Sordità grave: le nuove tecniche della medicina fin dalla nascita
(a cura di Flavio Colacito – psicopedagogista). Al via oggi la Giornata Mondiale del Sordo: in Italia, un neonato su 1000 manifesta da subito una ipoacusia con un elevato grado di gravità , tale da pregiudicare un normale sviluppo del linguaggio, mentre uno su 4000 e’ affetto da sordità totale (ipoacusia neurosensoriale bilaterale profonda), un handicap che crea complicazioni sul piano psichico, sociale ed educativo, in quanto non è possibile trarre beneficio dalle protesi acustiche convenzionali. L’unita’ operativa dipartimentale di audiologia e otologia del Bambino Gesù, che negli ultimi cinque anni ha curato più di 100 interventi, ha messo in cartellone una serie di incontri per mettere a confronto le esperienze dei genitori di bambini portatori di impianto cocleare o di altra protesi impiantabile, mettendole a confronto con le aspettative e le perplessità dei genitori di bambini che dovranno utilizzare questi nuovi trattamenti. L’impianto cocleare e’ rivolto a tutti i bambini affetti da sordità profonda bilaterale, ed e’ una protesi per l’udito funzionale a sostituire completamente la funzione della coclea, organo dell’orecchio interno preposto alla conversione delle onde sonore in impulsi elettrici destinati alle vie uditive. Seguendo questo modello e’ stato organizzato un Focus Group intitolato “Sentirci ed Ascoltarci”. Lo scopo e’ quello di stare vicino alle famiglie, aumentando il livello di conoscenza sulle problematiche connesse alla sordità , ma anche una migliore interazione con sanitari preposti ai trattamenti specifici. Il gruppo di discussione è articolato su una serie di cinque incontri che metteranno a confronto le testimonianze dei genitori di bambini portatori di impianto cocleare o di altra protesi impiantabile con i genitori di bambini che dovranno ricevere uguali trattamenti. “Parlando di neonati sordi candidati ad un impianto cocleare – spiega il dottor Pasquale Marsella, responsabile audiologia e otolodia del Bambino Gesù -, vi lascio immaginare quanto si sentano disorientati e spaventati i loro genitori, di fronte ad una tale prospettiva per il proprio bambino appena nato. Il nostro lavoro quindi non si esaurisce col “puro atto chirurgico”, ma si dilata in un percorso molto articolato (che vede coinvolti audiologi, psicologi, logopedisti, audiometristi, ecc.) in cui accompagniamo il piccolo paziente e i suoi genitori dal momento della diagnosi (che sia il piu’ precoce possibile), fino al momento dell’intervento e anche dopo, durante la necessaria riabilitazione”. Anche in questo caso la ricerca medica si conferma una preziosa opportunità per migliorare la qualità della vita fin dall’infanzia, favorendo il corretto inserimento sociale tra i soggetti maggiormente svantaggiati.
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