DPEFR: “Qualcosa è ok, ma molte critiche”
Pescara – LA UIL REGIONALE DIFFONDE LE SUE VALUTAZIONI – “Il documento relativo al Dpefr presentato dalla Giunta regionale ha alcuni aspetti innovativi apprezzabili: e’ snello; e’ costruito sugli obiettivi di Europa 2020 (crescita intelligente, sostenibile, inclusiva); da’ rilievo strategico alla riforma della pubblica amministrazione regionale, che non e’ una riforma ma la riforma piu’ importante da fare. Ci sono pero’ anche rilievi critici da muovere al documento: di analisi, di impianto e di contenuto”. Ad affermarlo e’ il segretario della Uil Abruzzo Roberto Campo. “L’analisi della crisi in Abruzzo – secondo il sindacalista – e’ sbagliata. Il documento la descrive come in linea con quella nazionale (peraltro gravissima), non cogliendo affatto l’interruzione in atto del processo di convergenza tra Mezzogiorno, Abruzzo incluso, e Centro-Nord.
Proprio l’analisi dei dati regionalizzati di Europa 2020 dimostra che durante la crisi economica cominciata nel 2009 l’Abruzzo subisce un declassamento: era nel gruppo di regioni italiane secondo classificato per la realizzazione di quegli obiettivi, mentre oggi e’ scivolato nel terzo. Il disagio lavorativo in Abruzzo e’ tra i piu’ pesanti a livello nazionale, per via del sommarsi di una crisi dell’apparato produttivo da Centro-Nord e di una crisi della piccolissima impresa e dei servizi da Mezzogiorno. Il lavoro, quindi, non puo’ essere un capitolo di un capitolo (quello sull’inclusione), ma l’obiettivo n.1 dell’intero Dpefr. Manca invece un pacchetto di misure a breve termine per contrastare la crisi economica e del lavoro. L’emergenza, evidenziata dai dati Istat sull’occupazione – osserva Campo – richiede vi sia non solo una programmazione triennale, ma anche un piano autunno-inverno 2014-2015, censendo e mobilitando tutte le risorse che possono essere investite immediatamente e i cantieri che possono essere aperti subito. Il FAS, scandalosamente sottoutilizzato finora, deve essere impiegato per rifinanziare progetti nelle aree di crisi (abbiamo avuto ragione a insistere con la precedente Giunta regionale: le prime risorse stanziate sono gia’ state spese) e per integrare i fondi nazionali per gli ammortizzatori in deroga, possibilmente per cominciare a fare politiche attive del lavoro oltre che quelle passive di tipo assistenziale”.
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