Perdonanza, l’omelia di Antonelli
L’Aquila – Pubblichiamo l’omelia del cardinale Ennio Antonelli, pronunciata questa sera dopo le 18 all’apertura della Porta Santa:
1. Saluto
Grazia e pace a tutti voi dal Signore Gesù Cristo. Saluto con affetto l’Arcivescovo Giuseppe, l’Arcivescovo emerito e tutti i Vescovi presenti. Saluto con rispetto e amicizia il Sindaco e le altre autorità. Mi sento umanamente e spiritualmente molto vicino al popolo de L’Aquila che ha duramente sofferto per la tragedia del terremoto e per le difficoltà incontrate nel faticoso cammino di ricostruzione. Da molti anni sono amico e ammiratore di Mons. Giuseppe Petrocchi, uomo di profonda fede e di grande sapienza pastorale, pratica e organizzativa. Ringrazio Dio di averlo mandato a voi come Vescovo in un momento così doloroso e faticoso per la vostra comunità ecclesiale e civile.
2.
Celebriamo la solennità della Perdonanza Celestiniana nel 720° anniversario dell’incoronazione di papa Celestino V. Questo personaggio storico è ricordato, oltre che per il gesto delle sue dimissioni, gesto di grande umiltà e responsabilità, imitato ai nostri giorni da papa Benedetto XVI, soprattutto per la lunga vita di preghiera, rigorosa ascesi e solitudine come monaco eremita, e inoltre per la Bolla del Perdono, con cui concedeva l’indulgenza plenaria a chiunque, debitamente disposto, visitasse questa basilica di S. Maria di Collemaggio nella festa del Martirio di S. Giovanni Battista.
Vita di preghiera e Perdonanza: fatti emblematici, più collegati tra loro di quanto a prima vista potrebbe sembrare. Unione con Dio e vicinanza ai peccatori: un paradosso, che diventa comprensibile, se ricordiamo la misericordia di Dio, rivelata da Gesù Cristo. Se Dio è l’Amore infinitamente misericordioso, chi è più vicino a Dio è più vicino anche ai peccatori.
Gesù è il Santo di Dio; anzi è una cosa sola con Dio. Trascorre lunghe ore in preghiera, specialmente di notte. Il suo cibo è fare la volontà del Padre; vive di essa. Tutto è comune tra lui e il Padre. Sono sempre rivolti l’uno all’altro nell’amore reciproco.
Eppure Gesù si comporta come grande amico dei peccatori, fino a scandalizzare le persone devote: “Ecco, è un mangione e un beone, amico di pubblicani e di peccatori” (Mt 11, 19). Anzi dà tutto se stesso, fino alla morte in croce per la salvezza dei peccatori: “Il Figlio dell’Uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45). Emblematicamente la sua vita pubblica inizia in mezzo ai peccatori, che vanno a ricevere il battesimo da Giovanni Battista, e si conclude in mezzo a due banditi, crocifissi uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.
Gesù Cristo, proprio perché è tutt’uno con il Padre, si fa uno anche con i peccatori. E’ il Padre che per primo ama i peccatori e comunica questo amore misericordioso al Figlio, il quale lo fa proprio, lo condivide e lo vive fino alla croce. “Ha dato se stesso per i nostri peccati … secondo la volontà di Dio e Padre nostro” (Gal 1, 4).
Il Signore Gesù ci rivela l’amore del Padre, ci attrae a sé con la forza dello Spirito Santo, ci converte e ci conduce al Padre come figli. Ecco perché nel Vangelo, che stasera abbiamo ascoltato, ci dice: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato … Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 9). E’ una promessa di vita vera e in pienezza; un invito pressante a entrare con Cristo, come suoi discepoli e fratelli, nella famiglia del Padre, per vivere come veri figli di Lui. Da parte sua, S. Pietro Celestino fa eco all’appello del Signore Gesù e ci chiama a celebrare la Perdonanza con una reale conversione del cuore, con nuovi atteggiamenti e comportamenti, personali, ecclesiali, sociali. Ci sollecita a entrare per la porta santa, non tanto nella basilica, che purtroppo è disastrata e ancora inaccessibile, ma piuttosto nella comunità ecclesiale e nella comunità civile, con forte spirito di responsabilità, solidarietà e operosa collaborazione. Ci esorta con lo stesso affetto appassionato di S. Paolo, che, come abbiamo ascoltato poco fa nella II lettura, scriveva ai cristiani di Corinto: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5, 20).
Siamo noi che diventiamo nemici di Dio con il peccato. Egli, da parte sua, è sempre nostro amico. Perciò siamo noi che dobbiamo riconciliarci con lui, non viceversa: “lasciatevi riconciliare”. Addirittura sembra che sia Cristo a pregare noi e che senta bisogno del nostro amore, più di quanto noi non sentiamo bisogno del suo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo”. Papa Francesco, fin dai primi giorni del suo pontificato, ha colpito tutti con quella sua frase, ormai diventata celebre: “Dio mai si stanca di perdonare. Siamo noi che a volte ci stanchiamo di chiedere perdono”.
Dio è sempre fedele e misericordioso. La prima risposta da parte nostra deve essere: totale affidamento, fiducia incrollabile.
Dio ci offre la sua misericordia. Ma noi per riceverla dobbiamo essere umili, riconoscerci peccatori, essere misericordiosi con gli altri uomini, nostri fratelli.
Non possiamo riconciliarci con Dio, se non partecipiamo alla sua vita che è amore, se non condividiamo i suoi sentimenti, la sua misericordia verso tutti. San Pietro Celestino ci ammonisce a non ridurre la Perdonanza a un rito folkloristico, di costume. Ci raccomanda di non dimenticare il rimprovero del Signore al suo popolo, per mezzo del profeta Isaia, nella prima lettura: “Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto”.
Celebrare la Perdonanza, accogliere la misericordia di Dio, viverla e trasmetterla agli altri. Insieme avete sofferto il terremoto; insieme avete avuto paura; reciprocamente vi siete prestati aiuto nelle necessità. Presto risorgerete, se saprete collaborare, con impegno sincero, anche con sacrificio, nella società civile e nella comunità ecclesiale. “Allora … la tua ferita si rimarginerà presto”.
La porta santa, che verrà aperta al termine della Messa, è simbolo di Cristo. E’ porta della speranza; via soprattutto verso il Padre e la vita eterna, ma anche via verso un futuro prossimo di ricostruzione e di progresso, di rinnovamento civile ed ecclesiale.
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