Banche e banchette
Il commissariamento della Carichieti non ha davvero sorpreso, se non forse i potenti politici che contavano di impedirlo o comunque rinviarlo. Non ci sono riusciti, e ora anche l’ultima cassa di risparmio abruzzese tramonta. Augurandoci che siano tutelati i risparmiatori. In pochi anni banche e banchette abruzzesi, sempre santuari del potere politico ed economico, sono sparite o sono finite in mani altrui: altri potentati, ma lontani e gravitanti attorno ad altri interessi. Come quelli vecchi, poco inclini al credito e al sostegno del territorio.
L’Abruzzo è tornato ad essere terra di conquista, e non poteva capitare altro, visto che ai banchieri locali la Banca d’Italia muove addebiti davvero pesanti. Per anni hanno gestito, e ora finiscono gestiti. Tutto questo ritrae a perfezione l’immaturità della politica locale, l’incapacità tipica dei territori deboli di coalizzarsi e diventare forti, sfidando i colonizzatori. La creazione di una sola cassa di risparmio abruzzese, vagheggiata dai lungimiranti tanti anni fa, sarebbe stata una soluzione valida. Nessuno fu capace di imporsi e di imporne la creazione, anche a causa dei soliti mefitici campanilismi. E della cecità interessata e gretta dei politici locali.
Oggi l’Abruzzo è in altre mani: gente venuta dal freddo, diciamo, o dal caldo, che spadroneggia, si cura i propri interessi, punta al lucro, adotta decisioni discutibili (la BPER sceglie Lanciano e non L’Aquila, lo sapevano tutti e tutti restavano muti nei palazzi), ma solo coerenti con il tornaconto. Sono i padroni, e nessuno può impedire loro di comportarsi da padroni. Del resto, tutti farebbero come loro, al posto loro…
E anche qui va sussurrato che se L’Aquila fosse stata capace di farsi la “sua” banca, della BPER avrebbe potuto infischiarsene. Ma del senno di poi sono notoriamente piene le fosse. E le casseforti di chi sa vedersela. Requiescant in pace le banche “abruzzesi”.
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