Banca dell’Aquila, un’altra incompiuta?


L’Aquila – Il progetto per istituire a L’Aquila una banca cittadina (la Banca dell’Aquila, nome ovvio) potrebbe inserirsi nel novero cospicuo e poco glorioso delle grandi incompiute cittadine? Né più, né meno della metropolitana, del polifunzionale di Paganica, della pista ciclabile lungo la dismessa ferrovia per Capitignano, del parco archeologico, e di un lungo elenco di opere pubbliche e non, di cui si parla dai tempi della nonna, e che non ci sono mai state, o sono state abbozzate per poi tramontare. Piccoli soli di cui si è indovinata la luce dietro l’orizzonte, ma che non sono mai sorti.
Il 29 dovrebbe esserci una riunione dei soci, o aspiranti soci, una parte dei quali – pare quasi un terzo – si è impegnata a versare le somme di partecipazione, e non le ha versate. Insomma, ci sto pure io, partecipo pure io, fatemi partecipare… Ma quando è stato il momento di produrre il denaro, non se n’è fatto nulla. Almeno per molti.
C’è un comitato promotore, a quanto si sente dire, ma non se ne hanno notizie. Se c’è, è molto riservato, non comunica, non parla, forse sussurra, ma ritiene utile non manifestarsi con note scritte e sottoscritte. Certo, non è tenuto a farlo, se non con gli interessati.
Sono trascorsi molti mesi da quando della banca aquilana si parlò, dandola per fatta, e anzi condendo le notizie – sempre molto parsimoniose – addirittura con nomi importanti. Personaggi che, forse, visto che non si cavava un ragno dal buco – all’aquilana – si sono messe da parte, o si sono chiamate fuori, come si suole dire. Come stiano oggi le cose lo sanno in pochi. Di sicuro, c’è che mancano i soldi, o almeno ne manca una parte rilevante rispetto a quel minimo di 5 milioni imposto dalla Banca d’Italia. Firme, ma contanti niente.
Mentre la banca aquilana era, diciamo, in gestazione, avvenivano cose importanti. Per esempio, declinava la Cassa di risparmio, la storica Carispaq bene o male banca della città, arrivavano i modenesi della BPER, facevano e disfacevano, fino a stabilire di collocare la direzione adriatica a Lanciano. Con qualche disappunto (tardivo e sostanzialmente inutile) da parte di vip locali, che hanno scelto comunque il mutismo dei rassegnati.
La politica, quando non sa cosa farci, in una certa faccenda non ci mette bocca. Tanto, se ce la mettesse, non cambierebbe nulla, perché le decisioni sono prese altrove e imposte. Allora tutti diventano neutrini: elusivi, senza carica elettrica.
Quel che a molti dispiace è che non ci sia più la Carispaq, questo è il punto.
Se una banca aquilana esistesse davvero, potrebbe cogliere questo momento di dispiacere di tanti, e attirarli a sé inalberando i vessilli dell’aquilanità solida e dignitosa. Garantista e quasi materna. Non c’è più la Carispaq, ci siamo noi…
In verità, non c’è la Carispaq, e non c’è la Banca dell’Aquila. Ci sono le altre banche, tutte con lucenti dentature affilate e grandi bocche fameliche, pronte a cogliere le occasioni, ammesso che sappiano farlo.
A meno che il 29 non accada qualcosa di nuovo, qualcosa che i promotori sappiano comunicare e veicolare all’esterno in modo efficace e limpido, più che con sussurri e soffiatine, come accaduto fino ad oggi. Banca dell’Aquila, se ci sei, batti un colpo e mostrati alla città. Ombre e ambiguità non creano certo un look accattivante. O è una faccenda per pochi intimi, i ben noti amici degli amici? Vedremo e speriamo che, alla fine, sia una cosa seria. Altrimenti, di banche ce ne sono tante, e non è strettamente necessario che siano aquilane o abruzzesi. Anzi, vista la fine che alcune stanno facendo…


25 Settembre 2014

Categoria : Cronaca
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