Dall’ospedale alla clinica, e il malato morì
Riceviamo: “Salve, sono D’Angelo Barbara. Scrivo sulla vicenda di cui è stato vittima mio padre nella clinica privata Villa Serena. Del fatto non vi sono denunce né indagini in corso, ma riflettendo sullo svolgersi dei fatti probabilmente la responsabilità principale ricade sul Ministero della Salute: c’è da dire anche che quando mio padre ebbe la prima ricaduta mancava una settimana dal termine del tempo prestabilito di degenza. In casi simili a quello di mio padre, ictus e ischemie, lo Stato provvede al pagamento del ricovero del paziente (con i soldi delle tasse che ogni cittadino paga per essere coperto dallo Stato in casi come questo) per la durata di due settimane nell’ospedale civile di Teramo, al termine delle quali il paziente viene trasferito nella clinica di Villa Serena che prevede un recupero del paziente nel periodo di due mesi. Questo era il percorso che molti altri pazienti nelle condizioni di mio padre hanno seguito.
A mio padre mancava una settimana prima di essere dimesso. Purtroppo una settimana prima subisce una ricaduta, un ictus forte, che costringe lo staff medico del reparto di Riabilitazione Neuro-motoria a decidere per il trasferimento interno, nel reparto di Neurologia.
Al termine di una settimana il paziente avrebbe dovuto essere dimesso in ogni caso. Ricordo che discussi più volte con i medici di turno per spiegargli che, riportare mio padre in quello stato a casa, non sarebbe stato possibile, non eravamo pronti a curarlo in casa, aveva ancora bisogno di cure costanti e specializzate. Aveva bisogno di cure mediche. Riportarlo a casa solo perché il tempo concessogli per il recupero era terminato era una follia. Se fosse successo qualcosa non avrei esitato a chiamarli in causa. Compresa la gravità della situazione, i medici decisero per agevolare il paziente a una proroga della permanenza nella clinica privata.
Dopo la settimana di ricovero nel reparto di Neurologia, mio padre venne ritrasferito nel piano di Riabilitazione Neuro-motoria. Due settimane durante le quali si verificarono la maggior parte degli eventi che Vi annotai la scorsa volta. Dopo una settimana mio padre ebbe un’’altra ricaduta, un nuovo ictus, dal quale non si riprese.
La clinica Villa Serena probabilmente sapeva di non poterci aiutare, ma per venirci in contro è riuscita a trovare un modo per allungare la permanenza di mio padre all’interno della clinica. Probabilmente sapevano che se fosse tornato all’ospedale civile di Teramo, avrebbero potuto aiutarlo di più, ma forse la burocrazia impediva il trasferimento diretto dalla clinica all’ospedale, e riportarlo a casa in attesa di un nuovo attacco ischemico sarebbe stato rischioso, poiché il paziente forse non sarebbe sopravvissuto fino all’arrivo dell’ambulanza per la seconda volta, senza il necessario apporto medico.
Analizzando nell’interezza la faccenda, probabilmente la clinica privata Villa Serena non è del tutto responsabile delle scelte fatte, poiché dettate forse da una burocrazia complessa, dettata dal Ministero della Salute, che ostacola il corretto recupero dei pazienti. A parte possibili carenze di professionalità sanitaria, forse concentrando l’attenzione sulle problematiche burocratiche, si potrebbe evitare il ripetersi di casi tanto dolorosi. Spero di essere stata d’aiuto per sciogliere la problematica”.
(Ndr) - Giriamo la sua lettera all’attenzione delle autorità sanitarie abruzzesi e nazionali. Casi del genere sicuramente sono particolari, ma una migliore gestione potrebbe essere utile a risolverli nel modo migliore. Come, forse come dice lei a causa della burocrazia e di regole ministeriali eccepibili, volendo si potrebbe fare migliorando le regole e i dolorosi trasferimenti dei malati in andirivieni disagevoli e probabilmente peggiorativi.
Non c'è ancora nessun commento.