Gabrielli vede “malevoli pregiudizi”. La contro replica di Visione. La risposta finale di Gabrielli.


L’Aquila – Dal prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, riceviamo in riferimento all’editoriale (ancora in pagina su questo giornale) di Pier Paolo Visione: “Ho letto ‘Buon selfie istituzionale e non’ : purtroppo sia l’interpretazione di quanto da me detto ieri a L’Aquila, sia la ricostruzione dei fatti riferiti agli anni passati scontano malevoli pregiudizi per i quali mi corre l’obbligo di fornire ai lettori le dovute precisazioni.
A L’Aquila sono venuto ieri, lunedì 6 ottobre, semplicemente perché invitato da tempo alla presentazione dell’Accademia di protezione civile, iniziativa promossa dall’Università degli Studi internazionali di Roma e dal territorio, non dal Dipartimento che guido.
Gli stralci di dichiarazione riportati nell’articolo sono stati estrapolati da un discorso più ampio fatto a margine dell’iniziativa rispondendo alle domande di alcuni giornalisti sulla vicenda della Safwood. Ecco, di seguito, quanto da me detto: “Qualora si accertasse una responsabilità sotto il profilo della frode nella fornitura, ovviamente chiederemo conto e non avremo nessun problema a costituirci parte civile perché credo che queste cose, qualora accertate – e sottolineo qualora accertate perché, purtroppo, anche in questa vicenda trovo sempre una spinta ad arrivare alle conclusioni, e molto spesso questa spinta per arrivare a determinate conclusioni ne sottende altre che sono volte a escludere altre responsabilità – per cui, quando ci saranno gli accertamenti sulle responsabilità nella frode della fornitura del materiale da parte di questa società, noi non avremo nessun problema, al contrario di quello che si vuole sempre e comunque rappresentare di una sorta di “associazione a delinquere” che nel tempo ha arrecato danni a questo territorio. Io rispondo dello sforzo del Dipartimento della Protezione civile – perché, anche qui, che significa “la protezione civile”?
Qui ci sono i soggetti che rappresentano il variegato mondo del sistema di protezione civile e tra questi io rispondo per quello che il Dipartimento della Protezione civile nazionale ha fatto, fa e intende fare. Poi ci sono altre parti che compongono il sistema che molto spesso si parano dietro a questa locuzione “protezione civile”. Mi piacerebbe che si cominciassero a individuare le responsabilità di ciascun soggetto per evitare di sottendere sempre alla regola, come è pratica in questo Paese, del “tutti responsabili, nessuno responsabile”.
E l’esplicito riferimento al problema manutentivo delle abitazioni provvisorie è stato correttamente riportato dalla stampa locale oggi in edicola, così come gli stessi articoli hanno messo in evidenza il completo abbandono nella gestione delle modalità di controllo e affidamento degli appartamenti.
Al contrario di quanto da lei interpretato, dottore Visione, non ho detto assolutamente nulla riguardo il processo alla Commissione Grandi Rischi, sebbene sollecitato da alcuni giornalisti, anche per evitare gratuite accuse di “mafiositá” (purtroppo neppure il silenzio salvaguarda dalle malevole interpretazioni, come il Suo intervento dimostra).
Devo poi aggiungere una rettifica riguardo la mia posizione il 6 aprile 2009: ero a disposizione, non certo al vertice del Sisde, posizione dalla quale venni allontanato dieci mesi prima (fu uno dei primi atti del Governo Berlusconi insediatosi nel 2008). Il Governo decise di nominarmi Prefetto a L’Aquila (sede vacante in quel momento) nel Consiglio dei Ministri che si svolse il 6 aprile e così arrivai in città la mattina del 7, dove sono rimasto ininterrottamente per tredici mesi.
Come ho avuto modo di dire in più circostanze pubbliche – e anche a lei personalmente, dottore Visione – la serenità del mio giudizio sugli eventi del pre e post terremoto in Abruzzo è sempre scaturita non da particolari meriti ma dal semplice fatto di non esserci stato prima dell’evento e non avere avuto alcuna responsabilità in merito alla preparazione della comunità nella capacità di risposta a un eventuale sisma (soprattutto sotto il profilo della pianificazione di protezione civile, della messa in sicurezza degli edifici, dell’informazione alla popolazione). In tutta onestà, non credo che molti che spesso intervengono su questi argomenti, come Lei stesso, possano avere la medesima “coscienza a posto”.

La contro replica di Pier Paolo Visione del 8 ottobre 2014

L’Aquila – Dott. Gabrielli la ringrazio per il chiarimento che invia ai lettori in riferimento al mio editoriale. Le sue precisazioni mi danno modo di fare delle nuove considerazioni che le espongo sinteticamente qui di seguito.
Ci siamo conosciuti ed incontrati in più occasioni, abbiamo pranzato e cenato insieme, ma mai ci siamo aperti così in profondità, come in queste poche righe depositate su un giornale online, su concetti inerenti il ruolo della protezione civile ed il processo alla Cgr che lei porta di nuovo alla mia attenzione. Forse non era il momento e forse, da persona molto ma molto intelligente, non ha ritenuto elegante confrontarsi su tali argomenti percependo che con me non avrebbe cacciato un ragno dal buco, ed abbiamo tutti recitato le nostre parti. La mia era la più triste.

E’ del tutto evidente che l’editoriale le ha dato fastidio, un fastidio espresso in questa sua replica piccata e di nuovo strumentalizzata con il suo solito messaggio nella bottiglia inviato non si sa bene a chi. Lei alla fine afferma “In tutta onestà, non credo che molti che spesso intervengono su questi argomenti, come Lei stesso, possano avere la medesima “coscienza a posto”. Anche nella replica… Perché seguita ad inviare questi messaggi a mezza bocca senza dire tutto? Che ruolo o parte svolge e per chi? Lei, dott. Gabrielli, per il ruolo che ha e che dovrebbe essere super partes, è troppo coinvolto emotivamente nella faccenda perché altrimenti non parteggerebbe con tutte queste certezze solo per una parte intesa come gruppo di lavoro della PC nazionale per ora condannata in primo grado per fatti gravissimi ed in parte ancora in attesa di conoscere se il processo a Bertolaso prenderà il via per capire chi ha lavorato con lui all’operazione mediatica. Vorrei sapere, anche pubblicamente, perché non dovrei avere la coscienza a posto. In un convegno del 2009 un parente delle vittime del terremoto del Molise mi avvertì che loro per sostenere la loro verità furono anche denunciati dalle istituzioni. All’epoca non capivo quelle parole e non immaginavo che mi sarei trovato dopo cinque anni a cercare ancora di dimostrare una verità, filmata e testimoniata, sotto gli occhi di tutti. E’ importante che ora lei non si nasconda dietro il detto e non detto, che altra funzione non ha se non quella di denigrare un teste, quale io sono, coinvolto nel processo alla Cgr. Il suo stesso tentativo, di denigrazione delle fonti delle testimonianze, per farle apparire meno attendibili, lo ha fatto anche, meno elegantemente, un avvocato di un condannato nell’opposizione alla condanna della Cgr e allo stesso i miei avvocati risponderanno punto per punto nel secondo grado. Ma a lei che è esterno al processo ed ha un ruolo istituzionale, che influenza l’opinione pubblica con una veste importantissima ed anche le altre istituzioni, come rispondiamo ed in quale sede?

Veda, dott. Gabrielli, se non fosse stato emotivamente coinvolto non mi avrebbe risposto o si sarebbe limitato a sostenere la sua tesi da lei definita “dei malevoli pregiudizi” puntualizzando e chiarendo i punti dal sottoscritto sollevati e cioè che lei non era a capo del Sisde al momento della nomina a prefetto dell’Aquila ma da dieci mesi era in attesa di una ricollocazione nell’organigramma dello Stato e per di più non aveva contatti o informative dagli uomini del suo vecchio e rispettabilissimo “ufficio” in merito a quanto avveniva da mesi nella gestione dei grandi eventi da parte della Protezione Civile prima del terremoto e in merito alle polemiche sulle rassicurazioni istituzionali che andavano gestite e controllate anche sui media dopo il terremoto, appena nominato prefetto dell’Aquila dal governo Berlusconi. Poi poteva dirmi senza riscrivere il suo comunicato stampa integrale che quando affermava con quell’anche nella frase…”purtroppo, anche in questa vicenda trovo sempre una spinta ad arrivare alle conclusioni, e molto spesso questa spinta per arrivare a determinate conclusioni ne sottende altre che sono volte a escludere altre responsabilità…”, non si riferiva a quanto da lei affermato in tante occasioni nell’ultimo anno in merito al processo alla Cgr, con entrate a gamba tesa lecite ma non consone al ruolo istituzionale che, ripeto, dovrebbe salvaguardare tutte le parti coinvolte che riconoscono nella sua figura un ruolo istituzionale.

Avendo imparato che la verità può essere storica o processuale, non so come andranno a finire i processi in corso e quelli che devono ancora partire ma in ogni caso, a parte la certezza che le vittime hanno già perso senza appelli e senza gratuità, anche lo Stato rischia di perdere in tutti i casi; sia se l’appello dovesse confermare le condanne ai componenti la Cgr, perché significherebbe che la stessa Cgr ha commesso una strage di Stato senza precedenti a causa del prevalere delle operazioni mediatiche rispetto alla prevenzione preceduta dall’analisi del rischio, declinata in analisi della pericolosità, analisi della vulnerabilità ed analisi dell’esposizione. Ed in tal caso, dopo 5 anni, questo suo da farsi poco disinteressato per parteggiare per alcune persone della Pc nazionale o della Cgr coinvolte non sarebbe istituzionale; sia se l’appello dovesse riconoscere innocenti i componenti la Cgr, perché in tal caso anche lei avrebbe la certezza che l’Italia non ce la potrà mai più fare e che una verità processuale che fosse così distante dalla realtà altro non sarebbe se non la testimonianza della fine di una democrazia che doveva basarsi sulla giustizia uguale per tutti.

Dott. Gabrielli, in animo suo anche lei sa che la PC nazionale, a prescindere dall’esito dei processi, debba ancora fare il passo più importante e coraggioso del suo post terremoto dell’Aquila per dare un senso al sacrificio delle vittime dello stesso, inteso come evento naturale e non naturale, ed aggiungere un granello di sabbia alla storia dell’Italia. In tal senso, non possono esserci parti a favore o avverse. Dovremmo essere tutti dalla stessa parte per far si che nessuno come nel mio caso, debba aspettare 7 ore dalla scossa delle 3.32 per vedere i primi soccorsi utili, con mezzi meccanici e uomini attrezzati, a rimuovere dei tramezzi di palazzi di cemento armato crollati nel centro storico dell’Aquila a circa 100 chilometri da Roma capitale d’Italia e non a migliaia di chilometri dalla sede nazionale della protezione civile, dopo 5 mesi di sciame sismico, con scosse sempre più frequenti ed intense negli ultimi giorni.

La risposta del Prefetto Franco Gabrielli, Capo Dipartimento della Protezione civile del 8 ottobre 2014

Dottore Visione,
sebbene non voglia risultare pesante ai lettori, data la sua contro-replica sono di nuovo obbligato a chiarire alcuni punti, anche per non apparire reticente.
Primo: il “fastidio” che Lei ha percepito nella mia nota era legato semplicemente al fatto che le mie risposte a domande di giornalisti sul crollo del balcone di un appartamento del Progetto CASE e sugli accertamenti che dovranno essere compiuti in merito alle responsabilità nella costruzione e nella manutenzione degli stessi siano stati travisati e legati al processo CGR. Nulla di tutto ciò.
Secondo: stante la confusione che spesso si fa sulla mia posizione lavorativa nell’aprile 2009 – unita all’idea dell’esistenza di ipotetici Servizi segreti deviati e di conseguenti “contatti o informative dagli uomini del suo vecchio e rispettabilissimo “ufficio” in merito a quanto avveniva da mesi nella gestione dei grandi eventi da parte della Protezione Civile prima del terremoto e in merito alle polemiche sulle rassicurazioni istituzionali che andavano gestite e controllate anche sui media dopo il terremoto”, concetto sul quale preferisco non intervenire – mi sono sentito obbligato a chiarire per l’ennesima volta che il Sisde l’ho lasciato nel 2008.
Terzo: non c’è nessun messaggio a mezza bocca sul processo alla CGR, nessun detto o non detto. La mia posizione anche su questo punto – come su molti altri – l’ho più volte ribadita pubblicamente e chiaramente, senza mai denigrare alcun teste. Tuttavia, continuando a riscontrare una ostinazione a voler trovare delle inesistenti allusioni dietro ogni mio commento sul tema, ritengo opportuno – almeno su suolo aquilano – non intervenire più sull’argomento per non prestare il fianco a interpretazioni malevoli, lasciando tutte le considerazioni al termine del processo.
Questo, dottore Visione, anche perché, mentre Lei correttamente porterà avanti la sua battaglia a L’Aquila, io ne devo affrontare molte altre in giro per il Paese, tra le quali una su tutte è la più complicata: far crescere la cultura della prevenzione nei cittadini, affinché non si registrino più vittime per calamità.

La risposta di Pier Paolo Visione del 8 ottobre 2014

Dott. Gabrielli grazie per la sua risposta, ma non poteva essere altrimenti. Sono soddisfatto per la sua scelta, seppur in ritardo, di non incidere di nuovo con comunicazioni che possono essere decodificate in modo non da lei voluto, o “malevolmente”, in questo contesto ed in questo momento storico. Comprenderà che con i processi di comunicazione di massa con emittenti, destinatari, messaggi, codifica, decodifica, media, cultura di base e rumori ci siamo rimasti fin troppo scottati in passato e non per nostra volontà. Mi auguro che mantenga la promessa fino alla fine di tutti i processi che in qualche modo riguardano direttamente o indirettamente il suo dipartimento. Ci saranno sicuramente i luoghi ed i momenti per approfondire culturalmente oltre che penalmente i fatti accaduti. Buona diffusione della cultura della prevenzione tra i cittadini e tra le istituzioni e buon lavoro nel suo nuovo “ufficio” che non ha pari per importanza in un paese come l’Italia.

Pier Paolo Visione


07 Ottobre 2014

Categoria : Cronaca
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