Macerie e razzumaglia
Se è vero solo in parte ciò che scrive il quotidiano La Repubblica sulle case frettolosamente edificate nel 2009 per dare tetti ai terremotati, a L’Aquila avemmo a che fare con macerie – tante, molte ancora dov’erano allora – e razzumaglia. Legno non adeguato, travi incollate anziché ancorate agli edifici, e oggi balconi che crollano. La senatrice Pezzopane invoca a gran voce approfondimenti della magistratura su queste cose allucinanti, che emergerebbero da carte della guardia di finanza e non da chiacchiere da cortile. La Procura aquilana sta indagando sui balconi crollati in alcuni edifici, e il Comune sta eseguendo verifiche e controlli. Qualcosa dovrebbe pur venire fuori, e pazienza se ancora una volta dovremo inghiottire veleno. Aspettare impotenti l’onda dantesca che sfiora la bocca. Onda di sterco.
Macerie e razzumaglia, ma montagne di quattrini spesi in fretta e furia, nell’enfatico momento in cui “era urgente dare case a chi non le aveva più”. Un fiume di soldi, tanta febbrile sagacia, tante vanterie, e ora vengono alla luce dettagli – si fa per dire – raggelanti. Nella razzumaglia che formicolava a quei tempi, e forse è ancora presente, va trovato chi diede l’ok, collaudò, disse che la gente poteva entrare nelle case ed esporre anche il vasetto con il basilico e la spighetta al balcone. Vanno ripescati ad uno ad uno tutti coloro che condividevano responsabilità , firmavano carte sporche, chiudevano occhi, lucravano denaro lurido. Altrimenti tra le macerie L’Aquila ci resterà ancora per molto. Macerie morali.
Non c'è ancora nessun commento.