“Il Comune annega? Lo inglobi Pescara…”
Montesilvano – L’amministrazione annaspa e rischia di affondare? Per alcuni è il segnale utile per accelerare l’iter dell’annessione della città alla “grande Pescara”, che nei progetti include anche Spoltore. C’è chi considera l’atteggiamento poco rispettoso, però, nei confronti degli abitanti e dell’identità di Montesilvano, anche se la politica comunale cittadina non è certamente in esempio di… virtù e di attaccamento alla città .
“La crisi aperta al Comune di Montesilvano, a poche settimane dal voto, impone l’esigenza di ripensare l’intero assetto istituzionale dell’area pescarese, e puntare con decisione e rapidamente alla costruzione della ‘Grande Pescara’”. Lo affermano, in una nota congiunta, i presidenti regionale e di Pescara della Cna, Italo Lupo e Riccardo Colazilli, secondo i quali il fatto che a determinare la scelta di dimissione del sindaco Francesco Maragno “sia stata la mancata approvazione del bilancio in consiglio comunale, al di la’ delle schermaglie tra schieramenti e partiti, su cui non intendiamo entrare, sta a dimostrare la difficolta’ di amministrare disponendo di risorse esigue.
D’altra parte, anche la recente polemica delle associazioni d’impresa e dei sindacati dei lavoratori con l’amministrazione comunale pescarese, generata dall’aumento generalizzato della tassazione a carico di imprese e famiglie, si iscrive nello stesso capitolo”. Per uscire dall’impasse, a detta della confederazione artigiana, non resta dunque che “seguire la strada indicata dal referendum consultivo che il 25 maggio scorso ha decretato, per volonta’ dei cittadini di Pescara, Montesilvano e Spoltore, la decisione di procedere all’unificazione delle tre realta’: il fatto che al quesito abbiano risposto positivamente circa 65mila elettori dei tre centri, sta a significare una espressione di volonta’ chiara, cui tocca ora alla Regione Abruzzo dare attuazione con le procedure previste dalla legge, senza tentennamenti e ostruzionismi di sorta, dettati da calcolo politico o companilismi”.
“Oltretutto – aggiungono Lupo e Colazilli – in tempi di ‘vacche magre’ imposti dalla crisi alle amministrazioni locali, rischiano di passare in secondo piano gli enormi vantaggi che ricadrebbero sulle comunita’ amministrate: ai circa 7 milioni di risparmi annui ottenuti dalla contrazione del costo della politica, con il taglio delle poltrone di sindaci, assessori e consiglieri comunali, dall’unificazione dei servizi e del personale, dall’eliminazione dei doppioni, dall’unificazione delle societa’ partecipate, si unirebbero i grandi vantaggi previsti dalla legge. Come la deroga per tre anni al Patto di stabilita’ interno, che impedisce anche ai Comuni virtuosi di investire; l’erogazione per dieci anni di un contributo annuale straordinario pari al 20% in piu’ degli attuali trasferimenti da parte dello Stato; una ulteriore quota individuata da altri Fondi statali, come quello di solidarieta’ tra i Comuni. Risorse fondamentali per costruire i bilanci senza continuare a chiedere sempre sacrifici ai cittadini con nuove tasse e a sacrificare interventi importanti sui servizi alle collettivita’”.
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