Buon selfie istituzionale e non


Gabrielli, oggi all’Aquila per l’inaugurazione di una scuola di protezione civile, sa tutto di quello che accadde all’Aquila prima e dopo il 6 aprile essendo all’epoca dei fatti responsabile del sisde e cioè a capo dei servizi segreti italiani.
Non a caso, dopo la strage dell’Aquila del 6 aprile, fu immediatamente nominato prefetto dell’Aquila lasciando il vecchio ruolo, di certo più prestigioso, per gestire il territorio, le istituzioni e una popolazione che in ogni altra parte del mondo avrebbe usato altri mezzi per farsi giustizia dopo le rassicurazioni istituzionali che provocarono la morte di 309 persone. Da noi no perché nonostante la nostra semplicità e apparente ruvidezza siamo delle persone per bene e civili.
Anche in questa occasione, oggi, a 4 giorni dall’appello dei componenti la commissione grandi rischi, Gabrielli lancia l’ennesimo messaggio non si sa a chi… e afferma in riferimento alla questione crollo balconi del progetto C.A.S.E. che …”anche in questa vicenda trovo una ‘spinta’ ad arrivare a determinate conclusioni e, molto spesso, questa spinta ne sottende altre volte ad escludere delle responsabiltà,…”. Trovo in queste dichiarazioni la solita presenza interessata con emotività che forse non dovrebbe esser presente nello Stato e se ci fosse, per motivi che esulano il ruolo, non dovrebbe farsi sentire. Poi dice “Mi piacerebbe si iniziassero a valutare le reali responsabilità, si individuassero correttamente i soggetti perché la confusione, come prassi di questo paese, sottende sempre alla regola ‘tutti responsabili, nessun responsabile’” e gli do ragione ma gli ricordo che due “scemi” lo hanno fatto negli ultimi anni mettendo a rischio tutto se stessi e studiando i documenti in alcuni casi al posto della procura e portandoli da soli davanti ad un giudice nonostante non fossero avvocati e maestri nel sostenere nella procedura alcune tesi accusatorie. Il tutto senza la costituzione di parte civile da parte della Protezione civile e nell’indifferenza della comunità che altro non ha fatto che selfie e affari con questa amministrazione comunale di certo politicamente colpevole se non anche amministrativamente come stabilito dal GIP che archiviava meno di un anno fa la richiesta di rinvio a giudizio sotto il profilo penale perché il piano di protezione civile seppure di carta e solo con dei timbri, c’era e c’è, perché è lo stesso anche oggi.
Ora questa libera iniziativa sponsorizzata dalla Protezione Civile in un comune che dopo la strage destina 5000 euro per le attività di protezione civile in un bilancio di centinaia di milioni di euro altro non è che l’ennesima messa in scena per una popolazione che apprezzerà e batterà le mani senza dignità.
I politici presenzieranno ed approveranno magari con un ennesimo selfie ma di quello che è successo a L’Aquila, in termini di protezione civile ad aprile 2009, non ne parleranno e faranno finta di essere occupati in altre importanti vicende. Tutti sappiamo che senza la verità, e senza delle fondamenta di protezione civile costruite dove si sono ammesse delle responsabilità con coraggio per poi ripartire facendo meglio, è inutile fare scuole o università con dentro cattivi maestri. Ora fate pure il vostro ruolo nel teatro dell’ignavia. Le mascherine che avete non nascondono la vostra consistenza. Buon selfie istituzionale e non.



06 Ottobre 2014

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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