Nessun veleno, ma fucile a pallettoni – Ecatombe di orsi “protetti”, ma quanto lo sono?
Pettorano sul Gizio – PARCO D’ABRUZZO: QUARTO ORSO MORTO NEL 2014 – Non c’è davvero da fidarsi molto degli “esperti” che esaminano per primi le carogne degli animali protetti (si fa per dire…) che vengono mattati sempre più spesso in Abruzzo. L’orso ritrovato morto il 12 settembre scorso nel comune di Pettorano sul Gizio non è morto avvelenato, ma e’ stato ucciso con un colpo di fucile. Queste le prime certezze arrivate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZSLT) di Grosseto dove la carcassa e’ stata trasferita nella giornata di martedi’.
L’orso – secondo quanto riferisce la forestale – e’ stato attinto da un colpo sparato con una munizione spezzata. Cioè una cartuccia da animali di grossa taglia, che comunemente non viene usata dai cacciatori hobbisti.
Uno dei pallettoni di piombo (di solito grandi anche come piselli) ha raggiunto l’intestino ed ha provocato un’infezione: la peritonite e’ risultata fatale. Nel corpo si sarebbero comunque trovati numerosi pallettoni, sparati da qualcuno che prese la mira stando dietro all’animale.
Sulla base delle risultanze dell’IZSLT di Grosseto il Corpo forestale dello Stato, coordinato dalla Procura della Repubblica di Sulmona, si sta procedendo ad effettuare tutte le operazioni di ricerca delle fonti di prova per rintracciare i colpevoli dell’uccisione del plantigrado, nonche’ a ricostruire gli spostamenti dell’orso nelle ore antecedenti il decesso. La forestale smentisce la voce circolata su alcuni organi di informazione circa l’attivita’, da parte del Corpo, di ricerca e cattura dei due orsi che si aggirano nella zona di Pettorano sul Gizio. Continua invece senza sosta il monitoraggio delle zone frequentate dagli orsi per allontanarli dalla zona abitata.
Senza voler insegnare il mestiere a nessuno, la gente è legittimata a porsi e porre alcune domande. Le munizioni a pallettoni, che si adoperano di solito per i cinghiali, non le acquistano tutti. Comunque chi le acquista deve esibire documenti e le munizioni vendute vengono registrare in armeria. Ognuno può detenerne un certo numero, e se invece ne detiene di meno, deve spiegare cosa ne ha fatto, visto che il fucile in Italia è un’arma da caccia o da tiro a volo. Chi tira per sport, certo non usa pallettoni.
Sarà impossibile risalire a chi è uscito di casa con fucile e cartucce pesanti, si è appostato, ha mirato e ha ucciso l’orso, non andava a caccia di fringuelli o allodole. Allora dobbiamo anche questa volta rassegnarci allo sparatore non identificato e all’orso ucciso da ignoti, come un’infinità di altri plantigradi e altri animali “protetti”?
Se così dovesse essere, si venga spiegato cosa abbiamo a fare parchi, riserve, guardie, armigeri e sceriffi. Lasciamo andare e apriamo le riserve fino ad esaurimento della fauna e della retorica ambientalista.
IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE – “L’orso ritrovato venerdì a Pettorano Sul Gizio è stato ucciso – dice una nota del Parco arrivata questa sera – da una fucilata. Si tratta di un fatto gravissimo che non può e non deve trovare alcuna giustificazione. La riduzione della mortalità per mano dell’uomo è uno degli elementi essenziali per evitare l’estinzione dell’Orso bruno marsicano. Purtroppo, siamo in presenza del quarto orso morto nel 2014. E’ evidente la necessità di rafforzare l’azione di tutela su tutto l’areale frequentato dall’orso e, soprattutto, delle zone di passaggio tra aree protette come il territorio posto tra Parco Nazionale D’Abruzzo e Parco della Maiella, dove l’orso è più a rischio. Pettorano continua ad essere frequentato in questi giorni da altri orsi, dunque, per la loro tutela, è necessario rafforzare il controllo del territorio e il coordinamento tra le forze dell’ordine, così come è necessario mettere in sicurezza le fonti alimentari che attirano gli orsi in prossimità delle abitazioni e attivare forme di dissuasione sperimentate con il progetto Life Arctos.
Come Parco, già da alcuni giorni abbiamo offerto la collaborazione del nostro servizio scientifico e veterinario alla Riserva regionale Monte Genzana per affrontare la situazione. Ma oltre le azioni immediate – tra le quali ci auguriamo che le indagini per assicurare alla giustizia il responsabile dell’uccisione siano rapide ed efficaci – è necessario rendere più incisiva l’azione di tutela dell’orso con un rafforzamento della struttura del Parco, dove vive stabilmente la maggior parte degli orsi, con possibilità di intervenire anche all’esterno. La scelta fatta con il PATOM di coinvolgere tutti gli Enti interessati resta valida, come scelta strategica, a condizione che ognuno faccia la sua parte. Ma rimane l’esigenza di avere una struttura operativa dedicata esclusivamente alla tutela dell’orso, che possa operare a tempo pieno dentro e fuori Parco. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha la storia, la conoscenza del territorio, l’esperienza e le competenze per poterlo fare. Rafforzarne la struttura esistente con personale specialistico significa ridare centralità all’azione di tutela dell’orso da mettere a disposizione dell’intero Abruzzo per evitare che le situazioni come quella che si è creata a Pettorano, fuori dal territorio del Parco, non siano affrontate adeguatamente.
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