Un giro nei palazzi della PA
Pescara – LA DISPERAZIONE DI VIVERE NELLA SCIATTERIA PORTA IL CITTADINO AD ESSERE ANESTETIZZATO. QUALCUNO SEGNALA, L’AMMINISTRAZIONE SE NE FOTTE ALLEGRAMENTE – (di Stefano Leone)
Il palazzo rosso lo conoscono tutti. Via Rieti, in pieno centro di Pescara. sui cinque piani dell’immobile, sono ubicati uffici e ambulatori della ASL, Distretto Sanitario di Base Pescara Sud. Fino a qualche tempo convivevano con gli uffici dell’Inpdap, ormai ex e, dunque, trasferiti nella sede INPS di Via Paolucci. Già l’ingresso è il biglietto da visita della sciatteria e dell’incuria. La luce, sotto la pensilina, sempre accesa anche di giorno. Sui due lati della porta di tutto. Locandine che pubblicizzano stagioni teatrali, un annuncio di ricerca lavoro come badante, l’annuncio della vendita di un terreno con tanto di accessori, spunta, in bella mostra, anche la foto in bianco e nero di un Consigliere comunale del PD eletto nell’ultima tornata elettorale di maggio scorso. La domanda è: nessun dirigente transita da quell’ingresso per notare questa decadente bruttezza? Eppure è l’ingresso principale. Entrando le cose non cambiano, anzi. Fogli A4 scritti al pc appiccicati ovunque. Sono comunicazioni rivolte all’utenza. Vacci a capire dove trovare quello che ti interessa. Un montacarichi sul quale, con un pennarello, è stato scritto: “Dopo l’uso richiudere la piattaforma”. Ma è fuori uso poiché è di proprietà dell’Inpdap che non c’è più. Quello in funzione è dall’altra parte della scala con una miriade di fogli di istruzione ma, per farlo funzionare bisogna chiamare con un campanello il personale addetto. Non uno sportello di accoglienza e informazione. Cittadini, per lo più avanti con l’età, si aggirano con facce spaurite e rassegnate. Non si sa a chi chiedere informazioni. Decidiamo di salire al primo piano. Già salendo le scale si odono le voci con toni che certo non fanno pensare alla cortesia. Sono impiegati agli sportelli della sala prenotazioni. Parlano con gli utenti come fossero scocciatori andati li ad interrompere la quiete. “Mica sono lo Stato che faccio le leggi” afferma un’impiegata ad un signore in evidente stato di difficoltà con la burocrazia. Liquidato. Decidiamo di cercare qualche dirigente e ci immettiamo in un corridoio. Dalla prima porta di un ufficio una signora riceve alcune persone, (rigorosamente anziane), anche queste escono imbufalite e contrariate dalla stanza dove, l’appariscente impiegata li ha liquidati. Sul poggiolo fra le sedie di attesa, lungo il corridoio, un servizio caffè. Certo non degli utenti presenti. Riusciamo a trovare una dirigente medico che, dopo aver ascoltato, in maniera cortese e gentile ci dice che il direttore in quel momento non è in sede e cerca, con tatto e benevolenza di mettere una pezza a colore alle nostre descrizioni di ciò che abbiamo visto. Il pressapochismo e la sciatteria sono il sintomo di un grande malessere diffuso, figurarsi se a qualcuno, oltre far funzionare i servizi, gliene frega niente dell’estetica. Abbiamo fotografato uno stupendo simbolo di questo malessere, un inno alle cose fatte in fretta, malamente, sciatte, da gestori e squadre che sembrano quasi sempre improvvisati.
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