Malati mentali: infermieri più vicini


L’Aquila – Il malato mentale non più affidato esclusivamente allo psichiatra ma seguito, dall’inizio alla fine del percorso di assistenza, da una nuova figura di infermiere capace di entrare nel ‘mondo’ del paziente e di conquistarne la fiducia. La Asl 1 lancia un nuovo modello nella gestione del malato mentale, in un mix che rende più incisiva la funzione dello psichiatra e dall’altra – novità assoluta – ridisegna il ruolo dell’operatore non medico, valorizzandone le capacità con compiti di referente e garante dell’assistenza. Il Dipartimento di salute mentale della Asl 1, diretto dal dr. Vittorio Sconci, foto, apre la strada a un’impostazione che rompe gli schemi tradizionali (in Italia, al momento, vi sono rarissime e del tutto sporadiche esperienze di questo tipo al Nord).
Un approccio rivoluzionario, fondato sul modello che gli addetti ai lavori definiscono il ‘case manager’, che l’azienda sanitaria sta per avviare, nella prima fase del progetto, con lo svolgimento di corsi ad hoc per formare il personale delle professioni sanitarie non mediche del Dipartimento. Venerdì prossimo 19 settembre segnerà l’atto di nascita di questo new deal: all’Aquila, nella sala Alice Dal Brollo dell’ospedale, prima lezione per 60 figure non mediche del dipartimento salute mentale Asl 1. Il titolo del corso formativo, dalle ore 8.45 alle 18.00, sarà ‘Il case management nei servizi di salute mentale’. Altra novità nella novità: i docenti non saranno professori universitari o luminari del settore bensì laureati in scienze infermieristiche (praticamente pari grado dei partecipanti ai corsi), provenienti, tra l’altro, dall’Emilia Romagna, tra le pochissime regioni a battere la nuova strada.
Il corso sarà ripetuto sabato prossimo 20 settembre ad Avezzano, nella sala riunioni dell’ospedale, con le stesse modalità orarie: complessivamente saranno 120 (60 per ciascun corso) gli operatori partecipanti.
Funzioni del case manager. In sostanza, l’infermiere o altre figure delle professioni sanitarie non mediche, acquisite le conoscenze come case manager (espressione che allude alla specificità del caso clinico) prenderà in carico il malato psichiatrico, lo seguirà in tutto il cammino dell’assistenza, sia ospedaliera sia territoriale, inserendolo in una Rete di attività e servizi, naturalmente sotto la supervisione dello psichiatra.
Per far questo, l’operatore dovrà sviluppare la capacità stabilire un rapporto di fiducia (quasi un’alleanza) col paziente.
“Si tratta”, dichiara il dr. Sconci”, direttore dipartimento salute mentale della Asl 1”, di una visione completamente diversa da quella adottata attualmente nella gestione del malato psichiatrico. Un modello innovativo che, oltre a valorizzare il lavoro del personale non medico, a volte a torto considerato di serie B, consente al medico, e quindi allo psichiatra, di esercitare meglio la sua specifica competenza, in un lavoro sinergico che rende più efficace l’assistenza e la terapia”


17 Settembre 2014

Categoria : Cronaca
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