L’Aquila, chitarre per credere nei sogni
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – TORNA IL FESTIVAL INTERNAZIONALE – Ci vogliono capacità, fantasia e tanta, tantissima ostinazione per portare avanti un festival internazionale nella indifferenza quasi totale per cultura ed arte ed in un territorio che continua a vivere innumerevoli difficoltà.
Ma evidentemente queste doti, oltre ad una tenace ostinazione e alla capacità di credere nei sogni, non mancano al Maestro Agostino Valente che, anche quest’anno, con il supporto della Società Aquilana dei Concerti, l’Associazione Chitarristica Aquilana (che presiede) ed il Festival Internazionale della Chitarra (da lui ideato), organizza il 21° appuntamento del Festival Internazionale della Chitarra, evento caro ai melomonai locali e che, negli anni, ha assunto rilevanza sia nazionale che internazionale.
Si parte lunedì 1 settembre, con il concerto del gruppo Flamentango Project, introdotto dalla chitarra di Giovanni Cilgiano (il nipote di Fausto, poplare cantante e chitarrista degli anni 50), per una serata all’insegna della passione e della fantasia, con otto brani di tango e 12 di flamenco, due numeri magici entro cui sono scritte due storie diverse, due arti, due emozioni vissute con uguale passione e amore; con l’8 che è il cuore del tango, il passo fondamentale della donna ed il 12 che simboleggia il ritmo, la forza impetuosa e romantica del flamenco e allo stesso tempo è protesta, voglia di esprimere intensamente il proprio modo di essere.
Numerologia in musica, pertanto, per un doppio appassionante spettacolo da parte di un gruppo fondato dal chitarrista aquilano Lucio Pozone nel 2012, già apprezzassimo in Italia e Spagna.
L’ensamble si compone, oltre che del Maestro Pozone, dei musicisti Giovanna Famulari, violoncello e voce, Massimo De Lorenzi, chitarra, Alessandra D’Andrea, flauto, Alessandro Fischione, fisarmonica e bandoneon e Davide Sampaolo alle percussioni.
Lucio Pozone e Massimo De Lorenzi hanno firmato anche la musica dei brani, che, con quelli più celebri di Astor Piazzolla, Richard Galliano, Chick Corea, Renato Carosone, daranno vita ad una serata indimenticabile.
Si prosegue il 3 settembre con le “Danze Sogni e Capricci” interpretati da Barbara Teti, aquilana di nascita e spagnola di adozione (vive e lavora da 10 anni a Madrid), già allieva del Maestro Valente e sensibile interpretate tanto di brani popolari quando desunti dalla musica più colta e dal repertorio classico per chitarra, dall’Ottocento ad oggi.
Si prosegue domenica 7 settembre col Maestro Carlos Bonell, con l’accattivante concerto intitolato “Da Bach ai Beatles”, con musiche che coprono un ventaglio di 3 secoli di storia e che, con sonorità diverse, sapranno parlare agli animi ed ai cuori, attraverso suggestioni ed emozioni disparate.
Nato a Londra nel 1949, allievo del grande Jhon Williams, con il quale ha partecipato all’incisione del CD “John Williams & Friends”, Bonell ha raggiunto la notorietà internazionale nel 1981, con la sua incisione del Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo, disco universalmente riconosciuto come una delle migliori incisioni in circolazione di questo concerto.
Artista dalle molte facce, in grado di passare con grande maestria tra generi profondamente diversi, ma sempre mantenendo quell’anima “terrena” e flamenchista spagnola che lo caratterizza profondamente, Bonell è considerato uno dei chitarristi classici in circolazione che più sanno dare vitalità e anima al suono e al repertorio della chitarra.
A riprova di ciò, nel 2008, ha inciso il disco “Queen Guitar Rhapsodies”, con gli arrangiamenti per chitarra e orchestra di alcune canzoni inglese dei Queen, arrangiamenti effettuati dallo stesso Bonel con Paul McCartney, che dal 2006, è anche impegnato nella composizione di un concerto per chitarra e orchestra dedicato proprio a lui.
Oltre a McCartney, Bonell intrattiene anche una corrispondenza con il chitarrista rock Brian May ed è il titolsre della cattedra di Head Teacher presso il Royal College of Music di Londra.
Infine, giovedì 11, chiuderà il Festival il bosniaco Sasa Dejanovic, classe 1965, con un curriculum gremito di premi ed eventi, che eseguirà musiche tradizionali di area balcanica e brani dei grandi compositori classici, con una scelta capace di esplorare sfumature e sonorità dello strumento e dei diversi stili musicali.
Considerato, nel 2012, dalla rivista “Spanish Music Magazine” il più dotato chitarrista classico della sua generazione, direttore, del Festival “The Sea& Guitars”, che si svolge ogni anni fra Visar (sua città natale) e Madrid, Dejianovic porterà nel suo concerto molti brani dal suo ultimo CD, registrato a Colognia e già trasmesso per Radio in Spagna e Canda, con elogi da parte dei critici e noteviole apprezzamento da parte del pubblico.
Quattro incontri, quindi, di altissimo livello e con le varie nuance del repertorio della “sei corde”, per inseguire un sogno che continua, fra le difficoltà, da 21 anni.
Perché il Maestro Agostino Valente in questo crede, tenacemente, come crede che siano possibili cambiamenti, in ambito poltico ed amministrativo, per far tornare la cultura al centro di una Nazione che molta ne ha prodotta, ma che ora, pare averne smemorato il retaggio.
Quando penso a lui, al suo impegno fra le difficoltà di ogni genere e l’indifferenza quasi geneale che toglie ogni forma di supporto o sostegno, quando penso al suo cadere e rialzarsi, sempre, con determinazione, mi vengono in mente le parole di un film folgorante: “Un sogno per domani”, dove ci si dice che l’unica speranza per l’uomo è credere ai sogni e sperare che possano realizzarsi domani, indipendente dai fatti, dai limiti, indipendentemente da ansie e paure.
In quel piccolo film del 2000 la regista Mimi Leder, modulando Angie Dickinson e contaminandola con un romanzo di Catherine Ryan Hide, immagina che un ragazzino undicenne suggerisca a scuola un metodo per migliorare il mondo: che ciascuno faccia tre buone azioni, imponendo un reciproco impegno, in modo che il cerchio si allarghi restituendo il favore, come dice il titolo originale ‘Pay it forward’.
Certamente Agostino Valente, anche solo con questo Festival che si sviluppa nel tempo, le sue buone azioni le ha fatte e completamente.
L’unico pericolo sociale è l’ignoranza, scriveva Victor Hugo ed aveva perfettamente ragione, considerando che il non leggere, ascoltare e guardare diseduca non solo al bello, ma, nel tempo, anche al giusto e poi perfino al pensiero.
Rifacendomi ad una riflessione di Emanuele Costa, dico che la sentenza contenuta ne “I Miserabili” non solo è sacrosanta, ma salvifica nel suo assunto.
Anche Socrate, nel III secolo, aveva, intravisto, nella sua lungimirante visione, la pericolosità di questa caratteristica intellettuale. E sancito: “esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza”.
Ma guardando allo stato attuale delle cose, in campo artistico ed anche più generale, viene da chiedersi come sia stato possibile che, nel corso dei secoli, abbia sempre prevalso il maligno sul suo antagonista.
Ma forse la spiegazione è molto semplice e dipende dal fatto che chi conosce (legge o ascolta musica) è indotto a pensare; mentre, come scrive Henry Louis Mencken, dobbiamo vivere in un contesto in cui: deve assolutamente: “ rimanere difficile far capire qualcosa ad un uomo il cui reddito dipenda dal suo non capire”.
Ma nonostante questo, per nostra fortuna, spavaldi uomini e profondi operatori culturali, continuano a provarci.
Una importanza nota finale sul XXI Festival Internazionale della Chitarra: tutti i concerti inizieranno alle 21 presso l’Audorium di Renzo Piano e l’ingresso sarà gratuito, poiché, come spesso ripete Agostino Valente: “la cultura non ha prezzo ed il suo valore e altrove”.
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