Lontani dal “processo alla scienza”

Dal 10 ottobre, domani, processo di secondo grado alla Commissione grandi rischi, condannata dal tribunale dell’Aquila in relazione alle conseguenze del terremoto del 2009. Cinque anni e mezzo dopo la tragedia, la maggior parte degli aquilani, pur in uno scettico distacco ormai consolidato da tutto ciò che riguarda il sisma distruttivo, attende giustizia, risarcimenti, restituzione della dignità e quant’altro si suole dire in queste circostanze. Attende che si chiuda una pagina giudiziaria, ambizione che in Italia è tra le più ardimentose. Poche altre cose sono più complicate e tortuose della giustizia italiana.
In primo grado, comunque, un giudice coraggioso emise una condanna collettiva per tutti i componenti della CGR, che per molti fu severissima, per altri non lo fu abbastanza. Non esisterà mai un’opinione uniforme, quando si parla di processi: sarebbe impossibile. Vedremo e sentiremo l’esito dell’appello, mentre diventa possibile un coinvolgimento di Bertolaso, in seguito all’iniziativa di privati cittadini.
Prima che ambigui personaggi e disonesti raccontatori di fatti ci riprovino, diciamo forte e chiaro che bisogna restare lontani dal becero concetto di “processo alla scienza”, di cui troppi abusarono in primo grado e alcuni continuano ad abusare credendo di aiutare gli imputati. Sarà, come è stato, un processo ad alcuni uomini di scienza per il loro comportamento prima del sisma. Imbastire ancora la sporca tessitura che si tentò di usare in tribunale sarebbe intollerabile. E stupido da parte di alcuni mass media prestarsi all’inganno. Consapevoli o inconsapevoli. Nessuno cerca la gogna, ma nessuno sopporta ancora bugie e falsità.