Convegno: “Sparite 300 aziende, l’83% hanno danni diretti, pochissime erano assicurate”
L’Aquila – E’ stata l’occasione per riflettere sullo stato dell’economia abruzzese ed in particolare aquilana, già in declino e poi scardinata dal terremoto del 6 aprile scorso. Ma è stata anche l’occasione per capire quali possono essere le prospettive per poter rinascere e sfruttare la tragedia a vantaggio di un nuovo e più duraturo sviluppo. Il convegno svoltosi ieri presso la tensostruttura di Farmindustria, nel polo universitario di Coppito, organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila e dall’Università degli Studi in collaborazione con la Banca d’Italia e il CRESA, ha voluto offrire un momento di riflessione sul particolare momento che l’economia della regione sta vivendo, stretta nella morsa della crisi economica internazionale e chiamata a rispondere alla tragedia del sisma che ha messo in ginocchio una parte importante del suo territorio. “Riflessione che deve indurci a rispondere in maniera sempre più forte al momento drammatico che soprattutto il territorio aquilano sta vivendo – ha detto il presidente della Fondazione Roberto Marotta – e che deve indurci a ribaltare questa fase negativa individuando nuove forme di sviluppo economico. Non solo economia legata al sistema industriale ma anche e, finalmente, un’economia della cultura che parta dal nostro patrimonio culturale e ambientale”.
Alcuni dati sulla situazione dell’economia aquilana dopo il terremoto sono stati forniti dal Cresa, rappresentato da Matilde Fiocco, che ha analizzato la fase dell’emergenza delle piccole aziende. “Nel comune dell’Aquila – spiega Fiocco – sono sparite circa 300 aziende. Delle 800 presenti sul territorio abbiamo solo 500 richieste di ricollocazione. L’83 % delle imprese che abbiamo contattato ha avuto danni diretti dal sisma ai magazzini e agli impianti di stoccaggio, il 33% era assicurata da danni da calamità naturali, per tutte c’è stato un fermo di produzione con perdita di fatturato, tutte hanno attraversato un clima di sfiducia, perché terremotate, ed hanno subito la disdetta degli ordini”. Il cresa ha anche analizzato i cambiamenti di stile di vita a L’Aquila e nel cratere ed è emerso un calo dei consumi alimentari del 1-2 %, mentre è aumentato il consumo di pasti fuori casa e c’è un incremento dell’1,6 % dei prodotti di elettronica. Per l’economista, docente alla Normale di Pisa, Marcello de Cecco l’economia del territorio devastato dal sisma dovrà necessariamente ripartire da quella parte del sistema che riguardava un tipo di produzione di qualità alta e di uno sviluppo superiore, “ grazie alla presenza di centri di ricerca e dell’università, uno sviluppo si stava avviando – ha detto de Cecco – e ci sarebbe stato malgrado la crisi internazionale, sviluppo che ora si è fermato. Bisogna però rimboccarsi le maniche e lavorare affinché le imprese d’eccellenza, e tutte quelle realtà che fanno innovazione possano rialzarsi e riprendere il cammino perché è questa l’unica via d’uscita e di rinascita per il territorio. Tutto questo invece non vale per il resto dell’Abruzzo per il quale la ripresa sarà più difficile”.
“Per quanto riguarda i finanziamenti bancari all’economia della regione – ha dichiarato il Direttore Generale dell’ABI Giovanni Sabatini -, secondo gli ultimi dati disponibili a giungo 2009, ammontano a 22,4 miliardi di euro, in crescita del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, questi impieghi sono stati spinti in particolare dalle famiglie che hanno fatto registrare un + 5,5 %; per quanto riguarda le attività produttive invece, si è registrata una crescita dell’1,5 % con il comparo dei servizi che ha avuto il + 2,7 %. Restando al comparto produttivo il monitoraggio relativo alle domande di sospensione della quota capitale delle PMI, previsto dall’avviso comune, ha rilevato per le imprese abruzzesi una riserva di liquidità per circa 30 milioni di euro. Nonostante la congiuntura economica negativa e la situazione di emergenza il settore bancario ha continuato a sostenere l’economia del territorio”.
Il convegno è stato l’occasione per presentare il volume “Integrazione internazionale, sistema finanziario e sviluppo dell’economia abruzzese” di Lelio Iapadre della facoltà di Economia dell’Ateneo aquilano. Uno studio che affronta alcune questioni principali che spiegano perché il divario di sviluppo tra l’Abruzzo e le altre regioni italiane ed europee abbia ripreso ad ampliarsi. “Questo lavoro – spiega l’autore – è stato realizzato prima dell’evento tragico del 6 aprile scorso ed acquista ora un significato diverso in un momento in cui bisogna rispondere e far fronte alla catastrofe anche e soprattutto per il mondo economico. Esso si muove su tre chiavi di lettura. La prima riguarda l’internazionalizzazione come forma di innovazione; la seconda riguarda la capacità dell’ innovazione a sviluppare tutto il sistema ed, infine, la terza analizza il sistema finanziario regionale che esaurita la fase degli incentivi deve acquisire una nuova capacità di sostenere lo sviluppo”.
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