Il vecchio leone ruggisce a vuoto
L’Aquila – Nel pomeriggio di ieri, domenica 13, in piazza Duomo, a Milano, ad una folla che lo attendeva impaziente dopo le dichiarazioni da Bonn e Bruxrelles (e che in cuor suo auspicava una nuova trovata, come nel caso del discorso del “predellino”), Silvio Berlusconi ha detto: “Sono qui solo per farvi gli auguri e dirvi di stare sereni”. E mentre un gruppo di manifestanti di sinistra ha dato vita ad una contestazione scontrandosi verbalmente con i sostenitori, ha continuato dicendo che vuole “un milione di iscritti” e che l’alleanza con la Lega è “saldissima”. Ancora, ha aggiunto che “Alle prossime politiche saranno con noi Daniela Santanchè e la Destra di Storace. Il Pdl è così formato da 9 formazioni. La maggioranza è forte, coesa e il governo funziona e finora ha funzionato benissimo”. Poi ha negato che il suo obiettivo sia lo scioglimento delle Camere per dare il colpo del ko all’opposizione e al suo rivale nel centrodestra Gianfranco Fini: “Non ho mai pensato neanche una volta a elezioni anticipate. Il governo porterà a termine la legislatura”. Nessuno gli crede, naturalmente perché tutti sanno che ad indurlo a un temporaneo arretramento, oltre allo sbarramento prevedibile di Napolitano e Fini, è la posizione della Lega contraria a elezioni anticipate per timore di un ennesimo rinvio della riforma sul federalismo, quella fiscale e politica. Il controcanto quotidiano a Berlusconi lo fa come al solito Fini: “Nel capo dello Stato si devono riconoscere tutti gli italiani. Si ponga fine al clima di derby permanente e si lavori per il bene comune, fermo restando il ruolo di garanzia che hanno alcune cariche”; mentre Bersani ancora tace e riflette . se ha fatto davvero bene a non farsi vedere in piazza San Giovanni, dove c’era un moltitudine come non si vedeva da tempo. Intanto Berlusconi ruggisce come un vecchio leone ferito, che ancora ha l’impeto e l’orgoglio (o crede di averlo), di poter lottare contro tutto e tutti. Lui sa di essere ormai solo contro tutti: contro Napolitano, contro Fini e forse anche contro la Lega; con Casini e Rutelli costretti a fare ponte con Pd, Idv e la sinistra, in una sorta di “comitato di liberazione nazionale”. Ma sa anche di essere nel cuore di milioni di elettori e spera che, come regalo dal cielo, possa far passare in parlamento, prima di Natale, la legge finanziaria e riforma del processo breve. O almeno spera che questo accada prima dell’epifania e si augura che l’essere la notte della vigilia nella chiesa di Collemaggio (da lui voluta di nuovo aperta, stracolma ed orante), possa fornirgli una partouse per il padreterno. Berlusconi è convinto di essrere l’unto del signore, la migliore soluzione possibile per l’Italia ed è anche convinto di essere ingiustamente attaccato dalla opposizoione, al centro di un vero e proprio complotto per buttarlo giù e. al tempo stesso, non fa che rafforzarsi nell’idea che le istituzioni di garanzia, dal Quirinale in giù, siano in mano alla sinistra e, laddove non lo sono, come nel caso della presidenza della Camera, flirtano con il nemico. Dal suo punto di vista Berlusconi si sente accerchiato da lobby e poteri più o meno forti, ammantati da quella che lui chiama “ipocrisia istituzionale” e sa a che il tempo non gli è amico, con in più una situazione parlamentare fluida, con personalità che stanno andando a collocarsi al centro degli schieramenti, e la tradizionale ritrosia dei parlamentari (tanto più se “nominati”) a lasciare il certo per l’incerto. Dopo aver consegnato le tessere del Pdl a Letizia Moratti e Guido Podestà e aver candidato ufficialmente per le regionali Formigoni (tutti e tre appena ieri, accolti da fischi e tafferugli nella commemorazione della strage di Piazza Fontana), se ne va irritato, cupo e solo: un leone in gabbia, furente ed isolato. Il vincitore di oggi è Pier Ferdinando Casini il quale auspicava un Berlusconi ancora duro e “contro”, per portare avanti il suo progetto di un unico anti-premier, che vada dall’Udc all’Italia dei Valori e che sia capace di tenere insieme democratici e finiani. Avrebbe dovuto recuperare una olimpica calma il buon Berlusconi, quella che ha mostrato di avere, nelle stesse ore, anche se a denti stretti, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, quando ha saputo che in una scuola elementare di Cremona la Festa delle luci sostituirà il Natale. Ovvero:i bambini usciranno da scuola tenendo in mano un lumino e nel piazzale disegneranno un simbolo di pace. Intonando un canto ogni anno proveniente da un Paese diverso. Questo, per andare incontro ai tanti studenti di culture e religioni diverse che ormai ci sono nelle classi. Avrebbe dovuto essere così ecumenico e comunicativo, disponibile con avversari ed oppositori e non furibondo ed avvolto, ormai completamente, sulle sue ossessioni, che risciano di essere il cemento che saldale opposizioni e traforma la casualità di esserci trovati all’opposizione partendo da strade diverse, in un legame che si unisca anche sui sì e non solo sui no.
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