le province che usciranno dalle urne oggi avranno limitate competenze su trasporti e ambiente, maggiori sul patrimonio scolastico. Altre loro attuali competenze passeranno ai comuni, o alla regione. Naturalmente nessun dipendente dovrebbe perdere il posto e lo stipendio, o almeno così viene promesso.
Dov’è allora il risparmio? Nella gratuità degli incarichi politici agli eletti, e forse in qualche ufficio di meno per il quale pagare fitto e consumi. In sostanza, risparmi reali e corposi nessuno ne individua.
Quanto alla burocrazia, dovrebbe migliorare, se mai questo in Italia sarà possibile. Intanto, in Abruzzo almeno per un anno rimarrà la confusione, perchè prima dipercepire eventuali miglioramenti, bisognerà attende che si voti anche in provincia dell’Aquila. Quindi almeno un anno. Niente avviene mai davvero e soprattutto in tempi veramente rapidi in questo paese che ciarla e predica, ma non vuole proprio cambiare.
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