La sconcertante vicenda di Eleonora
Eleonora Gizzi, di Vasto, scomparve a marzo. Le ricerche durarono molto tempo. Furono impiegate molte persone. Se ne parlò tanto, sicuramente troppo, specialmente con le immagini tv che in troppi cercano, invece di cercare gli scomparsi. Ma Eleonora era vicino al luogo della scomparsa, a Vasto. Era sotto un ponte in un giaciglio, nel quale poi è morta. Senza voler usare il bisturi nella piaga, domandiamoci se le ricerche degli scomparsi sono utili, così come avvengono. Se sono ben eseguite. Se esiste una logica, una razionalità , un vero coordinamento. Quanti puntano più a dimostrare di esserci e di essere utili, che al risultato.
Non era ovvio cercare prima di tutto sotto i ponti? Un’esperta lo aveva suggerito e ne aveva motivo. Non era doveroso ascoltare chi aveva segnalato che una persona dormiva sotto un viadotto? Può darsi che i soliti soloni abbiano una risposta per ognuna di queste domande e che sia ingeneroso porle. Rimane il fatto che Eleonora era sotto il ponte da parecchio tempo e che nessuno aveva cominciato a cercarla frugando metro per metro prima di tutto i paraggi dei suoi luoghi abituali e residenziali. In una storia tanto drammatica, emblematica dei nostri tempi, manteniamo misura e pacatezza. Ma tentiamo anche di ricavare una collettiva utilità da quanto è accaduto, per una prossima situazione analoga. Meno parate e parole, più razionalità e capacità nello svolgere certi ruoli delicati. Altrimenti, i passerellisti se ne stiano a casa. Magari a guardarsi un film per sapere come si cercano nel mondo le persone scomparse: perlustrando metro per metro dal centro verso l’esterno. Ponti compresi, anzi per primi, come ogni altro possibile rifugio.
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