Bussi, chieste condanne fino a oltre 12 anni


Chieti – LA REQUISITORIA DEI PM METTE IN LUCE DETTAGLI SCONCERTANTI SUI DATI OCCULTATI O FALSIFICATI – (Foto: i pubblici ministeri in assise, Bellelli e Mantini) – Richiese di condanna fino ad un massimo di 12 anni e 8 mesi di reclusione sono state chieste oggi dai pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli al termine della loro requisitoria nel processo, in Corte d’Assise a Chieti, relativo alla mega discarica di rifiuti tossici rinvenuta nel marzo 2007 a Bussi sul Tirino. Sul banco degli imputati, il processo si svolge a porte chiuse, 19 persone, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison che gestiva il sito industriale a Bussi. Le accuse sono di avvelenamento delle acque e disastro ambientale colposo. La condanna piu’ pesante e’ stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, 75 anni, all’epoca dei fatti, amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Quella piu’ lieve, 4 anni, per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975). Assoluzione solo per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico.
Nella primavera del 2007, la forestale “scopriva”, finalmente, sepolta nella verdeggiante Valle del fiume Pescara, a due passi da case, un ospedale, campi coltivati, ferrovia, autostrada, strade e fiume, la discarica abusiva di rifiuti tossici piu’ grande d’Europa, una superficie grande come venti campi di calcio, per un totale di 500 mila tonnellate di rifiuti. Anni e anni di scarichi e interramenti clandestini, ma è difficile credere anche… fantasma. Chi non ha mai visto e notato nulla? Sicuramente tanti, incredibilmente tutti, si può dire. La Montedison faceva paura.
Ha inizio cosi’ il processo che vede imputate diciannove persone nei confronti delle quali oggi ci sono state le richieste di condanna da parte dell’accusa nel processo che si celebra in Corte d’Assise a Chieti. L’inchiesta, comunque, e’ della Procura di Pescara.
Per decenni la discarica di Bussi sarebbe stata destinata a smaltire illegalmente una quantita’ enorme di tonnellate di scarti di lavorazione chimiche ed industriali. Sotto gli occhi di tutti: gente in divisa, ambientalisti attenti a ben minori problemi, politici, amministratori. In particolare il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, l’esacloroetano, il tricloroetilene, triclorobenzeni, metalli pesanti, tanto da essere stata definita una delle piu’ grandi discariche nascoste di sostanze tossiche e pericolose mai trovate. Un disastro ambientale di enorme entita’. L’esacloroetano e’ stato il vero filo d’Arianna, in quanto ha consentito di collegare in maniera inequivocabile la discarica di Bussi e l’acqua di rete. Su 43 parametri presi in considerazione, per 35 sono stati riscontrati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per la falda superficiale e 23 per la falda profonda.
La stragrande maggioranza dei piezometri della rete di monitoraggio all’interno dell’area industriale ha evidenziato superamenti dei limiti. Alcune sostanze hanno mostrato superamenti di enorme entitá: il cloroformio 453.333 volte i limiti nella falda superficiale e 46.607 volte nella falda profonda; il tricloroetilene 193.333 volte nella falda superficiale e 156 nella profonda. Il mercurio 2.100 volte nella falda superficiale; il diclorometano 1.073.333 volte in falda superficiale e 3.267 volte nella falda profonda, il tetracloruro di carbonio 666.667 volte nella falda superficiale e 3.733 volte nella falda profonda. I monitoraggi ambientali sono quelli realizzati dalla societá Environ per conto dell’attuale proprietaria del sito industriale di Bussi, la Solvay Spa, che nel frattempo si e’ costituita parte civile nel processo penale in corso.
Nell’udienza di oggi, i PM hanno messo in luce un dettaglio gravissimo: i dati sui veleni furono più volte falsificati, edulcorati, oppure celati. Come dire che la gente ha bevuto, chi sa per quanto tempo, acqua avvelenata? E’ cresciuta tra i veleni? Le indagini su eventuali malattie, se mai ce ne saranno, daranno responsi.
Ora tocca ai difensori e poi ai giurati popolari delle assise di Chieti. L’Abruzzo è senza parole, e non da oggi.


03 Ottobre 2014

Categoria : Cronaca
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