Lucci autore teatrale, un esordio felice
L’Aquila – Gabriele Lucci autore teatrale, una novità assoluta, e anche una rivelazione con la pièce “Stazione di transito”, edizioni Tracce, un lavoro molto apprezzato anche da uno che se ne intende, quel Mario Fratti drammaturgo e commediografo che ha conquistato da anni New York, aquilano come Lucci.
Il lavoro teatrale di Lucci, infatti, è stato presentato da Fratti all’ “Italian Heritage and culture”, un momento culturale che New York dedica all’Italia durante il mese di ottobre, il mese della scoperta dell’America da parte di Colombo, e il Columbus Day.
La storia (per ora leggibile solo nel testo teatrale di Lucci, dialoghi intelligenti ed eloquenti) si svolge nel bar di una stazione della provincia americana. L’argomento è il sistema relazionale tra arte e potere, sullo sfondo dell’insanabile e perpetuo contrasto tra le generazioni, che assume talora glia aspetti più drammatici. Le atmosfere sono quelle tipiche del mondo americano, che Lucci ha conosciuto bene lungo le peripezie delle sue esperienze nel cinema, anche a Hollywood. Ma forse ogni vicenda è trasferibile in ogni luogo, perché la natura umana differisce di poco, tra i grattacieli o tra le piazzette provinciali italiane.
Lucci ha scelto personaggi e temi che sicuramente hanno radici nella sua esperienza a L’Aquila, che ha inutilmente tentato di trasformare in una città del cinema impegnandosi da ragazzo a edificare qualcosa di importante, sempre contrastato – appunto – dalle altre generazioni, titolari di poteri ed espressioni della dominante e sovente ottusa politica. Che in Italia domina la scena molto di più rispetto ad altri paesi. Diciamo che negli USA, per esempio, sfondi se hai conoscenze giuste ma soprattutto se vali qualcosa e se qualcuno può far soldi su di te, lasciandoti comunque spazio e fortuna. Qui da noi, e Lucci lo ha imparato, sfondi se hai protettori e se hai consacrato le tue iniziative ad un potere, ad una bandiera di partito.
Altrimenti non si spiegherebbe nulla dei no a catena opposti nel corso degli anni alle iniziative di Lucci, tipo La Città in Cinema, per la quale ad un certo punto il sindaco di turno disse: “Caro Gabriele, non se ne fa più niente: lo ha deciso la politica…”. O alla prestigiosa Accademia dell’Immagine, che nessuno (nel potere politico) in sostanza intende far rinascere, pur esistendone la possibilitÃ
Il lavoro teatrale è valido, stimolante, talvolta struggente, denso di contenuti e allegorie. L’espressione di una maturità acquisita dall’autore in anni di esperienza nella sua città , in Italia e quindi altrove, e condensata in un’ambientazione adeguata più di ogni altra, la provincia americana e un bar, quasi come in una storia alla Jack Kerouac. L’influenza della way of life americana, come della letteratura (anche cinematografica, ovvio) di quel paese fortemente ispiratore, è forte, anche se la sensibilità e la capacità di provare sentimenti è molto italiana.
Di Lucci, il 24 settembre InAbruzzo.com, il nostro giornale in veste editoriale, ha pubblicato un libro, che contiene le riflessioni e il racconto di molte situazioni ed esperienze di Lucci, e del suo amore per il cinema. La storia di iniziative puntualmente soffocate o lasciate annegare, perché infastidivano il potere. O meglio, non ne avevano bisogno perché di alto livello, colpi d’ala in una provincia sonnacchiosa e senza prospettive, ma del tutto dominata da chi la vuole così: guai a chi pensa!
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