Ma chi “deve” essere il direttore TSA?
I giorni passano, ma non viene fuori dalla politica un atteggiamento chiaro, nitido, su chi “dovrà ” essere il direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo, oggi ancora guidato dall’attore Preziosi. Si ha sentore che a qualcuno stia a cuore la sua rimozione, rituale visto che il TSA ha sempre scelto direttori di spicco per poi disfarsene non si sa perché. Si sa invece che alcuni direttori – pensiamo a Proietti – se ne sono andati fuggendo a gambe levate, senza rimpianti. I ricordi e le opinioni degli esuli sul TSA non sono dei migliori. Ci sarà un perché.
La stessa cosa, pare, si sta ripetendo con Preziosi. Un incontro in Comune pare aver dato un risultato non chiarificatore, visto che è stata diffusa una noticina di poche righe, freddina e amorfa.
La nomina dei direttori del TSA, anzi l’intero TSA, sono faccende politiche al cento per cento. Evidentemente deve esserlo anche la sua gestione, se i direttori cadono come le foglie dagli alberi di novembre. Non turba né tampoco stupisce che la politica, come è suo costume, sia ancora una volta incapace di limpidezza e chiare prese di posizione. Nessuno parla, nessuno si lascia scappare una sillaba. Si percepisce imbarazzo. Si deduce che possa esistere una sorta di direttore precostituito, cioè colui che la politica vuole tale, ma non ha la forza di esprimere, perché frammentata, litigiosa, rissosa come sempre. Agli abruzzesi Preziosi è sembrato una brava persona e un ottimo attore-direttore. Oltre tutto di costo moderato, visto che è retribuito con molta parsimonia. Ma forse sta proprio qui il problema. L’unto del Signore che prevarrà percepirà emolumenti più cospicui. Uno che costa poco, spesso, ricorda la pubbilicità del SUV romeno: bello, attraente, guardato, ma se costa … solo 11.900 euro, alcuni non lo vogliono. Potrebbero essere scambiati per poveri. Nel nostro caso, poveri di spirito. Ma forse ci sbagliamo e avremo delle sorprese.
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