Ricordi – Carlo, Gigino e quel caffè Eden
L’Aquila – (G.C.) – Carlo, anzi Carletto Iannini, se n’è andato e con lui svanisce per sempre uno dei ricordi più distinti dell’Aquila di una volta, quella che non solo il terremoto del 2009 ha cancellato evidentemente per sempre. Carlo e suo fratello Gigino erano, negli anni Sessanta, i volti del locale più amato e centrale della città , il mitico caffè Eden ai Quattro Cantoni. Il bar, dotato di una bellissima sala da thè con palcoscenico per spettacoli (di cabaret, pensate, prima e dopo la seconda guerra mondiale), era l’ineludibile luogo di ritrovo e incontro della città che viveva in centro, strusciava sotto i portici, si radunava la domenica mattina per l’aperitivo un po’ snob tra signori in cravatta e signore impellicciate. Un mondo patinato e sicuramente fasullo e ipocrita, una classe dominante della piccola borghesia aquilana, che però era anche stile ed eleganza. Prima dei Sessanta, addirittura, ricordavano gli attempati, il caffè Eden ospitava musica e spettacoli e persino ballerine in reggicalze con la rosa rossa. Una piccola, piccolissima Parigi di provincia.
La sala da thè, artisticamente di gran pregio, era ovattata e appartata, anche per interminabili partite a scacchi o a dama. I giovani dei Sessanta, amici di Carlo e Gigino, vi si intrattenevano fino a notte inoltrata, sotto il naso di impettiti camerieri in papillon che non vedevano l’ora di mandare a casa i tiratardi. Che restavano fino all’alba in compagnia di Gigino, perché Carlo era meno nottambulo. L’immagine della città di una volta, certo meno grossolana e travolta dalla razzumaglia rispetto ad oggi, erano proprio loro, i fratelloni Iannini.
L’addio a Carlo, che il comune vorrà dargli domani con una camera ardente, dovrebbe essere non solo ricordo politico di un personaggio multiforme, irrequieto, iperattivo, prima cacciatore e poi animalista, commerciante, docente all’Accademia di belle arti, sportivo, tiratore al piattello, compagnone in gite e scorribande in montagna. Giocatore per hobby di poker e baccarà , amico di tutti, sempre benevolo e un po’ sornione. Personaggio davvero indimenticabile, che se ne va come tanti altri di quei tempi. Una grande melanconia, una cancellazione impietosa del passato. Muto, sparito da anni l’Eden, il centro stesso non c’è più, i quattro cantoni sono soltanto uno. Un saluto commosso a Carlo, con il quale l’ultima volta avevamo parlato per telefono: voleva che ci dessimo da fare per gli animali. La voce era bassa. La voglia di fare altissima.
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