Corte d’appello e sbandate di fine estate, la politica ritrovi la retta via (e la dignità)


L’Aquila – (di G.Col.) –(Foto: in evidenza D’Alfonso perplesso, sotto l’Abruzzo del turismo e cani vaganti, o cani sciolti se si vuole… come spesso in politica) – L’alzata di ingegno del consiglio comunale di Pescara che vota (unanime!) per appropriarsi della Corte d’appello abruzzese, forse, non va ingigantita più di tanto, anche perché pare vi sia qualche ridimensionamento. Oggi si va dicendo che non si vuole strappare la Corte al capoluogo, ma chiedere una sezione staccata in riva all’Adriatico. Anche il TAR ne ha una, del resto, e la storia abruzzese è melanconicamente punteggiata da ridicoli doppioni. Inventati, però, quando avevamo soldi da sprecare. Oggi si taglia, non si raddoppia: lo avranno capito?
Aspirare ad una sezione adriatica può essere legittimo, e comunque non offende o preoccupa nessuno. Se si può, l’idea va sostenuta. Appare, comunque, un po’ utopistica nel momento in cui si parla di sopprimere alcune sedi di corti, accorpandole. Quella abruzzese potrebbe finire accorpata, appunto, a Roma.
Se così dovesse essere, allora sì che comincerebbero seri guai per i cittadini bisognosi di giustizia, e per i loro avvocati. Immaginate un malcapitato di Vasto o di San Salvo in viaggio per Roma, alla ricerca di una sentenza di secondo grado?
Inoltre, non si può trascurare che la nuova Corte d’appello è stata appena costruita. E’ follia, o schizofrenia come dice il sindaco Cialente, farfugliare di trasferimenti o roba così.
Vergognoso l’atteggiamento dei partiti, soprattutto quelli maggiori, che a Pescara dicono una cosa, e a L’Aquila la cosa opposta. La politica non ha quasi mai il coraggio delle proprie azioni, non è capace di scegliere e dichiararsi con fermezza. E’ ambigua per definizione. Opportunista anche quando le elezioni sono lontane. Priva di spina dorsale per tradizione. Lo è sempre stata in Abruzzo, e oggi non appare diversa: lo dimostra questa lunare vicenda, che pare figlia dei perniciosi anni Sessanta, dove, però, figure di alto profilo e di consumata abilità (Gaspari e Natali) riuscivano, alla fine, a produrre tornaconti per tutti, oltre che per loro stessi, premiati sempre da consensi elettorali oceanici. E le cose, magari sprecone e superflue, si facevano. Nessuno certo ci rimetteva niente, tranne lo Stato e il buonsenso…
Ma erano altri tempi, uscivamo da anni di miseria, inadeguatezza, carenze, arretratezza da dopoguerra prolungato.
Oggi figure così autorevoli e di spessore – con tutti i loro difetti – non ne abbiamo. La politica abruzzese è una costellazione di scandali, arresti, inchieste, meschinerie, e il prodotto che ci ha consegnato è lo sfascio dell’Abruzzo. Il quale, ben gestito, avrebbe potuto uscire meno sconquassato dalle strettoie della crisi. Non è che stiamo così così, stiamo proprio nelle ultime posizioni. Di qualcuno la colpa sarà. Pensate che sia dei cittadini? Più naturale prendersela con la politica.
L’irruzione sulla scena di Luciano D’Alfonso, uomo nuovo nello stile, personaggio di carisma e di cultura, ha indotto gli abruzzesi a sperare. Le sue parole, la sua “moral suasion” è un appiglio, una ciambella lanciata a tanti che annaspano. Molti, se non tutti, hanno avuto, e hanno, fiducia in D’Alfonso. Che è del PD. Se un’amminsitrazione vicina al PD ci riproietta nel passato, ci respinge nella grettezza, si rispedisce negli anni Sessanta, si sbriciola la fiducia. Ma allora, siamo a questo punto? Alle risse sobillate per beceri campanilismi? Alla frantumazione dell’Abruzzo?
Forse ci sarà un colpo di timone per rimettere la barca sulla rotta. E’ stata una sbandata – incredibile, ma c’è stata – e nient’altro. Certo, la Pescara della gente generosa, fraterna, disponibile , che accolse migliaia di terremotati nel 2009 e li fece sentire a casa loro, è un’altra cosa. E’ la vera Pescara, ovvero una città molto, molto più avanti dei suoi politici. Compagni che hanno sbagliato? O candidati alla rottamazione renziana, che non è mica male? Chi l’ha detto che da rottamare siano solo i vecchi arnesi? E se i giovani hanno bisogno di pannoloni?
Suvvia, facciamola finita con le sciocchezze e difendiamo l’Abruzzo. Che è uno, e senza Pescara, come senza RoccaspinalSbandate diveti, o l’ultimo villaggio di montagna, o senza la sderenata L’Aquila, non sarebbe più l’Abruzzo, al quale – politici a parte – vogliamo bene. O no?


08 Settembre 2014

Categoria : Politica
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