Sogni: la moltiplicazione dei… Franceschi
L’Aquila – Riceviamo da Sergio Giusti: “Gentile Direttore, stanotte ho avuto un incubo pazzesco. Ho sognato una grande nave da crociera naufragata su uno scoglio di un’isola che non c’è. Il capitano aveva abbandonato la nave per ultimo, dopo essersi eroicamente prodigato a salvare tutti i passeggeri. Io sono là sull’isola. Lo debbo conoscere, penso tra me e me! Mi faccio spazio tra la folla, lo incontro, mi presento e lui si presenta: sono il Capitano Francesco.
Emozionatissimo lo abbraccio e mi complimento con lui. Questi sono uomini ! Poi, non so come, torno nella mia città . Oddio che è successo? Il terremoto mi dicono! Centinaia di vittime, la mia famiglia per strada, la mia casa distrutta, le opportunità di lavoro per i miei figli in fumo! Vedo alcune persone vestite di bianco con uno stemma sul petto che raffigura, mi sembra, un’aquila. Sì! Sì! Un’aquila con le ali spiegate e una piccola corona sulla testa. Subito mi tranquillizzano. Adesso tu e la tua famiglia ve ne andate un po’ al mare, vi rilassate un po’ e al resto pensiamo noi, mi dicono! Ringrazio con le lacrime agli occhi. Di colpo mi vedo seduto in una sala da pranzo stupenda con tanti camerieri ben vestiti e gentili che mi portano ogni ben di Dio. Prendo la forchetta per mangiare e…Bum!
Mi ritrovo in un insieme di casette stupende piene di balconi, ma tanti, tanti balconi tutti pieni di fiori!. Erano fatte con un materiale brillante che non so definire. Sembrava cristallo! In cucina lo spumante in frigo e le pentole direttamente sul fuoco col pranzo già in cottura. Come comincio a mangiare, una telefonata: il Sindaco della città ! La sua casa è pronta! Come è pronta, dico. La mia? Con tanta gente importante e che conta è pronta la mia casa? Non ci credo! Di corsa facciamo le valige e ci dirigiamo verso la nostra casa. Mamma mia! Guardate! Mi rivolgo a mia moglie e ai mie figli, l’hanno rifatta più bella di prima! La mattina dopo corro al Comune per ringraziare il Sindaco. Salgo le scale di corsa, arrivo alla porta. Mi apre una bella signora vestita di bianco. Sembra un angelo.
Rivedo lo stemma dell’aquila, mi accompagna alla stanza del sindaco. Prima di aprire la porta lo sguardo mi va sulla targa all’esterno: Sindaco Francesco. Questo nome già l’ho sentito, penso. Entro. Il Sindaco mi abbraccia contento e chiama tutta la giunta a festeggiarmi tra bottiglie di spumante e pasticcini. Mi rivolgo al Sindaco: senta, a me non sembra giusto rientrare a casa quando ancora tanti miei concittadini, compreso Lei, sono ancora in alloggi precari, nella sofferenza più atroce e in difficoltà economiche. Purtroppo, c’erano i soldi solo per la tua casa, mi risponde. Speriamo di avere altri fondi dal Governo ed io continuerò a dormire in camper fino a quando l’ultimo cittadino non sarà rientrato a casa! Che uomo! Che nobiltà d’animo! Torno a casa felice per me, ma triste per i miei sfortunati concittadini. Come apro la porta, mia figlia: papà , papà ! Che è successo! Mi è arrivata una lettera dalla Regione dove mi comunicano che ho vinto il concorso che ho fatto l’anno scorso. No! Non può essere! Io non conosco nessun politico influente! Fammi vedere la lettera! Gentile Dottoressa, sono lieto di comunicarLe che è risultata vincitrice… Mi commuovo fino a piangere. Una lacrima cade proprio sulla firma della lettera. Con un dito cerco di asciugarla e leggo: Firmato: il Presidente Francesco. E no! Che sta a succede! Mi sento svenire!
D’un tratto suonano alla porta! Non aprire, non aprire! Non vedi che è tutto in disordine, mi grida la moglie dall’altra stanza! Apro lo stesso. Un uomo tutto vestito di bianco, però, stranamente, con le scarpe nere, con una croce di ferro al petto, mi abbraccia, benedice me, la mia famiglia e la casa ricostruita. Accenna alcune parole: cari figlioli, sono Papa Francesco… Bastaaaaaaa! Mi sono svegliato di soprassalto, bagnato di sudore e con il cuore in gola. Sentivo mia moglie chiamarmi: Francesco, Francesco è pronta la colazione! In realtà stavo ancora sognando!”.
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