Macerie e razzumaglia


Se è vero solo in parte ciò che scrive il quotidiano La Repubblica sulle case frettolosamente edificate nel 2009 per dare tetti ai terremotati, a L’Aquila avemmo a che fare con macerie – tante, molte ancora dov’erano allora – e razzumaglia. Legno non adeguato, travi incollate anziché ancorate agli edifici, e oggi balconi che crollano. La senatrice Pezzopane invoca a gran voce approfondimenti della magistratura su queste cose allucinanti, che emergerebbero da carte della guardia di finanza e non da chiacchiere da cortile. La Procura aquilana sta indagando sui balconi crollati in alcuni edifici, e il Comune sta eseguendo verifiche e controlli. Qualcosa dovrebbe pur venire fuori, e pazienza se ancora una volta dovremo inghiottire veleno. Aspettare impotenti l’onda dantesca che sfiora la bocca. Onda di sterco.
Macerie e razzumaglia, ma montagne di quattrini spesi in fretta e furia, nell’enfatico momento in cui “era urgente dare case a chi non le aveva più”. Un fiume di soldi, tanta febbrile sagacia, tante vanterie, e ora vengono alla luce dettagli – si fa per dire – raggelanti. Nella razzumaglia che formicolava a quei tempi, e forse è ancora presente, va trovato chi diede l’ok, collaudò, disse che la gente poteva entrare nelle case ed esporre anche il vasetto con il basilico e la spighetta al balcone. Vanno ripescati ad uno ad uno tutti coloro che condividevano responsabilità, firmavano carte sporche, chiudevano occhi, lucravano denaro lurido. Altrimenti tra le macerie L’Aquila ci resterà ancora per molto. Macerie morali.



02 Ottobre 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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